Capitolo 16: you've pulled the trigger, now your story's left behind

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Ogni incontro con Brian é stato breve, breve ma intenso. Piú scorre il tempo, piú mi rendo conto di ció che provo. Inizialmente ero confusa ma tutto sta diventando piú chiaro. L'indomani mi sveglio esausta, come se avessi finito le energie; scendo in cucina per prepararmi un caffé, é mattina presto, tutti stanno ancora dormendo. Sto giocando ad un gioco molto pericoloso, sto rischiando la mia vita e me ne rendo conto solo ora. Probabilmente moriró nel tentativo di smascherare Richard ma devo quantomeno provarci; ne ha fatte troppe, ha causato troppo dolore ad altre persone e non é giusto che continui a vivere la sua vita libero, libero di rifarlo ancora. Mi dispiace perché esteriormente é una bellissima persona, ma dentro é pura malvagitá. La sua gelosia assieme alla mania di controllo l'hanno reso completamente pazzo, ed é davvero un peccato. Non passa giorno in cui io non pensi a come sarebbe stato il mio futuro insieme a lui, forse avremmo avuto qualche momento felice, o forse sarebbe stato solo un incubo dal quale non mi sarei mai svegliata. Penso anche a Laura e mi dispiace per lei, ha vissuto sulla sua pelle esattamente quello che sto vivendo io, non é giusto, meritava di meglio...forse meritava Brian.

Mi siedo, pensando che se Richard non avesse ucciso i suoi genitori io e lui non ci saremmo mai incontrati, o probabilmente sarebbe successo ma lui era impegnato. Forse io mi sarei innamorata comunque, soffrendo per un qualcosa che non avrei mai potuto avere. Chissá se Richard si sarebbe mai avvicinato a me se non fosse stato per suo padre, chissá se mi avrebbe mai notata tra le centinaia di ragazze, probabilmente no. La mia vita sarebbe ancora la stessa noiosa di prima. Sarei rimasta con gli occhi bendati, continuando a sentirmi superiore agli altri senza un vero motivo, frequentando sempre le stesse persone, rimanendo nella mia piccola campana di vetro. Nonostante tutto questa esperienza mi ha fatto aprire gli occhi, crescere, e ne sono grata. In cosí poco tempo Brian ha fatto per me piú di quanto abbiano mai fatto tutti i miei amici messi insieme.

Mentre sorseggio il mio caffé guardo l'orologio: sono le 6 di mattina. Ricevo un messaggio da parte di Richard.

<<Appena ti svegli chiamami, é urgente.>>

Mi sale l'ansia, il cuore inizia a battermi forte, vorrei ritornare a letto per riposarmi ma il bisogno di sapere cosa é successo é troppo grande cosí lo chiamo.

<<Richard, cosa succede di cosí importante da scrivermi a quest'ora?>> chiedo a bassa voce per non farmi sentire.

<<Ho il primo incarico per te, dato che hai chiesto espressamente di darmi una mano. Siccome sei giá sveglia hai mezz'ora per prepararti, vengo a prenderti.>>

Chiude la telefonata senza neanche salutarmi, non molto gentile da parte sua. Scappo sopra a farmi una doccia, ho ancora l'odore di Brian addosso; dopodiché faccio una skincare super veloce, mi vesto con le cose piú semplici che trovo nell'armadio ovvero un paio di jeans scuri e un maglione color panna, poi indosso delle scarpe sportive piuttosto vecchie, sono abbastanza sicura che qualunque sia la missione non richiederá bella presenza. Quei trenta minuti passano in fretta, mi infilo un cappotto, avvio una nuova registrazione nel telefono che tengo in borsa ed esco fuori silenziosamente. Richard ovviamente mi sta giá aspettando nel parcheggio. Quando salgo in macchina lui sembra un'altra persona: giubbotto sporco di sangue, camicia sbottonata quasi a metá, capelli arruffati e sguardo minaccioso, come se avesse appena ucciso qualcuno. Sento i brividi salirmi lungo la schiena.

<<Cosa hai fatto?>> chiedo con un filo di voce.

<<Lo scoprirai presto.>>

Dopo aver detto questo avvia la macchina e ci dirigiamo verso una destinazione a me sconosciuta; per tutto il tragitto non dice una parola, io ho avuto paura di dire qualsiasi cosa cosí ho deciso di rimanere in silenzio. Ultimamente ha mostrato qualche segno di instabilitá ma non l'avevo mai visto cosí; freddo, calcolatore, quasi spietato. Ci impieghiamo quasi due ore per arrivare alla nostra meta che scopro essere uno stabile anonimo quasi in mezzo al nulla. Lí la mia ansia si triplica, ho delle idee in mente su quello che sta per accadere ma nessuna di questa ha un lieto fine. Richard scende dalla macchina, io mi sento come se le mie gambe fossero immobilizzate. Si rende conto che sono ancora lí e viene ad aprirmi lo sportello.

La ragazza dai capelli neriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora