Il tragitto in macchina con Muryel è stato tranquillo e silenzioso.
Non ci impiega molto a raggiungere le vecchie terme. Scendo dalla macchina e ringrazio Muryel per avermi accompagnata, dire che andrò al centro commerciale con lei è un alibi perfetto per giustificare la mia assenza a casa.
«Sei sicura che devi scendere qui? Questo posto mette i brividi» dal suo tono di voce sembra preoccupata.
Ci conosciamo da poche ore eppure riesce a trasmettermi un senso di fiducia.«Sì, devo solo controllare una cosa, non farò niente di stupido e insensato» dico sembrando il più calma possibile, anche se il cuore sembra volermi uscire dal petto.
«Vuoi che ti aspetti?»
«No. Thomas arriverà a momenti. Grazie» sorrido cercando di essere convincente.
Lei non sembra sicura di volersene andare. Sul display del suo cellulare appare il numero di sua sorella.
«Devo andare» esclama scocciata.
«Tranquilla» dico sorridendo. Sua sorella ha avuto un ottimo tempismo.
«Chiamami se hai bisogno, verrò subito a prenderti se hai problemi. Ma tu cerca di non metterti nei guai» dice seria.
Sorrido e la saluto mentre si allontana.Faccio un respiro profondo, il cuore non accenna a calmarsi.
Mi appresto a raggiungere il cancello che adesso sembra più grande di come lo ricordassi.
Attorno alla serratura ci sono delle enormi catene che bloccano il passaggio. Quella sera queste catene non c'erano.Le avranno messe per non fare entrare nessuno. O per tenere rinchiuso qualcosa al suo interno.
Il pensiero mi fa rabbrividire.
Provo a forzare le catene, ma non lo smuovo di un millimetro.
Sono arrivata fin qui, non ho intenzione di andarmene solo perché delle catene non mi permettono di passare dalla porta principale.
Mi arrampico sul muro di edera accanto a due pilastri di marmo. Non è molto alto, da piccola mi arrampicavo su alberi più alti. Lo scavalco prestando attenzione. Dopo questa arrampicata dovrò andare a farmi l'antitetanica.
Mi sporgo in avanti e a otto di me inizia il viale. Mi butto giù e quasi non cado a terra perdendo l'equilibrio.Noto alcuni particolari che mi erano sfuggiti: il viale è circondato da piante ricoperte di spine, i lumi hanno le lampade rotte, quasi come se fossero esplose. Al centro dello spiazzo erboso circolare, delineato dal vialetto, c'è una struttura antica con due statue di marmo ai lati dell'enorme porta di legno. Mi avvicino e la riconosco, è la chiesa dove sono stata aggredita. Sul margine dei gradini ci sono delle chiazze scure, credo sia il mio sangue.
Deglutisco e nella mia mente riaffiorano delle immagini sconnesse. Una donna con lunghi capelli rossi. Un uomo nero. Delle ombre senza volto. Un angelo con ali rosse. Immagini insensate.
«Spesso i ricordi sono collegati da nessun nesso logico».
Sussulto. Alle mie spalle sento il suono più piacevole, rincuorante e, altrettanto, pauroso che la mia mente potesse riconoscere.
Mi volto e lo vedo. Appoggiato al tronco di un albero in mezzo al viale. Alto e bello da mozzarmi il fiato. Indossa quel suo giubbotto di pelle aperto, la sua maglietta attillata risalta i pettorali. Mi fissa sogghignando. Distolgo lo sguardo imbarazzata.
«Che ci fai qui?» dico cercando di sembrava disinvolta.
E' l'ultima persona che mi aspettavo di vedere in questo posto.
«Sai... dovrei essere io a chiedertelo. Hai forse dimenticato quanto pericoloso sia stato per te l'ultima volta che sei entrata qui dentro?»
«Sto cercando delle risposte. Dovevo tornare» dico seria. Il suo sguardo è penetrante e severo.
«E pensi che delle vecchie rovine possano dartele? Speri che quel pezzo di marmo si animi per rispondere alle tue domande?» dice indicando la vecchia statua che tiene una coppa in mano.
Lo guardo di traverso.
«Non pensavo fossi anche spiritoso...» dico sfidandolo con lo sguardo «...E poi non sono delle vecchie rovine, è un'antica chiesa»
«Che potrebbe cedere da un momento all'altro, ti consiglio di non avvicinarti troppo, potrei non riuscire a salvarti in tempo questa volta».
«Credo che correrò questo rischio» dico voltandomi per avanzare verso le scale che portano all'enorme portone di marmo. Le due statue agli angli sembrano fissarmi. Ma non è come se le stessi vedendo per la prima volta, sapevo che fossero qui perché le avevo già viste.
«Ah sì? Sei proprio testarda eh?...» fa una risata isterica. Lo guardo nuovamente e lo vedo avvicinarsi «...E se qualcuno si nascondesse lì dentro?». Qualcosa mi dice che sta cercando di spaventarmi.
«Chi? Un barbone?» dico ironica.
«La persona che ti ha aggredita» d'istinto mi blocco e non riesco più a distogliere lo sguardo dai suoi occhi penetranti.
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Ricordi imbrattati di Rosso
VampireMystery Layn è sempre stata considerata come "la città silente", una piccola cittadina lambita dal mare e costellata da chiese antiche. Una splendida città turistica, ricca di storia. Ormai sono rimasti in pochi in città a ricordare ciò che si cela...