2. Ci risiamo

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Mentre sono immersa nella lettura il sole inizia a sorgere piano piano, gli uccellini iniziano a cinguettare vivaci, il cielo si tinge di mille sfumature di arancio e il profumo di una nuova giornata si sprigiona per tutta la casa. Guardo ammaliata fuori dalla finestra e aspetto che qui fantastici colori si dissolvano per lasciare spazio al bellissimo colore azzurro del cielo della California. Mentre il sole in cielo si alza sempre di più la sua luce si riflette a poco a poco sulle pagine del libro, il suo calore scalda le mie dita e la mia mente inizia a vagare.

Una voce delicata e assonnata si insinua improvvisamente nella mia testa riscuotendomi dai miei pensieri "Cami,che ci fai alzata così presto? Hai ancora gli incubi vero?" annuisco silenziosamente.

"E' per il trasferimento vero?"
"Sì ma sto bene zia, stai tranquilla"
"Voi che prenoti una visita dalla signora Poth? Magari può rinnovare la ricetta per quelle gocce che ti calmavano"
"Zia stai tranquilla sto bene, veramente. Non ho bisogno delle gocce, sono quasi due anni che non le prendo più posso farcela senza. Sono passati nove anni, non posso continuare a imbottirmi di farmaci ogni volta. Sto imparando a conviverci ma non sempre è facile, lo sai"
"Lo so piccola mia, voglio solo che tu stia bene"
"Lo capisco, ma starò bene vedrai. Non preoccuparti" dico accennando un sorriso
"Va bene, però ti prenoto lo stesso una visita dalla psicologa. Magari ti da qualche consiglio..."
"Va bene, se ti fa stare meglio per me è ok"
"Ti voglio bene" dice abbracciandomi forte
"Anche io, tantissimo" dico stringendola forte tra le mie braccia.

Zia Chloe si siede vicino a me e con una coperta copre i nostri corpi, prende la mia mano tra le sue e guardandomi negli occhi dice "Sei forte Cami, andrà tutto bene. Non lasciare che la tua mente ti inganni per una volta ascolta anche il tuo cuore. Puoi farcela ne sono sicura". Non rispondo, lei si appisola vicino a me e si addormenta. Fisso per alcuni minuti il soffitto, le palpebre iniziano a farsi sempre più pesanti finché inevitabilmente si chiudono ed io mi addormento.

Quando mi risveglio il soggiorno è immerso di luce, l'orologio segna le nove e un quarto e il libro che prima stava sul braccio del divano è ora riposto nella libreria. Mi alzo ancora un po' assonnata e mi dirigo in cucina per fare colazione. Sul tavolo trovo un post-it su cui c'è scritto: "Fatti un bel cappuccino e mangia la brioches che ti ho messo sul bancone, alle dieci ho anche prenotato una visita dalla Signora Poth. Ci vediamo a pranzo, baci :)".

Dopo aver finito di fare colazione sparecchio, lavo e asciugo le stoviglie e poi entro in camera mia. Tolgo la tuta che prima indossavo ed infilo un paio di jeans neri, una maglietta a maniche corte bianca e una giacchetta leggera color verde militare. Prendo le Airpods dal cassetto del comodino, metto le mie amate vans ed esco di casa. Dopo aver controllato l'orario sul telefono inizio a correre verso la fermata dell'autobus pregando in cento lingue diverse di non perdere il bus. Per fortuna riesco a salire prima che le porte si chiudano, infilo le cuffie tirando un sospiro di sollievo e poi mi siedo. Se non altro oggi posso dire di aver praticato attività sportiva e la zia smetterà di lamentarsi del il mio essere pigra. Quante volte ancora dovrò ripeterle che leggere e guardare serie è uno sport a tutti gli effetti, insomma non mi sembra difficile da capire.

I personaggi delle serie tv e dei romanzi  sono le uniche persone con cui ho un "rapporto", loro per lo meno non se ne andranno mai e saranno sempre lì quando vorrò sentirmi accanto a loro o semplicemente parte di qualcosa. La terra potrebbe anche esplodere ma loro rimarrebbero comunque lì come se possedessero un'anima immortale. E' paradossale come gli attori invecchino e se ne vadano così in fretta, lasciando comunque un segno permanente. Lasciando che il loro personaggio viva in eterno. Insomma prima o poi Daniel Radcliffe se ne andrà da questa terra ma Harry Potter continuerà a vivere nei nostri cuori e nelle nostre menti, come se niente fosse successo. Che cosa triste ma allo stesso modo pazzesca, sapere che non te ne andrai mai per davvero; che per lo meno una piccola parte di te rimarrà per sempre intrappolata in questo mondo che tu voglia o no.

Certo che l'incidente mi ha proprio cambiato la vita. Vi presento Camille una psicopatica che preferisce relazionarsi con persone che non esistono piuttosto che con quelle in carne ed ossa. La ragazza che ha paura di qualsiasi tipo di interazione con gli altri, che non ha amici, che non dorme la notte per via degli incubi, che va dalla psicologa perchè la fa sentire meglio, che deve trasferirsi di nuovo, che si è fatta una promessa che la sta distruggendo più di quanto non l'abbia fatto il destino e che probabilmente anche questa volta saboterà la sua vita con le sue stesse mani. Quella che rimarrà sola per sempre ma almeno non dovrà soffrire ancora, ah no soffre tutti i giorni perché i suoi genitori sono morti in un incidente e lei non riesce a togliersi dalla mente quelle immagini che la perseguitano da una vita. Quella ragazza bionda, magra, non troppo alta, amante della lettura ma pur sempre con il cuore spezzato e una maschera che le protegge dal resto del mondo. Benvenuti nel suo mondo e nella sua vita monotona e ripetitiva.

Scendo dal bus completamente immersa nei miei pensieri e con una domanda che mi ronza in testa "Questa volta ce la farò? Avrò abbastanza coraggio? O lascerò che la mente e il cuore abbiano la meglio su di me?".

Entro poi nel piccolo edificio grigio in cui la signora Poth ha il suo studio e in cui solitamente tiene le sedute; nonostante alle volte se strettamente necessario vada nelle case dei pazienti. Quando entro il profumo di cannella invade le mie narici e il suono del piccolo campanello posizionato sopra alla porta preannuncia il mio arrivo, chiudo la porta e mi accomodo nella sala d'attesa. L'arredamento di questa stanza mi lascia di stucco ogni volta nonostante io ormai conosca ogni singolo angolo. Le pareti sono di un beige chiaro e sono ricoperte da quadri dalle svariate forme e dai colori caldi e delicati. Quattro poltrone grigie sono posizionate nella piccola sala e un tavolino di un grigio più tenue è posizionato davanti a queste ultime. Su di esso si trovano varie riviste e qualche libro per bambini. Quando ci venivo da piccola leggevo sempre "Le fantastiche storie di Rizzo il riccio" mentre aspettavo il mio turno, per cui ora saprei ripeterlo a memoria senza commettere alcun errore. Ricordo di aver visto qua solamente una volta un bambino della mia età, mentre io ero una cliente abituale se così possiamo dire. Accanto alla porta dello studio della signora Poth c'è un mobile di legno dove si intravedono un'orchidea bianca e una pianta di ficus pumila che scende a cascata e ne copre un parte con le sue foglie verdi. Due grandi finestre permettono alla luce di entrare e di scaldare la sala. Sulla porta dello studio è appeso un cartello bianco girevole su cui ora è incisa in nero la scritta "occupato".

Era da un po' che non venivo qui, ma ho la sensazione che dopo il trasferimento mi ritroverò spesso qua. Ma non la trovo una cosa negativa, anzi parlare con la signora Poth mi fa sentire bene. Forse mi conosce meglio di quanto mi conosca io stessa, sa sempre cosa penso come se mi leggesse nella mente. E' impossibile nasconderle qualcosa, lo capisce subito se mento. E' una donna sulla cinquantina con i capelli castano scuri, le faccia rotonda, occhiali rettangolari e sottili che spesso le ricadono sul naso grosso, una voce dolce e rasserenante e un sorriso di comprensione stampato in faccia. Ha una faccia talmente amichevole che appena la guardi ti viene spontaneo confidarti con lei, anche se quando la zia mi ha portato qui non ho spiaccicato parola per quattro sedute per via della promessa, ma non solo per quello. Nonostante questo lei non ha mai ceduto e piano piano mi è riuscita a tirarmi fuori le parole di bocca. Quante volte ho pianto dentro quello studio e quante volte ancora lo farò.

Una signora esce dalla porta salutando cortesemente e la sua voce riecheggia nella stanza. La signora Poth si fa spazio tra la porta e con voce dolce dice: "Cami! Da quanto tempo. Avrei preferito incontrati in altre circostanze ma me ne farò una ragione. Prego entra piccola mia."

Entro senza farmelo ripetere due volte e mi siedo sulla poltrona posizionata vicino alla scrivania. Poi guardo la psicologa che sorridendo dice: "Allora cami raccontami cosa passa nella tua testolina incasinata". Inizio a raccontarle il motivo per cui la zia volesse che la vedessi per poi passare agli incubi e al trasferimento.

Forse lei è l'unica persona adulta con cui riesco a parlare così tranquillamente di quello che è successo e di quello che provo, mi sento capita e ascoltata. Ho quasi la sensazione che davanti a me ci sia uno specchio e che io stia parlando con me stessa.

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti,
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Fatemelo sapere nei commenti
Baci
Bea💖

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