«Perché dovremmo mettere a rischio l'intera isola per una guerra che non dobbiamo combattere.» Mi alzai sbattendo i pugni sul tavolo davanti a me a quel commento così stupido.
«È vero, la guerra non è contro di noi. Ma se il Re di Hybern ha il Calderone non ci vorrà molto prima che butti giù tutte le barriere attorno all'isola per venire da noi. Questa non è la nostra guerra, ma è nostro compito aiutare chi vi ha permesso di scappare fino qua.»
«Non siamo pronti...»
«Si che lo siamo Bronn, vi siete addestrati per secoli per cosa? Per passare il tempo? Volete continuare a vivere la vostra vita come se nulla fosse? Bene, combattete questa guerra. Vincete questa guerra. Nessuno vi disturberà più.» risposi con tutto il fiato che avevo in corpo sedendomi nuovamente, girai il viso verso Drakon e Myriam che non avevano ancora detto una parola. Stavo iniziando ad innervosirmi.
«Ho parlato con i miei soldati.» continuai mettendo particolare enfasi sulla parola "miei". Proseguii: «Loro vogliono combattere, credono che sia la cosa giusta. Se il tuo esercito non vuole aiutare, ottimo. Andremo solo noi.»
«Il tuo esercito è formato da mezzi fae e umani, come credi di poter vincere una guerra?» Non riuscii più a trattenere la rabbia che avevo in corpo, lasciai le mie ombre andare: circondarono entrambi gli avanbracci di Bronn, costringendolo alla sedia su cui era seduto. Con prepotenza entrai nella sua mente – cattivo errore non esercitare abbastanza gli scudi mentali – non cercai nulla, gli feci solo provare dolore. Strabuzzò gli occhi e un urlo lasciò le sue labbra, mentre si contorceva sulla sedia.
«Lilith.» ignorai il primo richiamo di Myriam, intensificando il dolore. Una goccia di sudore mi colò dalla tempia destra.
«Lilith, basta!» lasciai andare, sedendomi ansante.
«Hai ragione. Se non combattiamo questa guerra non ci vorrà molto prima che vengano a cercarci.»
«Grazie Drakon.» risposi scoccando un'occhiataccia ad un Bronn ancora pallido.
«Non ringraziarmi, non è questione di dare retta a te o a Bronn. Il problema è più serio, o combattiamo adesso, insieme a sette Signori Supremi, o dovremmo combattere dopo, da soli. La scelta mi sembra semplice.» tutta la Sala del Consiglio si zittì. Alcuni annuirono concordando con ciò che aveva detto Drakon, altri sembravano ancora scettici.
«Abbiamo dalla nostra il fatto che Hybern non sia sicuro della nostra esistenza, sospetta, ma non ne ha le prove.»
«Questo è vero, come tutti i Signori Supremi, fatta eccezione per Rhysand.»
«Dobbiamo fare in modo che il Re continui a non sapere della nostra esistenza.»
«Ci mostreremo solo alla fine.»
«Prythian ha bisogno di soldati, Myriam.» aggiunsi, non potevano permettersi di andare in battaglia con quei pochi uomini che avevano.
«Posso mandare due battaglioni a combattere, quando sarà il momento manderò gli altri.»
«Possiamo nasconderci fra gli altri eserciti. Avranno più uomini ma non sapranno contro chi stanno combattendo.»
«E' una buona idea. Da come stai parlando immagino tu voglia essere presente per tutta la durata della guerra.»
«Arrivare alla fine e perdersi tutto il divertimento, mai.» sorrisi, lasciando le ombre galleggiare liberamente intorno a me.
«Feyre mi ha detto che alcuni dei soldati hanno simboli tatuati in faccia.»
«Quanti?» chiese immediatamente Georgia, la sacerdotessa che mi aveva addestrata.
«Non sono molti, immagino richieda troppi sforzi e troppo potere.»
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A court of shadows and revenge
FantasyE se non avesse preso tutte le scelte sbagliate? Sarebbe cambiato qualcosa o avrebbe trovato il modo di ferire quelli che più amava comunque? Scappare le era sembrata la soluzione più semplice e più ragionevole. Ma forse era stata solo una codarda...