E invece ho paura - parte 1

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« There's no shame in fear, my father told me,

what matters is how we face it »

G. R. R. Martin, "A Clash Of Kings"


Era seduta su quella sedia da ormai più di un'ora e nessuno le si era ancora avvicinato per dirle che James stava bene e non era più in pericolo, ma lei era fiduciosa: dopotutto, se gli fosse successo qualcosa era sicura che ci sarebbe stato molto più fermento davanti alla porta della sua stanza.

Tuttavia, la calma e la pacatezza che l'avevano sempre contraddistinta quel giorno sembravano non avere affatto l'intenzione di palesarsi. Continuava a battere nervosamente il piede destro a terra e girava di continuo la testa da una parte all'altra del corridoio come se stesse cercando qualcosa o qualcuno.

Quando aveva ormai cominciato a pensare che nessuno le avrebbe detto nulla sulle condizioni del ragazzo, la figura di una donna entrò nel suo raggio visivo. Aveva la fronte corrucciata in un'espressione di paura e il colorito dell'incarnato era troppo pallido per essere naturale.

C'era qualcosa, in quella donna, che le era estremamente familiare. Non era molto alta e i capelli erano ricci e bruni, ma gli occhi dicevano tutto: erano gli stessi di James. Stessa forma, stesso colore, stesso cipiglio preoccupato. Era palesemente più grande dei suoi genitori, ma, pensò automaticamente Lily, era ancora una bella donna e da giovane lo doveva essere stata ancora di più.

La nuova arrivata fermò repentinamente un Medimago che, in quell'esatto momento, stava lasciando la stanza di James e le sue parole scacciarono ogni dubbio dalla mente di Lily.

« Sono la madre. Come sta? Posso vederlo? »

Se a lei non avevano voluto dire nulla, pensò la giovane Grifondoro, alla signora Potter avrebbero dovuto dire tutto quanto.

Puntò lo sguardo sulla punta delle proprie scarpe, fingendo di essere estremamente interessata ad esse, mentre in realtà cercava solamente di ascoltare ciò che i due adulti si stavano dicendo.

« Sta meglio, signora » stava dicendo il Medimago. « Ha perso molto sangue, ma è stato fortunato: essendo stato portato qui quasi subito, siamo riusciti a limitare i danni. Può entrare, si è appena svegliato, ma non lo agiti. Mi raccomando ».

« Non c'è neanche bisogno di dirlo, sono la madre! » esclamò la donna, punta nel vivo. Dal suo tono, Lily capì cos'avesse pensato: era suo figlio, sapeva cosa fosse meglio per lui.

Prima di entrare nella stanza, tuttavia, la signora Potter si guardò intorno e, per un secondo soltanto, incrociò lo sguardo di Lily. Quest'ultima non fece neanche in tempo ad abbassare nuovamente gli occhi, che l'altra le aveva già voltato le spalle e si era chiusa la porta alle spalle.

Non appena avvertì la porta chiudersi, James aprì piano gli occhi: il viso di sua madre gli comparve davanti, con i suoi lineamenti dolci e le sue rughe dettate dall'età.

« Volevi farmi morire d'infarto, per caso? » fu l'unica cosa che Euphemia riuscì a dire quando lo vide lì, steso in quel letto bianco e con numerose boccette di pozione Rimpolpa-Sangue sul comodino accanto. « Per Merlino, James! » continuò, lasciandosi cadere sulla sedia accanto a lui e prendendogli la mano tra le sue.

« Mi dispiace, mamma » mormorò il ragazzo con voce stanca. « Non pensavo potesse succedere una cosa del genere ».

« Certo che non potevi » disse lei, stringendogli maggiormente la mano. « Nessuno poteva prevederlo... ».

« Sono vivo, però ».

L'occhiata che sua madre gli lanciò gli fece desiderare di non aver detto nulla.

Sotto La Pelle [Malandrini, 1977-1978]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora