1. Maledetto incubo

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Mi sveglio di soprassalto con il cuore che batte all'impazzata, il fiato corto, le mani e la fronte imperlate di sudore e un tremolio che scuote il mio corpo proprio come d'autunno una foglia che cade da un albero. Mi affretto a cercare bunny tra le lenzuola umide, e dopo averlo trovato lo stringo forte a me.

Era solo il solito incubo, penso mentre una lacrima mi riga il volto.

Mi metto a sedere, inspiro ed espiro lentamente per tre volte, così da potermi calmare. Poggio la mano sulla fronte per sentire se scotto e dopo aver verificato di non avere la febbre mi tranquillizzo definitivamente.

Ogni volta che devo prendere una decisione importante o compiere un passo significativo, la mia mente mi fa rivivere il giorno dell'incidente minuto per minuto. E' come se tutto accadesse ancora, ancora ed ancora. Rivivo le stesse sensazioni, sento il rumore dei freni sull'asfalto, il calore del fuoco e la paura. Dopo essermi svegliata giuro a me stessa di cambiare, di ricominciare da capo e di lasciar perdere quella stupida promessa. Sono stanca di vivere così, di dovermi nascondere inutilmente da qualsiasi persona. Ma quando provo ad approcciarmi con qualcuno di diverso, un flashback mi riporta a quel maledetto giorno e l'unica cosa che riesco a fare è scappare via come una bambina.

Scendo dal letto, entro in bagno e mi fiondo sotto il getto d'acqua calda che mi scioglie i muscoli ancora contratti per via del brutto sogno.

Dopo essermi lavata per bene esco dalla doccia e mi avvolgo in un asciugamano morbidissimo che profuma ancora di ammorbidente. A piedi nudi raggiungo l'armadio ed estraggo l'intimo e dei vestiti puliti. Dopo aver annusato i capi, anch'essi profumati, li infilo e mi avvio verso la cucina.

Cercando di essere il più silenziosa possibile verso un po' d'acqua nel bollitore e la faccio scaldare. Poi allungo la mano verso la credenza e prendo una bustina di camomilla, una delle poche cose in grado di tranquillizzarmi. Verso l'acqua calda in una tazza, immergo la bustina e mi sposto in salotto. Tantissimi scatoloni sono sparsi per tutto il soggiorno, alcuni sono pieni zeppi mentre altri sono completamente vuoti. Dovremmo finire di impacchettare tutto per il fine settimana, così da poter aver tempo a sufficienza per sistemare tutto nella casa nuova.

Sono quasi le sei e Zia Chloe sta ancora riposando. Come al solito, dopo ogni incubo mi siedo sul divano a leggere un libro mentre sorseggio della camomilla e aspetto di vedere le luci dell'alba filtrare dalla finestra. Ma quello che tengo tra le mani non è un semplice libro, è il libro preferito di mia madre o per meglio dire era.

Me ne leggeva un capitolo ogni sera, prima di mettermi a letto. Mi diceva che non era un libro facile da capire, ma che col tempo sarei riuscita a comprendere per filo e per segno quelle parole.
Mi ripeteva che è l'amore che ci tiene uniti, che ci cambia e ci rende migliori. "L'amore ha milioni e miliardi di sfumature" raccontava. Il romanzo s'intitola "Orgoglio e pregiudizio", è una vecchia edizione che mia madre aveva comprato quando frequentava il liceo. Quando le mie mani sfiorano le pagine mi sento più vicina a lei, sento la sua presenza accanto a me come se non se ne fosse mai andata.

Una volta uscita dall'ospedale mi sono trasferita dalla Zia. Quella casa mi sembrava così estranea, come se non ci fossi mai entrata prima. Eppure avevo passato delle bellissime nottate lì. Non avevo nulla con me, dovevo per forza andare a prendere le mie cose ma non volevo più far ritorno alla mia vecchia abitazione. La mia camera, la mia quotidianità e miei effetti personali mi mancavano, ma potevo comprarne di nuovi, d'altro canto non mi sarebbero più serviti perché non sarei mai più stata la stessa; la vecchia Camille era morta in quell'incidente.

La signora Poth diceva che era importante che io tornassi lì, era una sorta di addio al mio passato diceva. Mi avrebbe aiutato a lasciare andare tutto quel dolore che mi opprimeva ripeteva ad ogni seduta.

