Cercai di sgusciare il più delicatamente possibile fuori dalle coperte calde. Az sospirò girandosi dall'altro lato e nascondendo la faccia lontano dalla poco luce che filtrava dalle finestre. Con un semplice schiocco delle dita mi cambia nella tenuta Illyrian: nonostante gli incantesimi che scaldavano la casa avevo sempre terribilmente freddo la mattina e la pelliccia all'interno della pelle era l'unica cosa che riusciva a scaldarmi il corpo in quelle giornate così gelide. Fuori pioveva ancora fittamente dalla serata precedente e non sembrava che la situazione fosse migliorata durante la notte. Intrecciai i capelli nella solita acconciatura che portavo durante gli allenamenti, spostando le ciocche di capelli neri da davanti gli occhi. Con pazienza poi mi tolsi tutti gli orecchini che adornavano le orecchie appuntite e gli riposi al loro posto. Alzai gli occhi per guardare Az che stiracchiava le ali nel letto, stropicciandosi gli occhi con una mano.
«Potevi svegliarmi...» sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno. Sorrisi e gli rivolsi lo sguardo, guardandolo dallo specchio.
«Mi sono svegliata prima del solito e non volevo disturbarti, ti avrei chiamato per colazione.» Risposi schiarendomi la gola. Spostai il sifone verde dal ciondolo che portavo al collo al suo posto sul dorso della mia mano destra.
«Come va la spalla?» Chiese come faceva tutte le mattina da quando mi ero ferita. Azzardai un paio di movimenti, percependo il solito fastidio quando alzavo troppo in alto il braccio. «Come al solito, né meglio né peggio.» Sospirai.
Non avevo per nulla voglia di andare ad allenare i miei poteri con Rhys: forse nel mio inconscio avevo paura di mettermi in imbarazzo. Avevo passato tutta la notte a pensare a cosa avrei fatto, a come mi sarei comportata. Non mi ero mai sentita meno potente di mio fratello né avevo mai avuto problemi a mostrare i miei poteri davanti a lui. Ma mi sentivo così debole ultimamente in confronto a lui e continuavo a non riuscire a spiegarmi se quella sensazione fosse data dall'aver assaggiato tutto il potere del signore supremo oppure se fossi davvero diventata più debole.La radura si estendeva per decine di metri tutto intorno a noi: Rhys era arrivato in anticipo e aveva sistemato dei bersagli che avrei dovuto colpire. Vi era un primo cerchio composto da bersagli alcuni più piccoli altri più grossi, nel secondo erano grandi ma più lontani. Con il terzo ed il quarto si aumentava di difficoltà.
«Non credo che ti debba spiegare l'obiettivo.» Disse, sedendosi su una roccia al di fuori degli anelli.
Espirai profondamente e presi la mira, come se dovessi colpire qualcosa con una freccia, tolto il fatto che con quella sarebbe stato più semplice: riuscivo a malapena a mettere a fuoco il primo obiettivo, figurarsi incanalare l'energia della magia ed espellerla con abbastanza forza da colpire il punto.
Come avevo previsto il primo colpo non fu né forte abbastanza né tanto meno preciso come avevo sperato. Bruciacchiai solo un pochino gli steli dell'erba.
«Pensi troppo. Deve essere naturale.» Riprovai, cercando di seguire il consiglio di mio fratello. Ma non mi era venuto più naturale di prima, anche se questa volta mi avvicinai di più al mio bersaglio.
«Usi spesso la magia per fare le cose più semplici?» Mi chiese, alzandosi e raggiungendomi.
«Sì.»
«E ti viene naturale giusto? Non devi pensarci troppo...»
«Direi di no, è come se dovessi respirare.»
«Esatto, deve essere la stessa cosa e non è diverso come ragionamento. La magia va dove vuoi mandarla: se pensi di non colpire il bersaglio non lo colpirai, e non è questione di potenza.» Mi sistemò meglio al centro degli anelli e mi afferrò le spalle. «Chiudi gli occhi, sai che il tuo obiettivo è davanti a te, non hai bisogno di vederlo. Ora al mio tre, colpiscilo. Chiaro?» Feci in tempo ad annuire che Rhys iniziò a contare, quando finii di pronunciare il numero tre, mi limitai a rilasciare un po' di magia, immaginandomi il bersaglio cadere a terra. Un piccolo tonfo mi scosse mi fece spalancare gli occhi: era caduto a terra e avevo una macchia nera esattamente al centro.
«Continua così.» Mi sussurrò accarezzandomi le braccia e tornando a sedersi sulla roccia.
Una folata di vento portò verso di me l'odore di nebbia e cedro di Azriel che era appena atterrato di fianco a Rhys.
«Rallenta e concentrati di più.» Consigliò il Cantaombre, raggiungendomi nel punto in cui mi trovavo. Si abbassò per sussurrarmi all'orecchio. «Fingi che sia un guerriero, fai finta di trovarti in battaglia, in quel momento in cui tutto sembra sospeso, quando ci siete solo te e il tuo nemico.» Chiusi gli occhi e inspirai e per un attimo mi sembrò di sentire l'odore del campo di battaglia, oppure era solo Rhys che giocava con la mia mente. Riaprii gli occhi e tenni lo sguardo fisso sul sacco, incanalai tutta la mia energia in quel singolo punto fino a quando non sentii parte della mia magia lasciare il mio corpo e colpire il sacco, a quel punto mi rilassai. Ma il colpo non era stato né preciso né forte, diciamo che se si fosse trattato di un uomo, il massimo che avrei fatto sarebbe stato graffiargli un braccio.
