capitolo 8

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Lunedì 31 maggio 2010
5 GIORNI PRIMA DELL'OMICIDIO DI CIRO.

Mi svegliai e scesi in cucina per fare colazione, notai Don Antonio un carissimo amico di mio padre che gestiva i nostri affari al nord, piangere tra le braccia di mio padre, e la cosa mi faceva strano perché mio padre non aveva mai abbracciato nessuno, mia madre invece era in cucina che consolava la moglie, non capivo cosa stesse succedendo, dopo pochi secondi, mio padre mi disse:
" Cirù amma parlàr " mi sedetti sul divano ansioso di capire cosa cazzo stesse succedendo, dopo pochi minuti finalmente spiegarono tutto anche a me, il figlio maggiore di Don Antonio Carlo era stato ucciso da un certo Mirko Esposito, il coglione di turno che voleva entrare nel giro della camorra, prendendosi ciò che noi avevamo costruito negli anni, e adesso stava venendo a Napoli per uccidere anche me, in modo da prendere anche il mio giro di spaccio e allagarsi.
Per un secondo mi staccai dal mondo esterno, e rimasi solo con i miei pensieri, Carlo aveva la mia età e spesso lo sentivo per parlare di affari, andavamo molto d'accordo non avevo mai avuto problemi con lui, appoggiava le mie decisioni se avevo qualche problema mi forniva la soluzione, insomma era un ottimo alleato, nessuno di noi aveva capito che era in pericolo, mi innervosí subito, tornai con i piedi per terra guardai Don Antonio e gli dissi che una cosa era certa l'avrei vendicato. Chiamai subito gli altri ed escogitammo un piano, geniale.
Venne pure Teresa, lei non si era mai esposta più di tanto, ma apprezzai quando mi disse che avrebbe messo a disposizione la sua casa fuori Napoli, per permettermi di rimanere nascosto.
Il piano era abbastanza semplice, il coglione doveva credere che Don Antonio ci avrebbe venduto, per fottere lo scemo, io avrei indossato un giubbotto antiproiettile e un liquido rosso simile al sangue per rendere tutto più reale.
Ovviamente Bianca non poteva sapere niente, almeno per il momento, lo so era crudele ma per rendere tutto più credibile, lei doveva giocare un ruolo fondamentale, la ragazza a cui avevano ammazzato il fidanzato.
Grazie all'aiuto di Cardio che anche fuori da carcere era sempre il mio uccellino, scoprimmo che Mirko Esposito era già a Napoli, intento a scoprire le mie abitudini per colpirmi nel momento più opportuno.
Rimasi a casa, no, non ero un codardo, ero solo più furbo.

Mercoledì 2 giugno 2010
3 GIORNI PRIMA DELL'OMICIDIO DI CIRO.
Ero a cena con la mia famiglia e i miei amici, tranne Edo che era uscito con Teresa, quando squillò il telefono, era Bianca non risposi, non sapevo cosa dirle, non riuscivo a mentirle, ignorai il telefono, dopo pochi minuti squillò di nuovo, questa volta risposi, era Edo che si stava recando in ospedale da Bianca perché si era sentita male, quasi mi crollò il mondo addosso, durante questa settimana mi ero raccomandato con tutti di tenerla d'occhio, io non c'ero ma c'ero, Edo la  portava a lavoro, Pino e Totò con la scusa del cane l accompagnavano al ritorno del lavoro, Teresa la teneva d'occhio negli altri spostamenti, insomma non doveva succederle niente, papà mi disse che era la cosa migliore da fare per tenerla al sicuro,e io per una volta ero d'accordo con lui, ma questo era troppo lei aveva bisogno di me, mi alzai da tavola per uscire di casa ma Pino e Totò mi fermarono tenendomi dalle braccia, Pirucchio si mise davanti a me, mi prese il viso tra le mani e cercava di farmi ragionare, ma non volevo sentire ragione, mi dimenavo come un pazzo furioso, io ci dovevo andare a costo di farmi ammazzare.
Dopo vari richiami mio padre mi lasciò andare, con Pietro e gli altri.
Arrivai in ospedale, non sembrava contenta di vedermi, le dissi che non volevo perderla e lei sembrava avesse capito, avrei voluto dirle tutto perché forse quell' attacco di panico in parte era anche colpa mia, ma non potevo.
Dopo svariate ore di attesa finalmente potevamo tornare a casa, le diedi un bacio a stampo prima di vederla salire a casa sua, tornai a casa anche io, mio padre dopo essersi scusato con lei per il commento la prima volta che la vide, sembrava accettarla, mia madre anche, diceva sempre che da quando c'era lei mi vedeva più felice e con gli occhi meno segnati; mi chiesero come stesse, ormai avevano capito che lei era parte di me.

Venerdì 5 giugno 2010
Oggi è il fatidico giorno, erano già tutti a casa mia, Don Antonio chiamò il coglione e gli disse dove poteva trovarmi, era tutto elettrizzato perché non aveva capito niente, era davvero convinto che Don Antonio avrebbe tradito la mia famiglia, e noi eravamo ben intenzionati a farglielo credere, andammo con il furgoncino di nove posti che papà ci comprò, guidato da Pietro perché alcuni di noi erano ancora minorenni e durante questi "colpi" dove dovevamo muoverci in gruppo,c'era bisogno di tutti; arrivammo al punto di incontro, lui mi guardò divertito, gli chiesi chi fosse cosa volesse, come se non sapessi chi fosse, lui mi spiegò tutto e mi poi convinto di avermi in pugno disse:
"Hai un ultimo desiderio?"
"Si, sussurrai"
<<Vogliò bberè a' mia uagliona nu' ultimà vota, dissi>>
Lui chiamò Bianca che arrivó dopo una ventina di minuti, scese dall'auto, e fece un commento su di lei, mi si geló il sangue avrei voluto ammazzarlo,lei si avvicinò a me, ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa Mirko mi sparò. Caddi a terra in una pozza di sangue, sentì Bianca urlare, un urlo straziante, si avvicinò a me e mi disse ciò che più desideravo sentirmi dire, che mi amava, e anche io l amavo, avrei voluto dirglielo, avrei voluto essere in qualsiasi altro posto del mondo in questo momento, invece ero lì steso a terra a fingermi morto; appena caddi a terra lei si avvicinò a me, urlava con i miei perché non stavano reagendo, poi urlò al minchione che mi avrebbe vendicato, mentre mi toccava le tasche, in cerca forse della mia pistola che non avevo, fu talmente convincente nel dire quelle parole, che se l avesse avuta tra le mani probabilmente, avrebbe sparato.
Dopo poco mi presero in braccio e mi misero nei sedili dietro, per la durata di tutto il viaggio la sentì piangere, mi uccideva, sentivo Edoardo che cercava di consolarla in tutti i modi, ma più parlava e piu riceveva insulti perché non era stato in grado di aiutarmi, di proteggermi, sentivo Edo che le diceva di riprendersi, e che il suo sguardo gli faceva paura perché era perso nel vuoto, mi sentivo malissimo quel tragitto fino a casa sembrava non finire mai, "non ti preoccupare amore mio, tra poco ti spiego tutto" pensai tra me e me.

