Capitolo 26

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La neve aveva ricoperto la spiaggia con un manto bianco quando misi piede fuori di casa. Avevo totalmente perso la cognizione del tempo nelle ultime settimane. Avevo indossato un paio di pantaloni di pelle, una camicia e un cappotto pesante. Ma nonostante quest'ultimo avevo freddo. Una nuvoletta di vapore bianco comparve quando inspirai l'aria mattutina. Il sole era appena sorto e illuminava di rosso le onde del mare appena accennate. Avrei potuto materializzarmi ma volevo godermi una buona passeggiata dopo tutte quelle settimane passate chiusa in casa. Non sentivo il vento pungermi la faccia dal giorno del funerale di Lexa. Avevo scarsi ricordi di quel giorno: avevo bevuto così tanto che Julian era dovuto venirmi a prendere e caricarmi a forza su un cavallo.
Nonostante fosse appena l'alba, la piazza principale era gremita di gente: alcuni adulti avevano portato i bambini fin lì per farli giocare con la neve fresca. I pupazzi di neve riempivano già alcuni spazi di fianco alle porte dei negozi principali. Mi tirai la sciarpa di lana più in alto, in modo che mi coprisse anche il naso congelato.
In pochi minuti raggiunsi il palazzo di Drakon. Non avevo ancora dato formalmente le dimissioni, nonostante fossero passati ormai quattro giorni dalla notte in cui avevo sognato mia madre. Continuavo a non capire se fosse stato un sogno o meno: era sembrato così reale.
Aspettai Drakon nell'ampio salottino che faceva anche da sala d'attesa. Sfogliai qualche libro, non prestando realmente attenzione a quello che stavo leggendo e presi un sorso d'acqua da un bicchiere che mi era stato offerto. Il mio sguardo ricadde sul grande calendario che adornava una delle pareti della sala. Era la vigilia del Solstizio d'Inverno, non c'era da meravigliarsi facesse tanto freddo.
Drakon entrò nella saletta con un ampio sorriso. «Finalmente ti sei decisa ad uscire dalla caverna.» mi disse alludendo alla mia casa.
Ricambiai il sorriso. «Avevo bisogno di tempo.»
«Lo so. Ma credevo che avessi un modo migliore di affrontare le difficoltà.»
«Mi dispiace... Ho avuto tanto a cui pensare.»
«Tipo al Compagno che hai lasciato a Velaris?» strabuzzai gli occhi. «Julian me l'ha detto.»
«D'altro canto non si può dire che lui sia venuto a cercarmi.» risposi a tono.
«Sono venuti. Tuo fratello e il Cantaombre. Ho detto loro che eri in missione a controllare il Calderone.» spiegò e sorrisi tristemente. Era un amico più di quanto credessi, aveva mentito per proteggermi, o forse perché si vergognava di me, non sapevo dirlo con esattezza.
«Sono venuta per dare le mie dimissioni. Credo che sia arrivata l'ora di tornare a casa.» Drakon mi porse un plico di fogli e una penna. Mi indicò dove dovevo firmare, anche se aveva già messo delle "X".
Ci misi dieci minuti buoni a terminare tutte le firme. «Ci mancherai.» mi disse rimettendo in ordine i fogli.
«Anche voi.»
«Sei sempre la benvenuta quando vorrai tornare.»
«La mia casa...» esordii, un pensiero nostalgico invase la mia mente. Ero così affezionata a quel posto che sarei potuta rimanere solo per quello.
«Rimarrà tua finché lo vorrai.» lo abbracciai, ringraziandolo per tutto quello che aveva fatto per me.
«Quando sei pronta, ci sarà un Fae pronto per portarti a Velaris.»
«Grazie, credo che partirò per l'ora di pranzo, ho delle faccende da sbrigare.». Cercai di non guardarmi indietro mentre uscivo dal palazzo. Mi sarebbe mancato tutto di quel posto: era stata casa mia per quasi due secoli.
Sapevo che avrei trovato Julian al campo di allenamento. E così fu. A quell'ora aveva lezione con dei ragazzini di non più di dodici anni. Stava spiegando loro i rudimenti di un combattimento corpo-a-corpo. Mi sedetti su un barile d'acqua, portandomi il dito davanti alle labbra e facendoli segno di non dire nulla. Julian si accorse di me solo qualche minuto dopo, preso com'era dalla sua spiegazione.
«Ma guarda chi si rivede.» Mi disse, poi si rivolse ai ragazzi dicendo loro di prendersi un sorso d'acqua.
«Stai partendo?» annuii.
«Sono stato da te tutti i giorni...»
«Lo so, ti ho sentito bussare. Mi dispiace. Io... credo avessi solo bisogno di un po' di tempo per assimilare tutto.» stavolta fu lui ad annuire.
«Ti ringrazio ancora per il posto... e per la spada.»
«Te lo meritavi dal principio. Mi spiace andarmene e lasciarvi tutti qua. Ma ho una casa e una famiglia che mi aspettano.» lo abbracciai, strizzandolo più che potevo tra le mie braccia.

A court of shadows and revengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora