Capitolo 10 Isabella

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Quante probabilità ci sono di incontrare un uomo così bello in chiesa, poi rivederlo a casa mia per cena e doverlo ringraziare per avermi salvato la vita?
Presumibilmente qualche divinità lassù stà giocando con me, divertendosi molto.

«Buona sera», dice con un sorriso compiaciuto togliendosi il giubbotto di pelle nero, svelando una camicia bianca molto attillata da cui si intravedono dei muscoli molto scolpiti. Deglutisco, mi sento la gola secca. Non so nemmeno dove dovrei guardare. Inizio a vagare con lo sguardo per tutta la stanza.
«Ciao», dico guardandomi in torno mordendomi le labbra.
«Come stai?» chiede con un sorriso compiaciuto.
È la decima volta che me lo sento chiedere oggi, e come da consuetudine rispondo:
«Bene, grazie.»

«Quella volta in chiesa non abbiamo avuto modo di presentarci. Cameron» mi porge la mano in modo che io la stringessi. Mi tremano le mani e ho paura che possa notarlo. Gli afferro la mano e la stringo. Mi sento avvampare. La sua mano è fredda, mi fa rabbrividire.
«I...Isabella» dico allentando la presa fino a staccare questo contatto.
«La cena è pronta!» esordisce mia madre con un vassoio di carne arrosto fumante in mano. Non so se ringraziarla o meno per la sua interruzione, mi sento così strana in sua presenza. C'è qualcosa che non va in me ultimamente.

Durante la cena e il cambio delle portate, c'era una tensione palpabile nell'aria. Non ho fatto altro che guardarlo per poi distogliere lo sguardo non appena se ne accorgeva. Non sono riuscita nemmeno a chiedere o parlare della notte dell'aggressione, e non ero l'unica.
Mio padre e il Signor Caleb Monaghan non hanno fatto altro che parlare di battute di pesca stagionali o del campionato che si terrà l'anno prossimo. Nessuno sembrava voler accennare l'argomento.

«Il tuo ragazzo non c'è sta sera?» chiede Cameron all'improvviso cogliendomi di sorpresa.
Lo guardo e i miei occhi si bloccano non appena incontrano le sue iridi verdi.
«No, lui ha...», mi fermo un attimo a pensare, distogliendo lo sguardo dal suo, «...ha avuto un impegno improvviso» concludo tornando a guardarlo negli occhi.
Inarca un sopracciglio sospettoso e sogghigna. Mi duole ammetterlo, ma quel ghigno sul viso gli dà un aspetto affascinante e misterioso allo stesso tempo.

Lo guardo confusa e lui cerca di trattenere una risata.
«Perché questa reazione?» chiedo guardandolo di sbieco.
«Mh... quale reazione?»
«Sembri quasi divertito»
«Perché dovrei?» dice mordendosi il labbro inferiore.
Distolgo lo sguardo e un'ondata di calore mi incendia il viso. Ho paura di essere arrossita, non riesco più a guardarlo in faccia.
«Che ti succedere, Bella?» la sua voce profonda ha una nota dolce in questo momento.
Continuo a non guardarlo e focalizzo lo sguardo sullo schermo della tv spenta.
«Ti ho messa a disagio?» insiste.

Faccio un sospiro infastidita. Non posso lasciarmi intimidire dal primo uomo affascinante che mi si presenta davanti.
«No. Ma visto che me lo chiedi c'è qualcosa che vorrei sapere» dico con voce decisa.
«Bene, dimmi»
«Cos'è successo la notte dell'aggressione? Mi hai trovata tu? Hai visto l'uomo che mi ha aggredita?» sputo fuori a voce alta e a raffica, non curandomi delle lievi fitte sulla ferita.
«Sono solo queste le domande?» dice ironico.

Lo guardo seria.
«D'accordo Bella...» dice con voce profonda fissandomi intensamente, «...quella sera stavo facendo jogging vicino le vecchie terme quando ti ho sentita urlare dall'interno. Non sapevo che fare e preso dall'istinto ho scavalcato il cancello principale. Era tutto buio, l'unica cosa che ho visto era una figura scura che stava scappando, probabilmente mi aveva sentito arrivare. E poi ho visto te, sul ciglio del viale in mezzo agli alberi. Inizialmente credevo fossi morta, mi sono avvicinato e per prima cosa ho cercato di sentire il tuo cuore che, per fortuna, stava battendo ancora...» fa una piccola paura sospirando, come se quel ricordo gli portasse dolore. Ha lo sguardo basso e non riesco distogliere lo sguardo da lui.

Ricordi imbrattati di RossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora