Capitolo 34

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Andare ad Oorid era veramente l'ultima cosa che avevo voglia di fare, peggio che stare con Azriel tutto il giorno: dopo la nostra discussione, nessuno aveva più rivolto la parola all'altro. Io non ero più stata alla Casa del Vento se non per il tempo strettamente necessario agli allenamenti e lui non era più passato nel mio appartamento. Sapevo che avrei dovuto chiedergli scusa, che l'avevo ferito, ma una buona metà di me era ancora arrabbiata con lui per avermi colta impreparata. Ovviamente mi piaceva, ovviamente adoravo passare del tempo con lui, ma mi aveva preso alla sprovvista, non avevo saputo cosa rispondere alla sua domanda. Non mi aveva dato il tempo di spiegare ed era corso via, e la parte più orgogliosa di me si era rifiutata di inseguirlo. Poi alla riunione con mio fratello, dopo essere stata nella testa di Nesta e aver rimesso dentro un bidone, non si era minimamente mostrato preoccupato, rendendomi ancora più determinata a non rivolgergli la parola.
Ma dopo che Nesta aveva finalmente scoperto dove fosse il Forziere, mi ero offerta volontaria per accompagnarli, scoprendo solo in seguito che anche Az sarebbe venuto con noi. Anche Cassian aveva preso le distanze, preferendo tenere la parte a suo fratello. Non che lo biasimassi d'altronde. Il mio corpo pesava almeno una decina di chili in più viste tutte le armi che avevo assicurato al mio corpo: spade gemelle sulla schiena, una grande varietà di coltelli e daghe incastrate in ogni dove, dai fianchi, al corpetto dell'armatura, agli stivali. Stavo riflettendo se prendere o meno l'arco. Alla fine lasciai stare, non sapendo dove altro metterlo e non volendo appesantirmi di più. Con un colpo del collo mi buttai dietro la spalla la treccia di capelli lunghi e neri e controllai per un'ultima volta di avere tutto prima di dirigermi verso il soggiorno.

Quando arrivai, Cass stava stringendo le cinghia che reggevano le armi a Nesta. «Ricordati di infilzare con la parte appuntita.» Le disse prendendola sul ridere, anche se sapevo che era parecchio preoccupato, forse più per Nesta che per se stesso o Az. Diedi un colpo di tosse per far notare la mia presenza.
«Az è salito a prendere un altro paio di coltelli.» Annuii semplicemente, fingendo di sistemare una cinghia un po' troppo molle per occupare il tempo.
Quando finalmente il Cantaombre arrivò, mi rivolse un semplice cenno del capo in segno di saluto. Porse le mani a Cass e Nesta: quest'ultima afferrò direttamente tutto il suo braccio come se avesse paura di potersi perdere fra le ombre da un momento all'altro. Io mi tenni a distanza, limitandomi a seguire il suo flusso di ombre con le mie. Quando si dissolsero il cielo era stranamente grigio, sbiadito. E l'aria era densa e sapeva di palude, acqua stagnante, melma e fanghiglia. Non c'era nemmeno un filo di vento, tutto era incredibilmente immobile.
Cassian fischiò. «Guardate che buco d'inferno.» Lui e Nesta si staccarono da Az, facendo qualche passo in avanti.
«Neppure un uccello.» Fece notare Az. «Neppure un insetto.» Fremetti al solo pensiero di quanta desolazione ci fosse in quel posto. Osservai il panorama: alberi morti e secchi giacevano a pochi passi di distanza, l'acqua della palude era completamente ferma, nemmeno quella del Calderone della visione di Nesta sembrava di quel colore, simile all'inchiostro.
«Chi seppellirebbe qui i propri morti?»
«Non li seppelliscono nella terra» disse Cassian, la voce stranamente attutita, come se l'aria spessa assorbisse ogni eco. «Si tratta di sepolture in acqua.»
«Preferirei essere ridotta in cenere e abbandonata al vento piuttosto che essere lasciata qui» disse Nesta.
«Ne prendo nota» rispose Cassian.
«È un luogo malvagio» mormorò Azriel. Una paura vera brillava negli occhi color nocciola del cantaombre.
Mi si drizzarono i peli sulle braccia. «Che tipo di creature ci abita?» Chiese ancora Nesta.
«E lo chiedi adesso?» domandò Cassian perplesso. Lui e Azriel avevano entrambi indossato la loro armatura più spessa, evocata toccando i Sifoni sul dorso delle mani.
«Avevo paura di chiederlo prima» ammise. «Non volevo perdere del tutto il coraggio.»
Cassian aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu Azriel a parlare. «Creature che cacciano nell'acqua e banchettano con la carne.»
«Nessuno ha mai più visto un kelpie da molto tempo» obiettò Cassian.
«Ma questo non significa che non ce ne siano più.»
«Che cos'è un kelpie?» chiese Nesta, con il cuore in gola per la tensione impressa sui loro volti.
«Una creatura antica, uno dei primi veri mostri tra gli esseri fatati» risposi. «Gli umani li chiamavano con altri nomi: cavalli d'acqua, spiritelli dell'acqua. Erano mutaforma che abitavano nei laghi e nei fiumi e attiravano persone innocenti fra le loro braccia. Dopo averle uccise, le divoravano. Solo le viscere tornavano a riva.»
Nesta prese a fissare la superficie nera nella palude. «E vivono lì dentro?»
«Sono spariti centinaia di anni prima che nascessimo noi» disse Cassian con convinzione. «Erano un mito di cui raccontare attorno ai focolari, un monito per i bambini affinché non giocassero vicino all'acqua. Ma nessuno sa dove siano andati. Molti sono stati sterminati, ma i sopravvissuti...» A quel punto fece un cenno di consenso ad Azriel. «È possibile che siano fuggiti nella Terra nel Mezzo. L'unico posto che li poteva proteggere.» Nesta fece una smorfia. Cassian sorrise, ma i suoi occhi dicevano ben altro. «Insomma, evita di correre dietro a un bel cavallo bianco o a un uomo dalla faccia graziosa e starai benissimo.»
«E rimani fuori dall'acqua» aggiunse Azriel solenne.
«E se la Maschera è proprio nell'acqua?» domandò Nesta indicando con la mano l'enorme palude. L'avrebbero sorvolata, avevano deciso, e lei avrebbe potuto sentire che cosa si celava sotto la superficie.
«A quel punto Azriel e io, da veri guerrieri quali siamo, tireremo a sorte, chi prende la pagliuzza corta dovrà entrare. Mentre tu starai fuori con Lil.»
Azriel alzò gli occhi al cielo, ma non poté fare a meno di ridere. E il sorriso di Cassian si allargò anche ai suoi occhi. «Le bellezze di Oorid ci attendono, milady.»
Cass sollevò Nesta da sotto le ginocchia, stringendola a se. A malincuore gettai un'occhiata verso Az che stava attendendo che mi avvicinassi a lui. Avevo sperato andassimo a piedi. Lo aiutai a sollevarmi facendo leva con le braccia attorno al suo collo.
«Hai un'armeria addosso?» Chiese lanciandomi un'occhiataccia.
«Da cosa l'hai dedotto?»
«Dal fatto che metà del tuo peso è composta da armi e dal fatto ovunque tocchi potrei rischiare di tagliarmi un dito.» Concordai con lui, sistemandomi meglio mentre spiccava il volo verso il cielo grigio. Cassian e Nesta volavamo qualche metro più avanti di noi, ma c'era così tanta nebbia che faticavo a vedere oltre la punta del mio naso.

A court of shadows and revengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora