capitolo diciassette

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Hermione cercò di essere furtiva mentre sgattaiolava fuori dalla sua Sala Comune.
In quel momento tutti gli studenti sarebbero dovuti essere a pranzo, e questo le dava l'occasione di girare per i corridoi come più le piaceva.
Sapeva quanto il suo comportamento potesse risultare infantile, ma forse aveva solo bisogno di staccare il cervello, almeno per un paio di giorni.

Era già stanca di nascondersi, in realtà, non faceva per lei.
Si era sempre ritenuta in grado di affrontare di petto qualsiasi situazione, non pensava che sarebbe potuto cambiare qualcosa.

Non voleva nemmeno vedere Harry e Ron - ultimamente non aveva mai voglia di vedere Ron - perché non sapeva bene come spiegare il motivo di ciò che stava facendo, o di cosa stesse succedendo nella sua mente.
La verità era che non lo sapeva nemmeno lei.
Era quello che significava seguire il proprio cuore? Se era così, allora sapeva di per certo che odiava farlo.

Non le piaceva l'idea di aver iniziato ad essere così dipendente da quello che diceva e faceva Malfoy, non le piaceva quel leggero batticuore tutte le volte che si vedevano, o l'impazienza prima di ogni loro incontro.
E, soprattutto, non le piaceva essere così triste e di cattivo umore per colpa sua, sua e di quell'oca della Parkinson.

Ovviamente, però, rimanere chiusa in camera non le avrebbe fatto alcun bene, per questo ora si aggirava silenziosa tra i corridoi.
Una meta precisa non l'aveva, ma forse camminare l'avrebbe aiutata a schiarirsi le idee.

Quando vide qualche studente tornare di sopra dopo il pranzo, seppe di aver passeggiato in preda ai pensieri per più tempo di quanto non si sarebbe aspettava.

Sapeva che Harry e Ron si trattenevano sempre un po' di più in Sala Grande dopo il pranzo, perciò probabilmente aveva ancora un po' di tempo per tornare nella Sala Comune dei Grifondoro senza rischiare di essere intercettata da loro.
Fece una corsa - si trovava proprio dalla parte opposta del corridoio - per arrivare in tempo, ma appena svoltò l'angolo sentì il cuore fare una spiacevole capriola nel constatare che, davanti al quadro della Signora Grassa c'era Malfoy.

Dannazione.
Si chiedeva cosa ci facesse lì, possibile che tutti i suoi sforzi per evitarlo fossero stati vani?
Sgranò gli occhi quando lo vide voltarsi casualmente nella sua direzione, e si ritrasse immediatamente.

Okay, si disse, l'opzione di tornare in camera per il momento non era attuabile, perciò si allontanò velocemente, di nuovo.
Da una parte, sperava che fosse effettivamente lì per lei - e, insomma, era molto probabile, per quale altro motivo sennò?
Questo pensiero la lusingava, ma allo stesso tempo avrebbe solo voluto starsene in pace.

Ora era di nuovo senza una meta, sapeva solo che non poteva e non doveva tornare indietro.

Arrivò fino alla fine del corridoio, alla parete con l'arazzo, e senza accorgersene vi passò davanti tre volte.
Aveva bisogno di nascondersi per bene, e nella parete si aprì una porta che faceva esattamente al caso suo.

Si sbrigò ad entrare, ringraziando mentalmente chiunque in passato avesse avuto la brillante idea di creare la Stanza delle Necessità, e si chiuse dentro, senza guardarsi indietro.
La stanza in cui era capitata era ovviamente adatta alla situazione, anche se tutti quegli oggetti ammassati senza un ordine preciso un po' la disturbavano.
Si andò comunque a nascondere dietro una pila di oggetti, lontano dalla porta.
Non era sicura che l'avrebbero trovata lì, ma per un po' stare nascosta forse l'avrebbe tranquillizzata.

Nel silenzio di quella stanza, si guardò intorno curiosa, c'era veramente di tutto e di più.
A partire dai mobili, scope, gioielli, libri.. Si chiese quanti e quanti studenti avessero sentito il bisogno di nascondere lì tutte quelle cose, che magari avevano avuto un valore, e adesso non ne avevano nessuno.

