Tra scope, torri e mantelli

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Se c'era uno sport che a Lily era sempre piaciuto guardare, quello era il Quidditch.

Le era piaciuto sin da subito, perché non aveva nulla a che vedere con ciò che suo padre era solito guardare alla televisione ogni domenica dopo pranzo. Calcio, rugby, tennis o golf: nessuno di questi poteva competere con il Quidditch per lei.

Quando erano ancora amici Severus era solito ripeterle in continuazione che era uno sport stupido, troppo violento, e che solo un idiota pieno di boria come James Potter avrebbe potuto appassionarsene. Non volendo litigare con lui, Lily aveva sempre finto di essere d'accordo, ma se avesse mai dovuto definire il Quidditch con un aggettivo avrebbe usato esattamente quello, "appassionante". Certo, a volte lo trovava eccessivamente cruento, con tutti quei feriti a causa di Bolidi lanciati troppo forte, ma le piaceva da morire guardare i giocatori sfrecciare nel cielo in sella alle loro scope volanti, così veloci che a volte stentava a riconoscerne i volti.

Anche in quel momento, complice la pioggia che imperversava ormai da due giorni, faticava a distinguere i vari membri delle due squadre in campo. Davanti a lei era tutto un susseguirsi di rosso ed oro, di verde e argento, e poi di nuovo di rosso ed oro, verde e argento e di nuovo da capo.

Di solito le piaceva tenere sott'occhio i Cercatori e il Boccino d'oro, ma quel giorno non riusciva a fare a meno di concentrarsi sulla Pluffa e sui vari Cacciatori che se la passavano.

In particolare seguiva i movimenti di James con più attenzione di quella che dedicava a tutti gli altri giocatori. Non che fosse facile concentrarsi, con i Malandrini accanto a lei intenti ad urlare di continuo e Mary che ogni volta che poteva gridava ad un fantomatico fallo da parte della squadra avversaria.

Tuttavia, oltre a ridacchiarci un po' sotto i baffi, la cosa non la toccava più di tanto. James continuava a correre da una parte all'altra del campo, afferrava la Pluffa quando gli veniva passata e dopo aver evitato avversari o bolidi la ripassava o cercava di farla entrare in uno degli anelli di Serpeverde.

Era bravo, ora poteva ammetterlo senza volersi dare qualche schiaffo da sola: sapeva sfruttare il vento a suo favore e sapeva quanto inclinarsi lateralmente senza rischiare di cadere, era coordinato e pulito nei movimento, non tentennava mai. Quando era lì, sulla sua scopa, in quel campo, attirava gli sguardi su di sé come una calamita. O perlomeno attirava lo sguardo di Lily come una calamita. Fino a qualche anno prima lo avrebbe negato fino alla morte, ma era quasi affascinata dalla sua abilità.

« Lo sai che ci sono quattordici persone in campo, vero? »

La voce di Mary, insieme alla gomitata dritta nel costato, la riportarono con i piedi per terra e lei si girò verso l'amica.

« Eh? » fece, confusa.

« Da quando è iniziato la partita non hai fatto altro che fissare James » le disse Mary, sorridendo sorniona, senza nemmeno girarsi verso di lei. « Fossi in te proverei ogni tanto a spostare lo sguardo. Sai, per non rendere la cosa più ovvia di quanto non sia già » aggiunse, voltandosi leggermente verso di lei per farle un veloce occhiolino e tornare a guardare la partita.

« Non è assolutamente vero! » ribatté Lily, mentre avvertiva le proprie guance andare a fuoco dall'imbarazzo.

« Fingerò di darti ragione solo perché stai diventando più rossa dei tuoi capelli » la prese ancora in giro Mary, ridendo in tutta tranquillità; tuttavia dopo pochi secondi smise all'improvviso e le diede la seconda gomitata della giornata prima di indicarle col dito un punto imprecisato del campo. « Oi, guarda! Zach e Regulus stanno correndo dietro al Boccino! »

Lily puntò subito lo sguardo sui due Cercatori, praticamente spalla a spalla, totalmente piegati in avanti sulle loro scope nel vano tentativo di accelerare il minimo necessario per superare l'avversario. Erano così vicini che era impossibile dire chi avesse più chance di afferrare per primo il Boccino, ma all'improvviso un Bolide colpì il braccio di Regulus, facendogli perdere il controllo della scopa giusto il tempo necessario affinché Zach potesse sporgersi un po' di più in avanti e chiudere le dita attorno al Boccino d'Oro.

Sotto La Pelle [Malandrini, 1977-1978]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora