Capitolo 25

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 CAN

Lasciai l'ufficio un paio d'ore prima e partii per Bursa. Arrivai nel tardo pomeriggio.

Quando suonai il campanello della casa di Sanem fu Ayan ad aprirmi.

"Come sta?" le chiesi senza neppure salutarla.

"Sta bene Can, stai tranquillo. E' in soggiorno" rispose scostandosi per farmi entrare.

Mi precipitai dentro e la trovai distesa sul divano. "Can, che ci fai qui?" domandò mettendosi a sedere. Aveva un aspetto orribile. "Come che ci faccio qui Sanem!| Sono venuto a vedere che diavolo sta succedendo.." risposi. Vidi che lanciava strane occhiate ad Ayan che mi aveva seguito e la cosa mi mandò ancor più in confusione.

"Beh, io è meglio che me ne vada" disse Ayan " se hai bisogno ancora di me non esitare a chiamarmi Sanem" aggiunse e se ne andò.

Rimanemmo soli. Più la guardavo e più mi preoccupavo.

"Can devo dirti una cosa" cominciò, tormentandosi nervosamente le mani.

Rimasi in attesa

"Sono incinta!" pronunciò quelle due parole talmente sottovoce che mi fu difficile afferrarle subito.

"Non credo di aver capito...puoi ripetere Sanem?" volevo essere sicuro di quello che avevo sentito.

"Aspetto un bambino Can...mi dispiace, non volevo che accadesse così presto...sì, insomma, non siamo ancora sposati, dobbiamo ancora abituarci a vivere l'uno accanto all'altra, tu sei appena ripartito con l'agenzia e..." lei continuava a parlare ma io non l'ascoltavo più. L'unica cosa che avevo compreso di quel suo discorso sconclusionato era che sarei diventato padre. PADRE!

Le tappai la bocca con un bacio perché ero troppo felice ed emozionato per dire qualcosa.

"Non sei arrabbiato o deluso?" mi chiese

"Sanem come potrei esserlo? Mi hai dato una notizia fantastica. Diventeremo genitori, ti rendi conto?" le risposi prendendola tra le braccia ridendo felice.

SANEM

Ci sposammo alla tenuta. Fu una cerimonia semplice con i familiari e gli amici più cari.

Visto che continuavo a non stare bene rinunciammo alla luna di miele giustificando il fatto che entrambi avevamo degli impegni improrogabili. Solo le nostre famiglie sapevano la verità ed i miei genitori, contrariamente a quanto pensavo, si mostrarono molto tolleranti.

La gravidanza, comunque, procedeva bene e verso il terzo, quarto mese quei fastidiosi sintomi cessarono e finalmente potei godere appieno anch'io del mio stato. Osservavo i cambiamenti del mio corpo con gioia e timore. Avevo paura di non essere più desiderabile agli occhi di Can, soprattutto se mi paragonavo alle modelle con le quali gli capitava di lavorare durante le campagne pubblicitarie. Ma mi sbagliavo. I suoi sguardi erano solo per me, le sue mani volevano accarezzare solo il mio corpo e le sue labbra baciare solo la mia bocca.

Can mi accompagnava a tutte le visite di controllo e a tutte le ecografie emozionandosi ogni volta nel vedere il nostro bambino e nel sentire il battito del suo piccolo cuore.

Più di qualche volta lo sorpresi con gli occhi lucidi e questo me lo faceva amare ancora di più.

A casa si assicurava che non mi stancassi più del necessario occupandosi lui di cucinare e fare il bucato, mentre per le pulizie avevamo assunto una persona che veniva a giorni alterni.

Era tutto perfetto ed io non potevo desiderare nulla di più.

CAN

Ormai eravamo prossimi al parto. Ogni giornata poteva essere quella giusta.

Sanem sembrava tranquilla mentre io ero un fascio di nervi.

Accadde una sera. Ci eravamo coricati da poco ed io ero in quel dormiveglia che precede il sonno.

Senti scuotermi la spalla "Can...credo che sia arrivato il momento...mi si sono rotte le acque" mi annunciò Sanem. Mi sveglia di colpo, ci preparammo e andammo in ospedale.

Assistere al parto fu un'esperienza travolgente. Da una parte vedere Sanem soffrire e non poter far nulla se non stringerle la mano mi faceva impazzire, dall'altra sapere che di lì a poco sarebbe nato il nostro piccolino – e sì era un maschietto – mi rendeva euforico.

Quando sentì mio figlio piangere, piansi anch'io e guardando Sanem, che sfinita mi sorrideva, pensai che mai nella vita sarei stato felice come in quel momento.

UN AMORE DIMENTICATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora