Capitolo BONUS - Appuntamento al buio

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Chi ci ha seguito in passato sa bene che ci siamo dilettate spesso con i capitoli bonus, in genere scollegati dalla trama della storia e utili solo a far sorridere. Ecco, in questi giorni così sospesi e incerti abbiamo sentito il bisogno di tornare a quei momenti e a quelle risate, e ci abbiamo riprovato, sperando di regalarvi un po' di leggerezza - noi scrivendo l'abbiamo in parte ritrovata - e augurandoci che possa essere anche di buon auspicio, per ritrovare tanti altri momenti di risate condivise. L'episodio al centro del racconto è quello "very hot" descritto nel capitolo 83 de "La notte", visto e commentato con gli occhi degli agenti della scorta.

Buona lettura.

Mistress70 e MmMonic


Roma, agosto 2020

Si sono fermati per un caffè, appena usciti da Palazzo Chigi, il Presidente dice sempre che fuori, all'aria aperta gli pare più buono, meno amaro. Che quello della buvette risente dell'aria che respirano le macchinette, che lo inacidisce.

Dice proprio così, lo inacidisce. E a volte ha il sospetto che non parli solo del caffè.

E in effetti quando è fuori, quando parla con le persone che lo riconoscono e si fermano per un saluto sembra un'altra persona: allegro, i tratti del viso distesi, sempre pronti al sorriso.

Giancarlo lo guarda e non riesce a non provare comprensione per lui, così costantemente sotto i riflettori, spesso criticato, giudicato, attaccato.

Lui si è imposto di essere sempre super partes e di non far mai entrare la politica nel suo lavoro o, teme, non sarebbe in grado di svolgerlo al meglio, ma questo gli sembra davvero una brava persona, finita in un mondo che non gli appartiene ma in cui ha comunque imparato a muoversi con disinvoltura. Se le sue sorti in politica dipendessero dal giudizio diretto delle persone probabilmente sarebbe rieletto per i prossimi vent'anni, tanto è grande la sua empatia con la gente. Ora ad esempio sta chiacchierando con la proprietaria del bar a proposito di un grosso micio tigrato che sta beatamente ronfando sul basamento dell'ombrellone. "Sembra un leoncino", dice sorridendo e si informa sul sui percorsi che compie giornalmente, sul fatto che, benché evidentemente randagio, mangi con regolarità.

Sembra talmente interessato che quando gli si accuccia accanto e comincia a grattarlo tra le orecchie Giancarlo sbianca impercettibilmente al timore che decida di portarselo a casa: i sedili dell'auto pieni di peli sono una delle cose che più lo atterriscono, seconde solo ai mozziconi non esattamente legali che gli è capitato di trovare dopo i turni di Fumagalli.

Per fortuna però il Presidente, dopo un'ultima carezza al micio, che non ha mutato la sua espressione indolente, si rialza e lo lascia a ronfare beato, dirigendosi verso le auto parcheggiate poco lontano.

Devono andare a una conferenza, Giancarlo ha visionato il programma e sa che è atteso tra poco meno di mezz'ora; dubita che ce la faranno ad arrivare in tempo ma la fama da tiratardi del Presidente è ormai nota, e non si preoccupa più di tanto.

Gli apre la portiera e sorride quando lui lo guarda con quell'espressione un po' colpevole e un po' furbetta che gli richiama profonde fossette sulle guance "Siamo lunghi anche stavolta De Santis?" Giancarlo fa un cenno per sdrammatizzare. "Recuperiamo, Presidente, non è lontano"

L'altro si attarda un istante ancora, prima di entrare "Dovrebbe anche raggiungerci mia moglie, più tardi... magari chieda a Loi di starci attento da quando esce da scuola... ma, mi raccomando, che non se ne accorga, o stasera a casa saranno fuoco e fiamme".

Giancarlo si concede una risata. Presidenti o guardie del corpo, la sorte, con le mogli era uguale per tutti gli uomini.

Richiude la portiera dopo che l'altro ha preso posto nell'auto e intercetta Loi, che sta per sedersi al posto di guida.

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