Avrebbe volentieri continuato a riflettere su tutto ciò, ma il rumore della porta che veniva aperta la spinse a rimanere immobile, non spostò nemmeno lo sguardo per vedere chi fosse entrato.

"Hermione, so che sei qui, vieni fuori!" esclamò Draco dopo essersi richiuso la porta alle spalle.
Studiò l'ambiente circostante, non gli ci sarebbe voluto molto ad individuarla, conosceva troppo bene quel posto.

La riccia rimase più sorpresa dal fatto che l'avesse chiamata per nome che per altro, e non rispose.
Non sapeva nemmeno come avesse fatto a trovarla, l'aveva forse seguita?
Sbuffò mentalmente, perché non voleva lasciarla in pace?
Provò ad indietreggiare, ma si scontrò con una pila di libri ammassati vicino a lei, producendo un gran fracasso.

Sgranò gli occhi, non ci voleva proprio...

Draco fece un sorrisetto:" Sei meno furtiva di quanto pensassi" le disse divertito, ed iniziò a camminare verso la sua direzione.
"Dai non farti venire a cercare, conosco questo posto come il palmo della mia mano" infatti ovviamente aveva già capito la sua posizione.

Hermione si chiese perché la conoscesse così bene, ma poi realizzò che probabilmente stava mentendo.
Così si allontanò a sufficienza perché non potesse trovarla, e decise di parlare, tanto ormai sapeva che si trovava lì:" Malfoy lasciami in pace, se avessi voluto parlare con te te lo avrei fatto sapere!"

Per poco non le prese un colpo quando si voltò per allontanarsi nuovamente, e si trovò faccia a faccia con Malfoy.
Lui le mostrò il solito sorrisetto:" Ti ho detto che conosco bene questo posto".
"Dannazione.." bisbigliò lei a bassa voce.

Draco notò la sua espressione, sapeva che stava per allontanarsi, così le prese le mani tra le proprie:" Per favore, ascoltami, prima che i tuoi due scagnozzi capiscano che siamo qui e che vengano a cercarci".
Lei sospirò, ma senza allontanarsi, e Draco lo interpretò come un buon segno:" Perché sei così ostinato a parlare con me? Non hai di meglio da fare? Come, ad esempio, pomiciare con la tua amica".
Quella frase le uscì più acida di quanto non avesse programmato.

Lui sospirò:" Volevo parlarti proprio di questo... Senti, hai frainteso, e io voglio spiegarti come stanno le cose" le disse serio, e cercò di guardarla negli occhi, anche se lei evitava lo sguardo.
Di nuovo, non ricevette risposta, così andò avanti e basta:" Pansy è pericolosa, partiamo da qui. I suoi genitori sono riusciti a rimanere in contatto con mio padre, quindi sarebbe decisamente un problema se lui venisse a sapere di.. Bhè, di noi..."

Finalmente Hermione lo guardò:" Ma tuo padre è ad Azkaban... Non può fare nulla".

Draco dovette mordersi la lingua per non dirle che, probabilmente, non sarebbe rimasto in prigione ancora per molto.
"Non hai idea di quante conoscenze pericolose abbia mio padre... Credimi quando ti dico che se volesse farci del male ci riuscirebbe, Azkaban o meno".

L'espressione di lei si addolcì un pochino, sembrando allo stesso tempo anche apprensiva:" Ma è tuo padre... Come potrebbe farti del male?"
Quasi non si mise a ridere:" Oh, lo sottovaluti..."
Non voleva parlare di tutto quello che aveva fatto suo padre, quindi tornò all'argomento principale:" Ma a parte questo, non posso rischiare di metterti in pericolo".

A quelle parole, Hermione ebbe l'impressione che il suo cuore facesse una capriola.

"Pansy ha minacciato di dirglielo, e non potevo permetterglielo... Per tenere la bocca chiusa, ha chiesto un bacio, ecco tutto" la guardò con aspettativa, sperava che la sua rabbia fosse svanita.

Contro ogni sua aspettativa, Hermione si sporse per dargli un leggero bacio a fior di labbra.
Poi gli sorrise:" Quindi, vieni ancora al ballo con me?"

All a mistake ‹dramione› [REMAKE] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora