Capitolo 1

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Il dolore pungente alla schiena era l'unica cosa a tenermi sveglia e cosciente. Le scapole bruciavano da morire e una grossa pozza di sangue si stava allargando attorno al mio corpo. Ero stesa su un fianco, costretta dai miei rapitori a guardare verso mia madre. Il sangue mi aveva ormai inzuppato la parte superiore della tunica, rendendola calda e appiccicosa. Un uomo mi teneva ferma la testa.

Altri tre uomini accerchiavano il corpo ormai esanime di mia mamma, anche lei era stesa per terra, a pancia in sù: il vestito le era stato strappato via, la sottoveste brutalmente sollevata sopra la vita.

Due ragazzi la tenevano ferma per le braccia, costringendole le ali in una posizione innaturale, completamente schiacciate sotto il suo corpo, il più vecchio fra i tre fratelli si era posizionato fra le sue gambe, aveva i pantaloni calati sulle gambe. Chiusi gli occhi, sperando di morire prima di udire le sue urla. Cercai di abbandonarmi al dolore, al freddo che ormai scuoteva il mio corpo martoriato. Sperai di vedere quella luce bianca di cui tutti parlavano, ma vedevo solo oscurità e potevo ancora udire le urla roche di mia mamma. Nessuno l'avrebbe sentita, non in quel bosco. Provai a scuotermi di dosso l'uomo che mi teneva ferma, ma le ferite sulla schiena erano troppo profonde e stavo perdendo sangue troppo in fretta. Provai ad urlare ma ero troppo debole persino per fare quello.

Potevo vedere il sangue scorrere fra le sue gambe, mentre l'uomo rideva soddisfatto della sua opera. Incrociai lo sguardo di mia mamma per l'ultima volta, mentre uno dei fratelli sollevò la lama sopra la sua gola. Potevo leggere l'odio verso quegli uomini così spregevoli e verso di me, verso la scelta che avevo fatto, nel suo sguardo. Guardò fisso negli occhi colui che l'aveva ridotta in quello stato, caparbia fino alla fine. Riuscì ad udire le sue ultime parole. -La mia battaglia è finita.- esalò il suo ultimo respiro mentre le tagliavano la gola, da orecchio ad orecchio, un taglio pulito.

L'uomo sopra di me mi lasciò andare, dirigendosi verso i figli: estrasse la spada dal fodero che portava al fianco e decapitò la mamma, mise la sua testa dentro una scatola e la buttò nel fiume. Chiusi gli occhi, incapace di continuare a combattere.


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Aprii gli occhi: intorno a me era tutto buio, pensai di essere morta o meglio, che loro mi avessero pensato morta e mi avessero seppellito viva. Ma intorno a me soffiava una leggera brezza, e potevo percepire la pietra fredda di una caverna sotto al mio corpo.

Provai ad alzarmi, ma al primo accennato movimento delle braccia, fui costretta a fermarmi a causa della forte fitta di dolore alla schiena. Avevo paura ad allungare una mano, avevo paura delle ferite che mi avevano causato. Piansi per lo shock, per la tristezza, per il dolore. Svenni di nuovo.


********


Non seppi quanto avevo dormito, o meglio, per quanto tempo ero stata priva di sensi. Il dolore sembrava essersi attenuato un pochino. Quel tanto che bastava per riuscire a sollevarmi sulle ginocchia, malconce e ancora instabili. Era ancora tutto buio, sulle prime pensai che fosse semplicemente notte, ma mi accorsi ben presto che non filtrava neanche un filo di luce in quel posto. Con le mani toccai il terreno attorno a me: c'erano rocce per lo più e qualche traccia di terra qua e la.

Provai a richiamare a me un po' di magia, quel tanto che mi permetteva di vedere al buio. Ma ero ancora troppo debole, senza cibo né acqua non avrei recuperato tanto in fretta, anzi sarei morta di sete nel giro di un paio di giorni. Mi costrinsi a concentrarmi di più, anche se il solo pensiero mi provocava mal di testa lancinanti. Riuscii ad appellare quel tanto di potere che bastava: mi trovavo, come previsto, in una piccola grotta, la parete di fronte a me era stata murata, mi avvicinai cautamente, attenta a non fare movimenti improvvisi. Vi erano diversi strati di pietre, alcune grandi come il mio pugno altre molto più grosse, ma c'erano dei buchi da cui riuscivano a passare sia luce che aria, segno che prima o poi sarei riuscita ad uscire, anche se voleva dire rimuovere pietra per pietra. Al fondo della grotta c'era una piccola fonte d'acqua che colava dal soffitto. Vicino, nascosta tra un mucchietto di rocce c'era una vecchia sacca marrone. Mi avvicinai, concentrandomi ancora sulla mia magia. La aprii e con piacere notai dentro vi era qualche mela e della carne essiccata. Quel cibo mi sarebbe bastato solo per pochi giorni. Dovevo uscire il prima possibile da quella grotta.

A court of shadows and revengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora