15. Sentimenti contrastanti

116 19 68
                                    

Dopo aver cenato ho aiutato la zia a lavare i piatti e in seguito mi ha comunicato di aver prenotato un appuntamento per domani mattina con la signora Poth. Mi sono limitata a sorriderle, ormai parlare con lei non è più un problema so che ho bisogno di aiuto e dialogare con lei mi aiuta moltissimo. Inoltre la signora Poth è una delle poche persone che riesce a calmarmi e a darmi ottimi consigli, ormai la considero parte della famiglia perché alla fin fine mi ha vista crescere ed è in gran parte merito suo se sto riuscendo nel mio intento di andare avanti.

Mi ricordo ancora la prima volta che zia Chloe mi ha portato in quello studio, al solo ricordo dell'accaduto mi viene da sorridere. Per quattro sedute di fila non ho aperto bocca, le mie labbra sembravano incollate tra di loro, la promessa era più forte di tutto ed io ero più testarda che mai. Pensavo che se fossi andata avanti così avrebbe sicuramente perso la pazienza e io sarei stata libera di vivere la mia vita dentro alla mia maledetta bolla, ma lei non lo hai mai fatto. Non si è mai arresa, non ha mai mostrato nessun segno di cedimento, nessuna esitazione e non si è mai scomposta, mai. Alla fine quella che è ceduta sono stata io quando alla quinti seduta ho pronunciato timidamente il mio nome, non ho detto altro e sono rimasta zitta per il resto del tempo. Ma questo era già un inizio per lei, quando ha sentito la mia voce per la prima volta si è come sciolta. Ha sorriso vivacemente e una lacrima le ha rigato il viso poi si è avvicinata a me cautamente e mi ha preso le mia mani piccole tra le sue, mi ha guardata dritta negli occhi e mi ha detto: "Ciao Camille, sono felice che tu ti sia presentata. E se tu me lo permetterai io ti aiuterò ad uscire da tutto questo grande baccano che c'è nella tua testa, condividi il tuo dolore con me e vedrai che non ti sentirai più sola. Ti prometto che ti sentirai meglio piccolina, te lo prometto". Devo dire che quelle parole mi hanno toccato il cuore, ero così piccina ma capivo già tutto. Non ero come gli altri, ero maturata in una notte, la notte in cui mi era stato tolto quello che avevo. Una lacrima scivolò giù per la mia guancia ma resistetti, non dissi altri anche se avrei voluto. Ci vollero altre tre sedute prima che iniziassi a parlare veramente con la signora Poth, per la maggior parte del tempo piangevo ma andando avanti mi resi conto di quanto parlare con lei fosse importante e di quanto mi facesse sentire bene. Sapevo di poter contare su di lei, avrei sempre avuto qualcuno pronto ad ascoltarmi e soprattutto una spalla sulla quale piangere senza avvertire il timore di essere giudicata in alcun modo.

Dopo aver sistemato tutto do un tenero bacio alla zia e le auguro una buonanotte, raggiungo camera mia sbadigliando ed esausta mi butto sul letto. Poi lo schermo del mio cellulare si illumina improvvisamente, lo prendo tra le mie mani mentre penso a chi possa mai avermi scritto e solo allora mi accorgo che Noah mi ha scritto un messaggio. "Ciao Cami, sei tornata a casa? Tutto ok :) ?". Alla vista della notifica un enorme sorriso si espande sulle mie labbra, lascio di scatto il telefono che cade sul materasso e salto giù dal letto entusiasta. Giro per la stanza elettrizzata, poi improvvisamente quel sorriso sparisce e la mia espressione si fa pensierosa. Perchè dovrei reagire così ad uno stupido messaggio? Non c'è nessun motivo per cui dovrei essere felice sopratutto per così poco. Lascio che la mia parte razionale inizi ad elaborare informazioni e dopo essermi calmata decido di rispondere. "Ehi Noah! Sì, sono arrivata a casa sana e salva. Io sto bene, grazie mille e tu?" rispondo
"Benissimo, volevo solo assicurarmi che stessi bene"
"Grazie mille non ce n'era bisogno e grazie mille ancora per oggi. Se non ci fossi stato tu..." digito
"Cami, mi hai già ringraziato mille volte hahah e io ti ho ripetuto che non ce n'era bisogno. Gli amici servono a questo e l'importante è che ora tu stia bene".

Pensare che ci sia qualcuno al di fuori della mia "famiglia" che tenga così tanto a me nonostante non mi conosca da molto mi fa stare bene. Non me lo sarei mai aspettata, non mi ricordavo che avere degli amici significasse anche questo e al solo pensiero potrei commuovermi. Mi sono privata di tutto questo senso di felicità per così tanto che ora niente sembra reale.

