5. Nuovo inizio

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La sveglia suona e io mi alzo per spegnerla, non so perchè io non l'abbia fatto prima tanto lo sanno pure le pareti che non ho chiuso occhio tutta la notte. Avrei voluto farlo ma come sempre i ricordi non mi hanno lasciata riposare, soprattutto oggi; il giorno in cui tutto dovrebbe cambiare, quello in cui dovrei essere migliore e darmi una seconda possibilità. E' come se sognassi ad occhi aperti, come se fossi intrappolata in un loop infinito. Sento una puzza di fumo orribile come se ne avessi inalato una quantità sproporzionata e si fosse depositata all'interno della mia gola.

Mi alzo controvoglia e prendo una pastiglia per la testa perchè sento che da un minuto all'altro possa esplodere, oggi ho abbastanza a cui pensare ci mancava solo il mal di testa. Mi fiondo in bagno e faccio una doccia veloce. L'acqua calda riesce per un attimo a farmi rilassare e a sciogliere i muscoli tesi. Se solo potessi lavare via tutte le emozioni forse starei un po' meglio, penso. Mi vesto, mi trucco un po' giusto per non far vedere le enormi occhiaie e la faccia cadaverica e lego i capelli in una coda alta. Scendo da basso e trovo zia Chloe intenta a preparare la colazione.

"Buongiorno cami, dormito bene?" chiede
"Una favola" rispondo ironicamente, prima che la zia possa replicare mi affretto a dire  "Sto bene, tranquilla" poi sfodero un sorrisetto falso e mi metto a mangiare
"Amore se non te la senti puoi restare a casa, ci vai domani a scuola" spiega preoccupata
"Zia non preoccuparti. Sto bene, davvero"
"Lo voglio fare, ci voglio provare. E' inutile rimandare prima o poi dovrò affrontare tutto ciò" spiego con un filo di voce.

La verità? Non so cosa pensare neppure io, voglio farlo ma non credo di essere abbastanza forte per ricominciare, non dopo tutto questo tempo. Tutta la positività degli ultimi giorni è stata spazzata via da questa notte insonne, si è persa tra tutto quel fumo che non mi lasciava dormire e tra quei ricordi che mi tormentato da troppo tempo. Il mal di testa ha peggiorato tutto, ed ecco spiegata la mia luna storta. Insomma riesco sempre a sabotarmi, non mi smentisco mai. L'unica persona in grado di cambiarmi l'umore non abita più accanto a me e purtroppo non posso correre ad abbracciarlo.

Finisco di fare colazione e salgo in camera a prendere lo zaino. Prima di raggiungere la zia in macchina mi fermo davanti allo specchio vicino alla porta, chiudo gli occhi, faccio un grande respiro e quando li riapro sorrido. Puoi farcela Camille, alla fine nessuno ti conosce e questa è già una grande cosa, per una volta non sarai costretta a vedere la pietà dipinta sui loro volti, mi dico mentalmente. Penso a loro, a come si dovessero sentire se io ce la facessi, a quanto sarebbero felici e orgogliosi della loro piccola. Al quel pensiero una lacrima riga il mio volto. "Per voi" sussurro prima di uscire di casa.

-

"Ci vediamo questa sera" saluto la zia mentre esco dalla macchina
"A dopo, buon primo giorni di scuola!" risponde sorridendo
"Sempre se sopravvivo" mormoro mentre chiudo la portiera

Vorrei tanto sapere dove si è cacciato Jack avrebbe dovuto essere già qui ma meglio così. Nessuno mi vede con lui e nessuno mi o gli fa delle domande, niente domande significa niente problemi.

"Perfortuna che dovevi impegnarti a ricominciare" mi ricorda la mia coscienza. Beh ci penserò dopo, ora devo entrare prima che la campanella suoni.

Il cortile brulica di persone e mentre lo attraverso sento tantissimi occhi puntati addosso, tengo la testa bassa e respiro lentamente.

Durante il weekend sono venuta a scuola per comunicare i corsi che frequenterò durante l'anno e per ritirare le chiavi dell'armadietto. Mi sono assicurata di sapere esattamente dove si trovasse per evitare di dover chiedere a qualcuno informazioni.

Con passo svelto lo raggiungo e al suo interno ripongo alcuni libri che oggi non mi servono e poi mi dirigo verso l'aula di scienze (sì ho imparato anche tutte le aule a memoria) e mi siedo in fondo. La stanza pian piano si inizia a riempire ma sembra che nessuno mi abbia notata e questo mi tranquillizza. La professoressa entra e appoggia la borsa sopra la cattedra ma prima che possa aprire bocca la consulente scolastica fa capolino dalla porta e la chiama in corridoio. Un ragazzo arriva in fretta e furia e quando nota che la prof non è in classe sorride compiaciuto, poi con lo sguardo cerca un posto libero in cui sedersi e così facendo incrocia il mio sguardo apparentemente curioso. Sul suo volto si dipinge una strana espressione un misto tra stupore e felicità poi si accorge che il banco vicino al mio è libero e si affretta a raggiungerlo. Distolgo lo sguardo e sussurro "Merda", ora mi rivolgerà sicuramente la parola complimenti Camille. Tengo la testa china e spero che la prof entri presto così da evitarmi conversazioni inutili e imbarazzanti. Per fortuna vengo ascoltata e l'insegnante entra in classe e con un sorriso inizia a parlare:

"Buon giorno ragazzi, spero che le vacanze siano andate bene. Sono lieta di comunicarvi che da oggi avrete una nuova compagna di corso. Prego Camille Harrison alzati e raggiungimi qui così da poterti presentare alla classe".

Addio copertura, a questo non ci avevo minimamente pensato che stupida. Ho una voglia assurda di correre fuori dalla classe e di tornare a casa ma mi alzo mostrano uno dei miei sorrisi più falsi e raggiungo la professoressa. Sento il cuore che batte all'impazzata, le mani che iniziano a sudare e mi ripeto che posso farcela e che è da qui che ricomincerò.
"Ciao a tutti sono Camille Harrison! Abito a San Francisco da quando sono piccola, mi sono trasferita in un nuovo quartiere da pochi giorni e ho dovuto cambiare scuola" dico cercando di sembrare il più sicura possibile.

Tutti gli occhi sono puntati verso di me e sento la tensione che si espande nel mio corpo. Alcuni sembrano interessati, altri non mi ascoltano nemmeno, altri sembrano quasi cadere da un momento all'altro nel mondo dei sogni e poi c'è quel ragazzo di prima che mi sorride e sembra che mi stia studiando con uno scanner mentale. Devo ammettere che è abbastanza carino.

Ha i capelli castani proprio come i suoi occhi furbi e curiosi, dietro ai quali sicuramente si cela qualcosa di inaspettato che nessuno sospetterebbe mai. Se c'è qualcosa che ho imparato durante questi anni è osservare, ma non superficialmente bensì interiormente o come diceva papà nel profondo del profondo. Se solo le persone si fermassero per un attimo e si concentrassero a guardare capirebbero un mucchio di cose in più. Si dice che osservando attentamente il nostro cervello riesca ad assimilare moltissime informazioni in più rispetto a quanto avvenga con un contatto diretto come un dialogo. Beh, io sono la campionessa in questo ambito. Anni e anni di esercitazione nascosta in un angolino della mia camera.

Il ragazzo è alto qualche centimetro in più di me ed è magro anche se da sotto la sua maglia bianca, o per meglio dire quasi trasparente, si possono intravedere i muscoli e questo mi porta a pensare che giochi sicuramente a football. Più lo guardo più ho la sensazione di averlo già visto da qualche parte ma non ricordo dove, probabilmente è solo una mia sensazione.

"Bene, ora puoi accomodarti. Sono contenta che tu faccia parte di questa scuola e del mio corso, per qualsiasi cosa sono a tua disposizione" dice gentilmente sorridendomi.

Tutti mi danno il benvenuto e me ne torno al posto contenta che nessuno abbia chiesto altro perché per me questo era già più che sufficiente.

Il ragazzo di prima accenna una sorta di sorriso ma io veloce come un fulmine distolgo lo sguardo e mi concentro sulla professoressa che parla.

-

Per fortuna per quanto riguarda scienze non devo recuperare nulla anzi sono pure più avanti rispetto ai miei compagni. Questo significa solamente una cosa: che questa materia non è un problema e che posso cazzeggiare o leggere i miei amati libri senza alcun problema.

La campanella suona e con estrema velocità raccolgo tutte le mie cose, con la coda dell'occhio vedo che il ragazzo di prima si sta avvicinando al mio banco sicuramente per dirmi qualcosa ma io mi affretto a raggiungere la porta e quando la sto per oltrepassare sento:

"Aspetta!"

Faccio finta di non avere sentito e inizio ad allungare il passo in modo da disperdermi tra la folla di persone che si sono riversate nel corridoio al cambio dell'ora. Spero solo di non incontrarlo alla prossima lezione o per il resto della giornata perchè sarebbe veramente imbarazzante.

"Questo sarebbe il tuo modo per riprendere in mano la tua vita e iniziare di nuovo? Beh non sembra che la tecnica stia funzionando. Ti stai sabotando di nuovo Camille" dice la mia mente.

Cerco di non ascoltare questa stupida vocina e raggiungo la prossima aula con passo svelto pensando che questa giornata finirà sicuramente male e consapevole del fatto che per l'ennesima volta mi sto mettendo i bastoni tra le ruote volontariamente. Sento il cuore pesante e un senso di impotenza che mi pervade. Sono proprio una delusione per me stessa e per gli altri.

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti,
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Come sempre fatemelo sapere nei commenti
Baci
Bea💖

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