Noah's pov
Mi rigiro nel letto assonnato e spengo la sveglia mormorando "Ancora cinque minuti".Un raggio di sole filtra dalle tapparelle semichiuse e illumina la mia faccia, infastidito dalla luce mi alzo di scatto e controllo l'orario. Ancora mezzo addormentato mi accorgo di essere in super ritardo e impreco sottovoce, maledetta scuola. Mi vesto con la velocità di un fulmine con le prime cose che mi capitano sottomano, prendo la cartella da sopra la sedia e corro di sotto in fretta e furia cercando di non inciampare.
"Noah! Cosa ci fai ancora a casa?" chiede mia mamma ancora un po' assonnata mentre beve la sua tazza di caffè
"Mi sono svegliato in ritardo... di nuovo" spiego facendo un sorrisetto nervoso, spero solo non si metta ad urlare di prima mattina
"Papà è ancora a casa?" chiedo con un briciolo di speranza nella voce
"No, però dai sbrigati ti porto io" afferma mia mamma alzando gli occhi al cielo e sorridendo
"Sei sempre il solito ritardatario e dormiglione" aggiunge."Beh, tu potresti venire a chiamarmi. Così sei sicura che mi sveglio in orario" propongo
"Certo come no, se vuoi ti preparo anche un biberon di latte e andiamo a comprare un ciuccio nuovo" ribatte mia mamma ridendo e scuotendo il capo divertita.
Se mi chiedessero a chi assomiglio di più caratterialmente risponderei con il suo nome. Il sarcasmo l'ho preso da lei e pure la solarità, ma purtroppo non posso dire lo stesso per la puntualità. Fisicamente sono tutto mio padre, infatti io e mia madre non ci assomigliano per nulla. Sono alto il giusto, magro, capelli castani e un naso che farebbe invidia a tutti. Ecco, forse la modestia l'ho ereditata da mio padre, come d'altronde la necessità di essere sempre protettivo con le persone che amo, la lunaticità e la bravura nello sport. Alla mia età lui era capitano della squadra di football, e lui vorrebbe che lo fossi anche io. Ma detta sinceramente a me non interessa particolarmente, mi piace giocare a calcio ma non punto a nessun ruolo. Gioco perchè mi diverte, per il resto è tutto superficiale. Chi si merita veramente di essere capitano e Jack, è il suo sogno da quando portava il patello e non mi verrebbe mai in mente di rubargli il posto. Siamo veramente molto legati, lo conosco dal primo anno di liceo e a volte penso che avrei voluto conoscerlo prima.
Salgo in macchina velocemente e mia mamma inizia a guidare come una spericolata, ma tutto questo non serve assolutamente a nulla perchè arrivo davanti a scuola cinque minuti dopo il suono della campanella.
"Sei il solito sfigato" mi ricorda la mia mente, ecco questa è una caratteristica inedita nella mia famiglia. E' un onore essere l'unico a possedere questa qualità.
Saluto mia mamma, chiudo la portiera e corro a scuola. Mentre raggiungo l'aula di biologia cerco di inventare una scusa plausibile per il mio ritardo ma non mi viene in mente nulla, mi inventerò qualcosa al momento, come sempre del resto.
Svolto velocemente dopo l'aula di chimica e noto che la professoressa è girata di spalle mentre è occupata a parlare con la consulente scolastica, sorrido compiaciuto e mi sbrigo ad entrare cercando di non farmi notare.
"Grazie sfiga per avermi abbandonato" sussurro esultando silenziosamente mentre entro in classe.
La classe è quasi piena e ci sono pochissimi posti liberi. Mentre cerco un posto dove sedermi, la mia attenzione viene attirata da una ragazza bionda. Cerco di capire dove io l'abbia già vista ma il mio cervello non collabora. Eppure sono sicuro di sapere chi sia. Noto che il banco accanto a lei è libero così senza indugio mi vado a sedere lì. Sto per rivolgerle la parola ma la professoressa entra in classe.
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Unexpected turn
ChickLitCamille Harrison apparentemente può sembrare una normalissima diciassettenne californiana. Ma da quasi nove anni è costretta a convivere con il dolore causato dalla morte di entrambi i genitori. E con la promessa che ha fatto a se stessa, quella di...