Io e Noah continuiamo a parlare del più e del meno per almeno un'ora, poi mi da la buonanotte e io mi addormento con l'immagine di lui che mi tiene tra le sue braccia mentre mi dice che va tutto bene. Cerco di scacciare dalla mia testa quello stupido ricordo, penso ad altro ma non c'è verso di far svanire quell'immagine. Questo non va assolutamente bene, so cosa vuol dire tutto ciò e non può essere. Non posso lasciare che succeda, mi conosco fin troppo bene. Non è il momento giusto per una cotta. Non mi aiuterebbe, anzi finirebbe per farmi male e questo mi porterebbe a distruggere tutti i progressi fatti finora. Non sono pronta, non lo sarò mai dopo tutto quello che è successo. Quando ti privi così a lungo dei sentimenti finisci per impararli a memoria e inevitabilmente sei in grado di riconoscerli subito quando si presentano. Li sapresti disegnare anche ad occhi chiusi nonostante siano prettamente astratti. Più provi a respingerli più loro si insinuano nella tua testa e nel tuo cuore, ti imponi di non provare nulla isolandoti ma sei pur sempre umano e non puoi sfuggire a questi. Fare amicizia è una cosa, ma le cotte sono tutt'altra. Si inizia così per poi finire innamorati persi. L'amore non fa per me è troppo da gestire. 

***
Ieri sera dopo aver ricevuto la buona notte da Noah ho spento il cellulare e sono andata a dormire. Ero veramente stanchissima e quando mi sono infilata sotto le coperta sono collassata. Motivo per cui stamattina, siccome zia è uscita per delle commissioni, mi sono dimenticata dell'impegno con la signora Poth oltre ad essermi svegliata tardissimo. Me ne sono accorta grazie ad un biglietto della zia, posizionato sulla penisola della cucina accanto ad un piattino con una buonissima brioches. Dopo averlo letto mi sono fiondata in camera, ho acceso il telefono e ho chiamato la psicologa che dopo neanche due squilli mi ha risposto dicendomi:
"Sì sei in ritardo di quarantacinque minuti, dormigliona. Per fortuna non ho altri appuntamenti per questa mattina. Ti aspetto qua, sbadata" a quelle parole sono arrossita e ho sussurrato un rapido e imbarazzato "Arrivo, scusami". Poi ho aperto l'armadio di scatto facendo quasi sbattere le ante contro la parete, ho preso un paio di jeans a caso e una maglietta e li ho indossati senza pensarci. Poi ho infilato le scarpe, preso le chiavi e ho chiuso la porta velocemente. Prima di arrivare sul ciglio della strada, l'immagine di quella favolosa brioches mi è apparsa nella mente come un flash. Ho cercato di lottare contro me stessa ma la mia fame e la mia pancia brontolante hanno avuto la meglio, così imprecando e insultandomi sono rientrata in casa e ho agguantato la brioches. Poi sono uscita di nuovo ma questa volta con un sorriso in volto e il sapore del cioccolato in bocca, basta poco per rendermi felice. Mi assicuro di aver chiuso bene la porta e poi corro alla fermata del bus, tutti mi guardano sorridendo o ridacchiando e credo che probabilmente sia perchè in questo momento sembrerò un cavallo che trotta o forse un mammut che con modesta agilità si aggira per le strade di San Francisco. Controllo gli orari dell'autobus appesi alla fermata e mi accorgo che il primo sarà tra mezz'ora, sono letteralmente fregata. Se solo non avessi spento il telefono mi sarei svegliata in tempo e avrei evitato tutto questo casino. Sono proprio una stordita colossale, sì lo sono. Ma poi che hanno tutti da guardare? Io proprio non capisco, sarà che la mattinata non è iniziata nel migliore dei modi. Già sono nervosa di mio per questo ultra mega ritardo, ci mancavano solo queste persone che mi fissano divertite. La signora Poth mi ucciderà di sicuro, qua serve un miracolo divino. Appena pronuncio quella parole, per una volta nella vita, qualcuno mi ascolta e una gioia come attratta da una calamita giunge fino a me. Una macchina bianca si ferma accanto alla fermata e inizialmente non capisco chi possa essere, anche perchè non ho mai visto prima d'ora una macchina del genere. Quindi mi rassegno e guardando verso il cielo penso che la gioia evidentemente non era destinata alla sottoscritta. Poi il finestrino della vettura si abbassa e solo in quel momento realizzo. Che strana coincidenza.

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti! Ecco finalmente un nuovo capitolo. Chi ci sarà dentro alla macchina? Fatemi sapere le vostre teorie. Scusate se non sono riuscita a pubblicare prima ma la scuola e la maturità mi occupano veramente moltissimo tempo. Detto questo spero che il capitolo vi piaccia. Ovviamente fatemelo sapere nei commenti e con una stellina.
Vi ricordo di seguirmi anche su Instagram e tiktok per tenervi aggiornati sulla storia @beaxstories

Unexpected turnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora