Capitolo 5

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Lilith

Giorno dopo giorno, avevo recuperato tutte le mie forze: le mie braccia avevano ripreso completamente la mobilità, così come le spalle. La schiena aveva smesso di bruciare ogni volta che allungavo le braccia sopra la testa.

Avevo chiesto a Kendra di portarmi delle armi, qualcosa con cui allenarci. Non avevano mai avuto molto in quella casa, le spade e i coltelli migliori erano stati portati via dal padre e dal fratello. Rimanevano un paio di spade da allenamento, poco affilate e di certo non bilanciate correttamente, e qualche daga, anch'esse poco taglienti. Oltre all'arco che usava Kendra per andare a caccia.

Non avevamo ancora deciso dove andare, e soprattutto dove trovare i soldi per sopravvivere. L'unica conclusione a cui eravamo giunti, era che dovevamo lasciare la Corte d'Autunno, era troppo pericoloso rimanere lì nascoste. Il mio potere non sarebbe passato inosservato ai mille occhi di Beron. Avevo evitato di usarlo quasi del tutto negli ultimi giorni, se non per le cose di routine. Dovevo farlo sfogare in qualche modo o sarei esplosa: avevo evitato di materializzarmi ancora, dopo essere stata alla grotta, non avevo richiamato a me l'oscurità e non avevo usato le ombre. Anche io come Azriel riuscivo a manipolare abbastanza bene quelle ombre, non come lui. Non avevo mai imparato a diventare un'ombra io stessa o tanto meno viaggiare tra di esse.

Insegnai a Kendra delle basi del combattimento corpo-a-corpo, approfittando per ripassarle io stessa. Negli ultimi anni mi ero dedicata più che altro al volo e ai combattimenti in volo, ma ora non mi sarebbero più stati utili. Mentre le spiegavo come mettere i piedi e le braccia e come bilanciare il proprio corpo, mi sembrava quasi di sentire Cassian.

Mi aveva addestrata lui e non potevo essergli più grata, nonostante fossi la figlia del Signore Supremo non si era risparmiato con la pratica: mi svegliava tutte le mattina all'alba, quando in tutto il campo regnava un silenzio di tomba, e mi portava nel cerchio. La maggior parte delle volte ne uscivo con occhi neri, ossa rotte e costole incrinate oltre che ad un numero incredibile di lividi. Ma mi piaceva, se durante il resto della giornata venivo trattata come una principessa, in quell'arena ero un Illyrian come un'altra e Cassian lo sapeva. Mi aveva presa a calci in culo per anni, finché non avevo imparato a difendere ognuno dei suoi attacchi. Poi eravamo passati alle armi: ricordavo come all'inizio non fossi nemmeno in grado di tenere in mano la spada da combattimento per più di due minuti consecutivi. Era tremendamente difficile sostenere il peso delle ali e contemporaneamente della spada. Ma con il tempo, con i decenni, avevo imparato a usare abilmente non solo una ma entrambe le spade gemelle Illyrian, oltre che ad un numero impressionante di coltelli e altre lame delle forme più disparate.

Azriel invece, si era dimostrato più che felice di concentrarsi sul volo con me. Erano le lezioni che più adoravo, anche se lui, a differenza di Cassian, mi trattava ancora come la sorellina di Rhys. Aveva provato ad insegnarmi di più sul suo potere, ma lui stesso lo aveva sempre ripudiato, motivo per il quale le nostre lezioni erano terminate quasi subito.

«Basta, queste spade sono impossibili da usare... impareresti movimenti completamente errati.» le dissi lanciando la spada da un lato del prato e approfittando della pausa per godermi un pochino il sole primaverile.

«Dobbiamo trovare una soluzione, qualcosa da fare...» sospirai gustandomi un buon sorso d'acqua fresca e continuando a contemplare la radura intorno a noi, come se da un momento all'altro potesse aiutarmi a trovare la soluzione ai nostri problemi.

«Io ho un po' di soldi da parte, di quando ancora lavoravo a corte, potremmo usare quelli per spostarci, potremmo andare nel Continente... oppure partire per mare e andare da Est, anche se trovare una nave che parte da qua senza che Beron lo sappia sarà difficile...».

A court of shadows and revengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora