Capitolo 17 - Una sola dimora

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La sala dedicata alle cerimonie civili del complesso Vignola Mattei è un meraviglioso connubio di storia e modernità.

Le tracce del passato glorioso di Roma accolgono perfettamente il rosso degli arredi e la sobria freschezza degli addobbi floreali voluti da Mauro e Fabrizio. C'è sentore di eternità e di futuro, ovunque, e il sole che entra impetuoso dalle alte finestre ad arco rende l'ambiente ancora più luminoso e accogliente.

Gli invitati sono già tutti ai loro posti e sul piccolo rialzo si stanno disponendo Mauro e Fabrizio, con i rispettivi testimoni. La sorella e la migliore amica per Fabrizio, ed Eleonora e Giancarlo, entrambi emozionatissimi, per Mauro. Il piccolo Amir che non ha voluto saperne di restare sulla sedia che gli era stata riservata, è in piedi, una manina saldamente ancorata alla gonna di Eleonora e ascolta attento le parole che suo padre, il Presidente, gli sta rivolgendo sottovoce. Confabulano qualche istante, poi il bimbo fa sì con la testolina e l'uomo gli regala una carezza sulla piccola guancia paffuta e prende posto dietro al tavolo parato di cremisi, percorre con le dita il perimetro del libro che ha davanti a sé, come per raccogliere le idee, poi finalmente comincia a parlare.

"Benvenuti a tutti. Ho pensato molto, in questi giorni a cosa avrei potuto dire in quest'occasione che per me è una novità assoluta. Infine, da quel giurista pignolo che sono, ho deciso che vi avrei letto due articoli tra quelli che nel codice civile regolano il contratto di matrimonio.

Ma non due a caso: i due che più trovo significativi, che in qualche modo, pur nella loro freddezza, più sono vicini al mio sentire: parlo di quelli in cui si fa menzione della necessità della reciproca assistenza e alla coabitazione. Perché li ritengo fondamentali? Beh, qui è necessario che io smetta i panni di giurista per indossare quelli di padre e di compagno di vita".

Fa una piccola pausa e il tono di voce muta, si arricchisce di quella nota calda che è propria della sfera personale, il tono istituzionale momentaneamente accantonato.

"Perché l'uomo di legge sa tutto sulla differenza tra residenza e domicilio, ne conosce caratteristiche e peculiarità. Il marito, il papà", e gli occhi cercano il piccolo Amir che lo ascolta incantato e composto vicino ad Eleonora, "il papà sa cos'è la casa. Quel posto caldo e sicuro in cui impariamo a conoscere chi cammina al nostro fianco e impariamo a conoscere noi stessi come compagni di un'altra persona. Dove scopriamo che chi abbiamo scelto sa cantare meravigliosamente anche se non vuole farlo", e stavolta lo sguardo è tutto, caldissimo, per sua moglie, "oppure che ama cucinare ma non vuole farlo se non per qualcuno. O che ci sono tantissimi modi per essere padre e non c'è un limite di tempo per esserlo. Che il cuore non invecchia, mai".

Deve fermarsi, per schiarirsi la voce e distogliere lo sguardo da Eleonora che ha le guance rigate di lacrime.

Distoglie lo sguardo, sorride impercettibilmente e continua. "Il concetto racchiuso nell'altro enunciato si lega strettamente a tutto questo perché se la casa è l'involucro che ci accoglie l'assistenza reciproca è il cuore pulsante dell'amore: curarsi l'un l'altro, assistersi. Supportarsi e sopportarsi: questo è amarsi. Riuscire a superare i muri che le reciproche volontà o le reciproche mancanze erigono tra di noi è amore. Obbligare sé stessi a perdonare una volta ancora, dopo aver detto che non lo avremmo fatto mai più, è amore. Restarsi accanto, ascoltarsi, sentirsi... quando si riesce in tutto questo si è una famiglia, nel senso più meraviglioso e completo del termine. Tutto il resto non conta."

Sorride apertamente a Fabrizio e Mauro, che ricambiano prima di guardarsi negli occhi e annuire appena.

"Sono grato a Mauro e Fabrizio che mi hanno permesso di essere qui oggi, e onorato che mi abbiano reso partecipe di questo momento così importante, facendoci sentire me, Eleonora e Amir, parte di voi, della vostra vita insieme, di questa grande famiglia che siamo tutti quanti".

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