Roma, IKEA Anagnina 1 giugno 2014
(Mauro)
IKEA la domenica pomeriggio è ciò che più ci rende simili a una coppia sposata, anche se decisamente non lo siamo.
Decisamente.
D'altronde, se è pur vero che i miei turni sono variabili ma soprattutto saltano ogni due per tre, il tuo orario di lavoro è il classico dalle nove alle cinque, dal lunedì al venerdì, perciò se per caso mi trovo ad avere la domenica libera ne approfittiamo per fare cose da coppia, che sia l'IKEA, o la spesa, o il cinema a un orario decente e non all'ultimo spettacolo, quando finisco inesorabilmente per addormentarmi, e tu per seccarti.
"Mauro, che dici? Questa o questa?", mi dici mostrandomi due cornici, che andranno ad abbellire casa tua, il tuo soggiorno, la consolle alla quale si appoggia il tuo divano. Punto l'indice sulla cornice alla mia destra, tu mi dici "Ok", poi la riponi sull'espositore e infili l'altra nel sacco giallo.
Ovviamente.
Sollevo gli occhi al cielo e rido, con te è sempre così, sembra che dell'opinione altrui tu non tenga conto, in realtà nelle questioni importanti non solo tieni conto di ciò che pensa chi ti sta accanto, ma lo rispetti profondamente. Almeno, con me fai così, e rispetti il fatto che, sebbene la casa per la quale stai scegliendo con cura le candele, rigorosamente ornamentali, potrebbe essere di entrambi, vorresti che fosse di entrambi, io invece ci vada con i piedi di piombo.
Ti fermo mentre scegli le mensole. "Guarda che quelle sono troppo sottili. Per la quantità di libri che hai tu, sono meglio queste", indico un'altra serie a fianco a me, "e ci vogliono almeno tasselli da 6".
Alzi le mani. "Mi fido, su queste cose sei più bravo tu", ed è vero tra i due chi ha più manualità sono io. Mio padre faceva tutto in casa e a me piaceva starlo a guardare ogni volta che si cimentava in qualche piccola riparazione, e ho imparato così. Non ho la sua pazienza e perciò certe volte sono meno rifinito, ma finché vivo da solo non me ne preoccupo. Certo, se le cose dovessero cambiare chissà.
Io però ancora non me la sento. E non è che non sia innamorato di te, è che sono stato ferito tante, troppe volte.
Tu certe cose le ha già passate, sei più avanti di me nel tuo percorso, io a volte temo invece di non potere, di non riuscire a...
"Ce lo prendiamo un caffè?", mi chiedi.
"Volentieri, ne ho davvero bisogno", ti rispondo.
Mentre facciamo la fila in caffetteria con la coda dell'occhio mi sembra di vedere Giancarlo con la moglie e il bambino. Mi giro completamente, ma non lo vedo da nessuna parte, eppure mi sembrava proprio lui. Ci manca solo Giancarlo cazzo.
Mi metto le mani in faccia e me la strofino, a cercare di cancellare i pensieri, emettendo un sonoro sospiro.
"Tutto bene Mauro?"
"Sì, sì. Mi sembrava di aver visto una persona, ma mi sono sbagliato".
"Buona o cattiva?"
"Cioè?"
"La persona che potresti aver visto, buona o cattiva?"
"Ma no, niente. Lavoro". Mi fai una carezza sul viso e mi sorridi, dolcemente ma un po' mestamente. La mia titubanza a volte ti fa soffrire, e non ne sono fiero.
Nel parcheggio mi guardo intorno, con un senso di inquietudine, ma non vedo nessuno. Estraggo dalla tasca il telecomando con il quale faccio cinguettare l'auto.
"Pizza e film?", mi chiedi non appena ci sediamo.
"Pizza e film, ma il film lo scelgo io", rispondo mettendo in moto. Domani mi aspetta una giornataccia, vediamo di concludere la serata in tranquillità.
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General FictionOltre l'arroganza, l'ostilità e la discriminazione c'è l'amicizia, quella vera.