Bianca
Arrivammo a casa di Ciro, Mirko scese dalla macchina pavoneggiandosi come fosse un Re, si avvicinò a Don Salvatore e gli disse:
"Ho fatto fuori anche tuo figlio, domani parleremo di come prenderò il suo posto, per ora ve lo lascio piangere"
Poi si avvicinò a me e mi disse:
"Ciao tesoro, ricordati che se vuoi continuare a fare una vita da regina accanto a me c'è sempre posto"
Ero disgustata.
"Ti ammazzo, furono le uniche parole che gli dissi"
Andò via, scoppiai di nuovo a piangere, e la cosa mi innervosiva molto perché ero l'unica, all'improvviso Don Salvatore mi guardò e mi disse non spaventarti, girati...
Mi girai, e quasi mi venne un colpo, Ciro! Era vivo..
Amore mio, mi gettai tra le sue braccia e scoppiai in un pianto di gioia, mi prese la testa tra le mani e mi disse:
<<Ciù ciù, nun chiagnere cchiù, m'è àccirí quann chiagni, sospiró e poi aggiunse, perdonami>>
<<Ma che è successo? Certo che ti perdono dissi>>
<< Ah ciù ciù, quasì dimenticàv ti amo anche io disse>>
Lo baciai imbarazzata, mentre Totò ci prendeva in giro.
Mi spiegò tutto con molta calma, ora dovevamo organizzare il suo finto funerale, mentre Teresa di nascosto da tutti lo avrebbe portato fuori Napoli a casa sua, dove li avremmo raggiunti anche noi per un paio di settimane, finché non scoprivamo cosa aveva in mente di fare, il minchione.
Chiamai il mio titolare per informarlo di tutto, ma la notizia già si era sparsa mi lasciò tutti i gironi di cui avevo bisogno e un po' mi sentivo in colpa, ma non potevo rischiare, inventai delle bugie anche a Chiara, le dissi che sarei andata via con Teresa per cercare di riprendermi da tutto. Lei, capì.

Domenica 6 giugno 2010
Ciro
Erano passati due giorni da quando il nostro piano ha preso vita, oggi ci sarebbe stato il mio funerale, tutti si avviarono in chiesa, così che io, Teresa e Cardio ci potevamo avviare senza problemi fuori da Napoli, per fortuna Teresa aveva già la patente, io avevo compiuto gli anni a maggio, finalmente ero anche io maggiorenne, stavo già studiando per poter prendere la patente, mio padre era stato molto chiaro, uscito da carcere dovevo fare di tutto per risultare sempre pulito e in regola, e di certo non potevo rischiare di farmi fermare senza patente.
Salutiamo tutti e noi tre ci avviamo, verso casa di Teresa.

Edoardo
Sono stati due giorni intensi, ma tutto si sta svolgendo nei migliore dei modi, io sono sempre stato al fianco di Bianca, poiché se Ciro fosse davvero morto, avrebbe voluto così. Teresa era con lui e Cardio e li portava fuori Napoli ero tranquillo perché sapevo che qualsiasi cosa sarebbe successa, con Ciro era al sicuro, e io mi occupavo di Bianca, soprattutto perché Mirko Esposito non le toglieva gli occhi di dosso.

Bianca
Ciro, Teresa e Cardio sono partiti, con me c'è la famiglia di Ciro e i suoi amici che mi stanno attorno come delle guardie del corpo.
Dicemmo a tutti di aver bruciato il corpo di Ciro, poiché tutti volevano dargli un ultimo saluto, ma ovviamente non potevano.
Finito il funerale, Mirko si avvicina a Pietro e gli dice che da domani avrebbero iniziato a "lavorare insieme" che doveva presentarlo alle famiglie, fargli vedere i giri di spaccio ecc.. Pietro si irrigidì solo al pensiero di prendere ordini da qualcuno che non fosse suo fratello, ma annuì e non disse niente. Dopo poco si avvicinò a me mi guardò e mi disse:
"Quando avrai finito di piangere il morto, ricordati che qua c'è qualcosa di vivo, che ti vuole. "
Si avvicinò a me, ma Edoardo si mise in mezzo, intimandolo di andarsene, si avvicinarono Totò,Pino e Pirucchio e solo a quel punto, con un sorrisetto disgustoso si allontanò.
Era un viscido, volevo solo riempirlo di schiaffi.
Salutai la famiglia di Ciro, sua mamma mi abbracciò intimandomi di essere forte davanti a tutti, poi si avvicinò al mio orecchio
<<e' a mie figlie ca' sta andànd tuttò bbene, mi disse>>
Annuì, senza rispondere
<<Ci sentimm ambress, mi disse Don Salvatore>>
Salì in macchina con gli altri e ci dirigemmo anche noi fuori Napoli, dal mio Ciro.

•spazio autrice•
E così il nostro Ricci è ancora vivo! Finalmente potrà stare un po' con la sua Bianca lontano da tutto e tutti, riuscirà lei e fidarsi completamente di lui, come lui ha fatto con lei?

Mare Fuori - Il ritorno del Boss ~Ciro Ricci~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora