Sono consapevole del rischio che ho corso sta notte.
Avrei potuto farla urlare, farla morire di paura, o peggio, avrei potuto non essere capace di staccarmi dai suoi occhi e scappare dalla finestra.
Ma dovrebbe essere illegale il modo in cui dorme, come tiene le labbra schiuse, la sua posizione e quella canottiera nera che aderisce perfettamente alle forme del suo corpo. In questo momento credo di poter toccare il fondo. Non posso lasciarmi trasportare dalla mia parte irrazionale, o da quella sotto la cintura.
«Sei stato fuori sta notte?» mio padre irrompe nel salotto con un bicchiere di Bourbon in mano. Dall'ultima volta che ci siamo visti si è lasciato crescere i capelli, adesso la sua chioma bionda ricade sulle spalle dandogli un aria da hippie. Soprattutto con gli occhiali spessi e rotondi che coprono i suoi occhi azzurri.
È arrivato sta mattina presto con il primo aereo dall'Italia. Se avessi saputo che fosse arrivato così in fretta, non avrei passato la notte a spiare Bella.«Dovevo controllare una cosa» dico vago senza guardarlo, mentre verso del Gin dentro un calice di vetro. «Controllare è un nuovo termine di quest'epoca usato per sostituire la parola "spiare"? Che a parer mio rimane il termine più centrato» sento una nota di ironia evidente nella sua voce, lo guardo di traverso mentre butto giù il mio bicchiere e lascio la bottiglia sul tavolo dei liquori.
Mi guarda sorridendo compiaciuto, sa di averci preso in pieno. Gli volto le spalle ed esco dalla stanza, lo sento ridere dietro di me. Salgo in soffitta, o quello che un tempo era la mia camera da letto. Apro le imposte chiuse da troppo tempo. Una nube di polvere si innalza sulla mia testa, questo posto ha proprio bisogno di una ripulita.
Davanti ai miei occhi, il verde della foresta fitta incornicia tutto il paesaggio, come se fosse un quadro. Gli alberi alti nascondono la città e il mare sembra molto lontano. Questa casa è situata ai confini della città, solo così riesco a mantenere un po' di distanza da lei e da tutto il genere umano.I rumori della foresta vengono interrotti dalla voce profonda di mio padre, che dal piano di sotto ha iniziato il giro delle chiamate. Deve essere snervante per lui crearsi ogni volta una nuova identità.
Lo sento parlare e rivolgersi all'uomo con un «certo padre», probabilmente starà parlando con il pastone Kyle, un suo vecchio amico. Sarà lui a celebrare la messa del coach. Trovo ironico che, l'unico pastore rimasto a conoscenza della nostra razza, celebrerà il funerale di una vittima.Mio padre non ci impiega molto a convincermi a partecipare alla messa. Gli è bastato dire «Avresti almeno un buon movente per poterla "guardare" da lontano» enfatizzando molto sulla parola "guardare", per farmi mettere una cravatta nera sotto il giubbotto di pelle. Salgo sulla mia moto e mi avvio verso la chiesa Madre.
Dopo tutti questi anni, la chiesa è rimasta immutata. Un edificio a pianta a croce con una cupola e due torri. L'interno è decorato con dei candelabri d'oro, le parete pieni di scritture latine e disegni che raccontano i vari avvenimenti della Bibbia.
L'unica cosa che ha subito cambiamenti è la parte esterna della chiesa. Una volta c'era un piccolo parco dove si tenevano dei giochi con i bambini della comunità.
Nessun bambino ha più avuto interesse per quel luogo. I genitori hanno sempre creduto che questa chiesa fosse maledetta e ospiti il male. Non dico che non ci sia del vero in queste calunnie, ma loro non hanno davvero idea di cosa sia realmente il male se lo si pensi risiedere dentro una chiesa.
Mi guardo intorno e la solo ora a noti che la chiesa brulica di gente. Di certo quell'uomo era molto popolare in questa città. Molti sono in lacrime, dispiaciuti per la sua morte. Deve essere strano trovarsi qui di punto in bianco. Alcuni lo avevano visto vivo solo poche ore fa. Il pastore Kyle ha convenuto sia giusto celebrare la messa oggi, il cadavere era già in putrefazione. Succede se nel corpo rimangono appena poche gocce di sangue.
Ci sediamo nelle ultime file. Mi sento gli occhi addosso. «Potresti anche toglierti gli occhiali da sole» si lamenta mio padre guardandomi torvo. Mi guardo intorno e molti occhi sono puntati su di me. Lo guardo e abbasso un po' gli occhiali per mostrargli il mio disappunto. Poi li sistemo di nuovo sul naso.
Alcune ragazze alla nostra destra mi guardano e bisbigliano fra di loro. Non ho bisogno del super udito per capire cosa stiano blaterando. Faccio un sospiro profondo mentre vedo molta gente entrare e riempire i posti vuoti.
Fra la folla con lo sguardo cerco lei. L'unico essere vivente con cui mi piacerebbe incrociare lo sguardo.Non ci impiego molto a trovarla. È seduta alla terza fila a sinistra con suo fratello e l'idiota che le tiene la mano. Serro la mascella.
Quando il pastore inizia la messa alzo gli occhi al cielo. Non capisco perché mio padre insiste con queste celebrazioni, non dovremmo prendere fuoco quando entriamo in una chiesa? Che fine hanno fatto le leggende metropolitane?
L'unico fatto positivo di oggi è che posso guardarla senza infrangere nessuna regola morale.La cerimonia prosegue con vari salmi e cordogli. Lei è stata molto attenta a ciò che diceva il pastore e certe volte si asciugava le lacrime con la manica del vestito nero che indossava. Non riesco proprio a non guardarla. Quel vestito aderisce completamente al suo corpo. Sottolinea la curva dei suoi fianchi esili. La lunghezza riesce a coprire perfettamente le gambe fino alle ginocchia. Ha i capelli legati in una coda alta che le ricade dietro al suo collo sottile. «Cam, sta per finire» bisbiglia mio padre riportandomi con i piedi per terra. Abbasso lo sguardo e annuisco.
Cerco di guardare davanti a me i familiari del coach nella prima fila «Dobbiamo andare a dare le condoglianze anche noi?» chiedo speranzoso in una risposta negativa. Mio padre annuisce e alzo gli occhi al cielo. Guardo di nuovo verso la sua direzione. Adesso ha la testa appoggiata sulla spalla dell'idiota. Distolgo lo sguardo cercando di non imprecare.
Non appena il pastore chiude la cerimonia, cerchiamo di raggiungere la prima fila. Sono molto smanioso dall'idea di essere a pochi passi da lei, che potrei trovarmela davanti senza rendermene conto. «Potresti toglierti gli occhiali?» insiste ancora mio padre, e sta volta più che una domanda sembrava un ringhio. Sento il suo sguardo fulminante addosso. Faccio come dice e poso gli occhiali nell'interno della tasca del cappotto sbuffando. Ci avviamo verso le prime file, dove tante famiglie si accavallano per dare le loro condoglianze. Sospiro esasperato proseguendo senza prestare attenzione a dove metto i piedi e, mentirei se dicessi che ciò che succede l'abbia premeditato...
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Ricordi imbrattati di Rosso
VampireMystery Layn è sempre stata considerata come "la città silente", una piccola cittadina lambita dal mare e costellata da chiese antiche. Una splendida città turistica, ricca di storia. Ormai sono rimasti in pochi in città a ricordare ciò che si cela...