Capitolo 22

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Mi svegliai dal caldo quella mattina, mi ci volle qualche secondo per capirne il motivo: Azriel era rimasto, doveva essersi spostato sotto le coperte durante la notte perché sentivo il suo corpo premuto contro il mio. La sua ala mi teneva stretta a lui e quasi impediva alla luce di colpirmi in pieno il viso. Non mi mossi, non volevo svegliarlo, anche se da quello che riuscivo ad intravedere, doveva già essere ora di colazione. Non ero sicura della mia prossima mossa, non sapevo come svegliarlo né tanto meno come comportarmi. Perché con lui doveva sempre essere tutto così difficile?

Dovetti sfilare le braccia dal groviglio di lenzuola per prendere un po' d'aria fresca, il caldo stava iniziando a farsi soffocante. Avevo ancora la schiena premuta contro il suo petto, ero più o meno nella posizione in cui mi ero addormentata, segno che il mio sonno era stato abbastanza tranquillo. Az grugnì, le labbra premute contro la mia spalla.

«Giorno...» sussurrò appena, la voce terribilmente roca: Dei, non avevo mai sentito nulla di più profondo. Mollò un po' la presa, permettendomi di mettermi seduta e stirarmi la schiena.

«Buongiorno.» risposi, non accennò a volersi alzare. Feci la prima mossa, camminando verso il bagno, cercai di tirarmi giù il più possibile la camicia da notte quando mi alzai. Chiusi la porta alle mie spalle. Mi buttai dell'acqua gelida sul viso e controllai la situazione vista la serata di pianto. Nulla di irrisolvibile con un po' di magia. Feci comparire i vestiti in bagno, troppo imbarazzata per uscire dalla stanza. Li indossai, rabbrividendo al contatto con gli indumenti freddi, sistemai i capelli in due trecce e mi occupai del trucco. Dalla camera da letto non avevo sentito alcun rumore: segno o che il Cantaombre se ne era andato o che si era rimesso a dormire.

Alla fine, dopo che non ebbi più nulla da fare in bagno, feci capolino nell'altra camera: Azriel si era riaddormentato, aveva steso le ali attorno al suo corpo, occupando praticamene tutto il letto, e teneva le braccia sotto il collo, mettendo in bella mostra i bicipiti scolpiti. Mi avvicinai a lui, lo scossi cercando in qualche modo di svegliarlo, ma sembrava non volerne proprio sapere.

«Dai, faremo tardi al meeting...» lo spronai, scuotendogli un braccio, aprì l'occhio destro e sbadigliò.

«Che ore sono?»

«Le otto e trenta, ora puoi alzarti, per favore.»

«Tanto sei già vestita, io non ci metto più di dieci minuti.» aprii la bocca, per controbattere, ma mi interruppe all'istante, «Sei vuoi parlare di quello che è successo, o che non è successo, ieri sera va bene, ma dammi almeno il tempo di prendere un tè.»

«Alzati allora, hanno portato la colazione dieci minuti fa...» sbuffò, liberando il braccio dalla mia presa. Si alzò stiracchiandosi, come fosse un gatto, allargò le ali dietro di lui – rischiando di far cadere un vaso dal comodino – e le richiuse dietro la sua schiena.

«Cosa ne pensi del meeting di ieri?» mi chiese dal bagno.

«Penso che ci siano troppe cose da fare e troppo poco tempo. Avete deciso chi avrà bisogno delle mie truppe?»

«A grandi linee, una buona metà andrà a Tamlin. Per quanto non lo sopporti, ne ha bisogno. Le altre ce le divideremo tra noi e la Corte d'Estate, ha perso parecchi soldati durante l'ultima battaglia.» spiegò.

«Voi?»

«Sì, ci servono più truppe a terra, i Nightbringer di Keir non sono molti.»

«Capisco.» uscì dal bagno e si tuffò sul letto a fianco a me, rischiando di farmi cadere il tè bollente sui pantaloni. Mangiucchiai qualche biscotto, lui invece si avventò sulle uova e sul porridge come se non mangiasse da anni.

«Non volevo dire nulla riguardo ieri sera, volevo solo ringraziarti... Tutto qua.» confessai, prendendo un sorso di tè. Lo vidi arrossire, anche se cercò di camuffarlo prendendo una cucchiaiata di uova.

A court of shadows and revengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora