Capitolo 5 - Rivelazioni

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Roma, 1 luglio 2020


Era stata una giornata di quelle da dimenticare, di quelle da non alzarsi proprio dal letto al mattino, glissare, far finta che la sveglia non avesse suonato. Una serie interminabile di piccoli e grandi contrattempi, spostamenti organizzati e poi annullati, turni sballati, decisioni improvvise, come quella presa a metà pomeriggio, non si sa bene da chi, di fare uscire il Presidente per un caffè.

Mascherina chirurgica e ciuffo ribelle al vento, in giro per le strade di Roma, assediato da frotte di fanciulle urlanti. E, come era prevedibile, era stata proprio una di loro a mettere il carico da undici sulla giornata. Vestito giallo, ampio cappello in tinta, sorriso delle grandi occasioni aveva avvicinato il Presidente e gli aveva chiesto una foto salvo poi proclamare che, per il solo fatto di averlo vicino, sentiva la necessità impellente di togliersi le mutande. Lui si era irrigidito e incazzato e aveva fatto il culo a Rocco, per le sue brillanti idee di gettarlo in pasto alla gente. E Rocco aveva fatto il culo a lui, che era il capo della scorta e non controllava chi si avvicinava al Presidente, ribadendo che era compito suo verificare i soggetti e scoprirne le intenzioni. Certo, con cinque minuti di preavviso e le donne che lo rincorrevano come api col miele, un compito da niente.

Si era morsicato la guancia talmente forte per non mandarlo a quel paese che ancora gli faceva male. Doveva sbollire, prima di rientrare, o sarebbe finita con una litigata serale e non ne aveva assolutamente voglia.

"Oh, ma Ricci?", chiede Fumagalli.

Lui, Mauro e Giancarlo sono seduti a bersi una birra a fine turno, prima di tornare a casa.

"Aveva da fare questo pomeriggio, quindi ha fatto il turno di ieri notte con Ferrari", risponde Giancarlo.

"Poteva anche avvisarmi però", si lamenta sempre Fumagalli.

"E perché, sei sua madre per caso?", lo prende in giro il suo superiore.

"Oh, ma va a dà vià 'l cül, De Santis, non si può dire niente".

Da lontano si avvicina al gruppetto proprio l'agente Ricci.

"Parli del diavolo..."

"O Claudio, ma perché quella faccia?"

"No, va beh, Andre, non potete capire", e ride.

"Che cosa non possiamo capire, sentiamo. E non stare lì impalato con quel sorrisetto del cazzo che sei irritante".

Claudio si siede e chiama il cameriere per farsi portare anche lui una spina.

"E figurati se non si prendeva la peggiore birra in circolazione".

"Oh, Andrea, hai rotto er cazzo". "Comunque non potete capire", continua sempre Ricci.

"A Cla', che cosa non possiamo capire? Se non ce lo dici come facciamo a capirlo?", il povero De Santis sta iniziando a perdere la pazienza.

"Ieri notte ho visto cose, anzi per meglio dire ho sentito cose..."

"Gianca', se lo sgozzo poi ci pensi tu a far sparire il cadavere?", fa Mauro.

"Come sempre".

"So come si chiama".

"Come si chiama chi?"

"Quella che si scopa il Presidente".

Giancarlo fulmina il suo sottoposto. "Mi sembra di aver già detto chiaramente che certe questioni non sono affare nostro, Ricci, e ti richiamo per l'ennesima volta a usare un linguaggio più consono alla persona dei cui fatti privati ti stai occupando".

"E va beh, De Santis, non saranno affari nostri, ma la notte in spiaggia ce la siamo fatta però, e noi non ci stavamo davvero divertendo", questa volta è Fumagalli a parlare.

"Dite solo un'altra parola men che rispettosa e vi trovate un richiamo scritto tutti e due. Sono stato abbastanza chiaro?"

"Va bene, ma posso almeno continuare a raccontare?"

De Santis allarga le braccia in un segno di rassegnata impotenza.

"Allora, ieri sera sul tardi veniamo avvisati che dovevamo accompagnare il Presidente da qualche parte, lo carichiamo e ci chiede di portarlo a Ciampino".

"A Ciampino? E che ci faceva a Ciampino?"

"A prendere la tipa che arrivava con un Ryan Air. Cioè, ma un biglietto aereo non glielo poteva comprare che questa arriva col low cost?"

De Santis, di nuovo, lo fulmina con lo sguardo.

"E?", lo incalza Fumagalli.

"Eh. Non eravamo manco usciti dal perimetro dell'aeroporto che si erano già saltati addosso. Ragazzi, quello avrà pure 56 anni ma ha una resistenza... era carico come una molla!"

"Invidia, eh, Claudio?", gli fa Mauro.

"Non potevate chiudere l'interfono, maledizione? Tu e quell'altro coglione di Ferrari", Giancarlo è davvero arrabbiato.

"Ma stai scherzando Gianca'? E perdermi un porno live? E quando mi ricapita?"

"Ma perché non ti cerchi una donna, così non pensi alle trombate degli altri? E non parlo di quelle che trovi sulla Salaria", dice Mauro.

"Maure', io mi voglio divertire, sono troppo giovane per accasarmi!"

"Va beh, comunque si chiama Eleonora, l'avrà ripetuto cento volte quel nome il Presidente", chiosa Claudio trionfante.

"Ele, ti amo, Eleonora, amore mio, sì, ancora", continua facendo il verso al Presidente.

"Ricci, basta, hai passato il segno. Domani te ne stai a casa consegnato e ti arriva la lettera di richiamo, e adesso levati dai coglioni".

Le ultime parole di De Santis sono accompagnate da un colpo secco della mano aperta sul tavolino del bar che fa leggermente traboccare un po' di birra da un boccale.

"Eh, va beh, ma non si può scherzare con voi..."

Claudio si alza lasciando sul tavolo i soldi della sua birra e Fumagalli lo segue. "Aspetta, va', che vengo con te".

Mauro e Giancarlo rimangono soli. Il secondo si accende una sigaretta, per calmare un po' il nervoso che gli hanno fatto montare la giornata di merda prima e il suo collaboratore poi.

Mauro ridacchia e l'amico prima fulmina con lo sguardo anche lui, poi si mette a ridere.

"Ma che cazzo Mauro..."

"Gianca', pareva brutto dire che il porno ce l'eravamo già sentito anche noi, nome compreso, eh?"

Giancarlo sospira. "E comunque Ricci ha ragione, eh... 56 anni e non sentirli, ha tenuto botta un sacco. E da come squittiva lei, sembrava saperci pure fare".

"Una volta, tu non c'eri Gianca', dopo un po' di sbaciucchiamenti lei è scomparsa dalla visuale del retrovisore interno, e i versi che ho sentito emettere a lui, giuro, tu manco te li immagini" e scoppia a ridere rovesciando la testa all'indietro, richiamando l'interesse di due turiste sedute al tavolino accanto al loro, sicuramente desiderose di conoscere ogni tipo di bellezza italiana. D'altronde, i due marcantoni seduti a quel tavolino sono decisamente delle bellezze di prim'ordine. Alti, atletici, il fisico curato per lavoro ma anche per piacere. De Santis è il più alto dei due, biondo cenere, occhi profondi perennemente celati dalle lenti scure, la camicia tesa sui pettorali ben sviluppati. Loi invece ha il fisico del nuotatore, asciutto e con degli addominali su cui si sarebbero potute far rotolare delle biglie senza alcun attrito. Capelli scuri, occhi di ghiaccio, capaci però di brillare quando la sua bocca si apre in una sonora risata a mostrare la dentatura perfetta, come sta avvenendo in quel momento.

"Che bastardi che siamo, l'interfono l'abbiamo tenuto aperto pure noi... ci meritiamo tutti quanti il richiamo", continua Loi.

"Vabbè, dai... farò finta che non ce lo meritiamo e che non se lo meriti nemmeno Ricci", conclude il più alto in grado dei due. Ride. "Che vita di merda, Maure'!"

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