Così un giorno, Zia Chloe mi ha dato una scatola di latta e con una scusa mi ha portata davanti alla mia vecchia casa. Mi ha detto di prendere solo quello a cui ero veramente affezionata e che la scatola potesse contenere. Non volevo entrarci, quelle mura erano piena di ricordi ed io ero certa che non sarei riuscita a trattenere le lacrime. Ma presi coraggio e varcai la soglia, dovevo pur dire addio al mio vecchio mondo. Le mani iniziarono a tremare, percepì un forte odore di fumo e il calore del fuoco che divampava. Era come se stessi rivivendo tutto di nuovo. Inevitabilmente mi ritrovai a singhiozzare davanti a una foto di famiglia che ci ritraeva durante una grigliata. D'impulso la scaraventai a terra, loro non sarebbero mai più tornati indietro e io non potevo farci nulla.
Mi diressi nella camera dei miei, e subito mi fu chiaro tutto. Sapevo perfettamente cosa volevo conservare e cosa no.

Uscii e mi chiusi la porta alle spalle. Strinsi tra le mie braccia la scatola di latta e mi dissi che non sarei mai più rientrata lì dentro. Avrei dato fuoco a quella casa con le mie stesse mani, se solo avessi potuto.

Le cose che avevo voluto tenere erano veramente poche ed erano esclusivamente cose che appartenevano ai miei genitori. Non presi nulla di mio, non entrai nemmeno nella mia camera per evitare di cadere in tentazione. La vecchia me non sarebbe mai più tornata dovevo solo riuscire a rinchiuderla da qualche parte dentro al mio cuore, buttare via la chiave e tener fede alla mia promessa. Salì in macchina con gli occhi gonfi e riferì alla zia che sarei dovuta andare a comprare qualche vestito perchè avevo deciso di non prendere nulla di mio. Mi chiese più volte se ero sicura della mia scelta, io le dissi di sì e lei fu costretta ad accettare la mia decisione con una misera espressione di compassione.

Fu anche quell'espressione che contribuì a cambiarmi e a rendermi quella che sono ora. Se mi fossi chiusa in me stessa e se non avessi stretto nuove amicizie non avrei dovuto raccontare quella brutta storia a nessuno e non avrei dovuto assistere alla comparsa di quel sentimento sul viso di ogni singola persona. Odiavo quell'espressione e odiavo quando la gente mi guardava con occhi pieni di pena, mi faceva sentire debole e tutto il dolore si accumulava nel mio petto che diventava una bomba ad orologeria.

Quando alle medie cambiai scuola ne fui estremamente felice, finalmente potevo aggirarmi tranquillamente nei corridoi della scuola senza avere il timore che qualcuno mi guardasse in quel modo. Avevo finalmente la possibilità di iniziare da capo, ma come volevo io. Nessuno mi conosceva e lì non c'erano miei vecchi compagni quindi passare inosservata era semplice. E' bastato essere antipatica con tutti per il primo mese e poi nessuno mi ha più calcolato. Ci stavo male, ovviamente, ci sono stati momenti in cui avrei voluto raccontare la mia storia e spiegare il perchè del mio comportamento ma la promessa era sempre più impressa nella mia mente. La zia, Jack e la signora Poth erano le uniche eccezioni ed andava bene così, loro bastavano e avanzavano. A volte provai ad allontanare pure loro dalla mia vita ma senza nessun risultato quindi dopo un po' ci rinunciai.

Se ora penso a quanto in fretta solo dovuta crescere mi si stringe lo stomaco. Avevo solo otto anni eppure ero più matura di molti adulti. Certo le mie stupide scelte non mi hanno portata lontano e mi condizionano tutt'ora. A causa di quella promessa non riesco più ad essere la Camille di una volta, lei mi manca più di tutte. Crescendo ho capito che non era necessario fare quello che ho fatto, affrontare così il dolore è stato inutile. Vorrei tanto cambiare le cose e tornare ad essere la bambina spensierata di una volta, la bambina sorridente e solare, vorrei essere così con tutti non solo con "le mie persone" come le chiamo io. Ma quel giuramento ormai è inculcato nella mia mente. Ho paura di relazionarmi, ho paura di affezionarmi e questa promessa è diventata il mio salvagente, ovvero una delle uniche cose che riesce a tenermi a galla.

Ma l'idea di poter iniziare di nuovo da capo mi continua a ronzare in testa. E' come se la vita mi stesse dando un'altra opportunità per cambiare e per tornare ad essere la vera Camille.
Tutti cercano di convincermi che sia la cosa giusta da fare, la vita mi sta servendo tutto su un piatto d'argento mi dicono. Posso farcela affermano. Non devo avere paura, le cose andranno bene ripetono fino alla nausea. E quando sento queste parole il mio cuore batte forte, non si ferma più, è come se la vecchia cami che ho rinchiuso lì dentro sia quasi riuscita a trovare il modo per fuggire da quel minuscolo e sperduto angolino del mio cuore.
Però più ci penso più la mente inizia a giocarmi brutti scherzi. Ecco la causa del brutto sogno di stanotte, e come se la mente si volesse opporre alla mia volontà.
Però sono stanca di dare sempre e solo retta a lei, questa volte voglio ascoltare il mio cuore e dargli una possibilità. Se la merita in fondo, me la merito.

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