«Te l'ho detto Rhys.» Afferrami afflitta. Mi veniva da piangere: per tutta la vita mia madre mi aveva insegnato a non fare affidamento sulla magia, ma senza quella parte non mi sentivo me stessa. Mi ero sempre sentita più protetta nella consapevolezza che se il mio avversario mi avesse disarmata avrei potuto usare la magia, ma ora non sapevo più cosa fare.Prima che me ne potessi rendere conto venni catapultata su un campo di battaglia, non era esattamente come lo ricordavo, ma era quello dove si era tenuto l'ultimo scontro contro Hybern. Nel profondo della mia mente sapevo che era un trucco di Rhys ma il rumore e l'odore erano così reali che ebbi paura di essermi risvegliata lì in mezzo. Indossavo la mia armatura nera, macchiata di sangue ovunque, e sentivo il viso appiccicoso e bagnato. Strinsi l'impugnatura sulla spada guardando il cielo, vedevo gli Illyrian combattere contro gli Attor, Cassian in prima fila. Sapevo cosa stava per succedere ma non riuscivo ad urlare, a dirgli di andare via da lì. Riuscii solo a buttarmi di lato, schivando l'attacco mortale del Calderone. Cassian si voltò verso di me e sorrise, prima di essere colpito dalla magia: di loro non rimase nulla. Un grido si alzò sopra di quello di tutti i guerrieri, era Nesta. Poi un ringhio e una macchina scura che si buttava in mezzo alla mischia, Azriel. Aveva ancora le ali fasciate ed era debole, venne sopraffatto dopo pochi secondi. Stava ancora inutilmente cercando di tenere a bada i soldati che si ammassavano intorno a lui. Le sue labbra mimarono "Rhysand". Mi voltai e li vidi: il Calderone sulla collina e Feyre in ginocchio che teneva la testa di mio fratello in grembo. Piangeva così forte che anche a quella distanza mi sembrava di sentirla come se fosse accanto a me. Anche Az urlò e venne schiacciato dai soldati, vidi una lama sbucare dalla spalla e un'altra perforargli l'addome. Mor cadde, mano nella mano con la sua migliore amica Vivianne. Poi Lexa, schiacciata dal peso dell'enorme soldato con cui stava combattendo e infine Julian a pochi passi da me. Una rabbia cieca salì dal profondo del mio petto, scaldandomi l'addome e la testa, tanto da sentirmi con se stessi per bruciare viva. Ma non la lasciai andare, la cercai ancora e ancora. Guardando il corpo di Mor a terra, Rhys immobile e le urla terrificanti di Feyre, quello che fino a pochi istanti prima era stato il mio Compagno, conciato così male da essere irriconoscibile. Poi rividi Tamlin e suo padre tagliarmi le ali, i suoi fratelli uccidere mia madre. E mio padre che aveva commissionato il mio omicidio. Lo vidi chiaramente, seduto nel suo ufficio a parlare con il Daemati incaricato di incantare Tamlin. Ed esplosi.
Luce pura si sprigionò da ogni parte del mio corpo, così intensamente che il sangue iniziò a colarmi dal naso. La sentivo uscire dalla bocca, dagli occhi, dalle mani, da ogni centimetro di pelle. Si estendeva per decine di metri ed era soffocante, faticavo quasi a respirare io stessa. La sua intensità aveva portato via il vento, ed era come se mi trovassi immersa in una bolla senz'aria. E continuò così fino a quando non mi sentii svuotata, fino a quando non tornai nella radura, con le ginocchia che affondavano nell'erba bagnata. I sacchetti di sabbia erano distrutti, le prime file di alberi totalmente bruciati, tanto che di loro erano rimasti solo i rami. Mi voltai verso Rhysand e Azriel, con il sangue che mi colava ancora dal naso. Una bolla scura avvolgeva entrambi, per proteggerli dalla mia magia. Az aveva la bocca spalancata e aveva ancora una mano sollevata per coprirsi la vista dalla luce intensa. Rhys invece sorrideva.
«Strabiliante.» Esclamò rilasciando la bolla di protezione e avviandosi a grandi passi verso di me. Mi porse una mano per rialzarmi e poi fece comparire un fazzoletto per pulirmi dal sangue.
«Cos'è successo?» Gli chiesi sconvolta.
«Avevo letto in alcuni diari di famiglia che oltre all'oscurità qualche nostro antenato aveva il tuo stesso potere, ma non te l'avevo mai visto usare.»
«Non ne ero mai stata in grado...» sussurrai.
«Ma la luce non è un tratto della Corte dell'Alba?» Chiese Az che nel frattempo ci aveva raggiunti.
«Sì e no.» Iniziò a spiegare mio fratello. «Quella che hai visto non è luce solare è un tipo di luce che viene dalle stelle, più potente. Non brucia quanto quella solare, ma è più veloce e più precisa. Pochi nella nostra famiglia la sanno usare e forse ancora meno sanno della sua esistenza. Era forse un millennio che nessuno presentava questo tipo di magia... Li chiamiamo Figli delle Stelle.»
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A court of shadows and revenge
FantastikE se non avesse preso tutte le scelte sbagliate? Sarebbe cambiato qualcosa o avrebbe trovato il modo di ferire quelli che più amava comunque? Scappare le era sembrata la soluzione più semplice e più ragionevole. Ma forse era stata solo una codarda...