Capitolo 21 Isabella

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Sono passati due giorni da quando Cameron mi ha raccontato del suo passato. Ci sentiamo a malapena e non ho avuto modo di raccontargli del sogno dell'altra volta. Ma più che un sogno sono sicura si trattasse di un ricordo vero e proprio del mio passato.
Sta aiutando suo padre a indagare su un caso in una città vicina ed è sempre troppo occupato. Ma va bene così, avremmo il tempo per fare chiarezza su ciò che proviamo e tutto il resto. È un bene che sia lontano per ora, soprattutto per me. Sono ancora confusa e stordita, non riesco a togliermi dalla testa l'immagine delle sue labbra e la sensazione di averle sulle mie.

«Bella?» Muryel mi sventola una mano davanti la faccia «...mi dici a cosa stai pensando?» ridacchia.
«Nulla, ero incantata a guardare fuori» dico veloce.
«Stai pensando a Thomas?»

Giusto, Thomas. Effettivamente sono giorni che non penso più a lui, ma sono successe così tante cose che non riesco a stare dietro ai miei pensieri, come se nella mia mente ci fosse una lunga fila come quella del supermercato, tutti accavallati fra loro.

«No, Muryel. Onestamente non lo stavo pensando. E' come se nella mia mente ci fosse il delirio, non so davvero a cosa pensar prima» dichiaro con tono più triste di quanto avrei voluto.
«Lasciarsi è sempre difficile, soprattutto dopo una relazione che andava avanti da molti anni»
«Pensi che abbia fatto una scelta scorretta?» lei mi guarda dolcemente accarezzandomi il braccio.
«Non importa quanto tempo stai con una persona, ma quello che ti fa provare. Anche se ci fossi stata per oltre dieci anni, contano i momenti più belli. E se in quel lasso di tempo erano soprattutto i momenti in cui non eri felice, direi che hai fatto proprio la scelta giusta. Sono felice che tu abbia finalmente scelto te stessa per una volta».

La guardo stupita per le sue parole, onestamente non mi aspettavo questo discorso da parte sua. Ci conosciamo da qualche settimana ed è come se mi conoscesse da sempre. Prende largo sul mio viso un gran sorriso, uno di quelli veri, rari. Vorrei abbracciarla ma la mia timidezza mi blocca su questa dannata sedia.

Muryel ricambia il sorriso. Tayla è a pochi banchi da noi e ci sta letteralmente guardando in cagnesco. Oggi sembra essere più pallida del solito e i suoi occhi sono arrossati.
«Tua sorella sta bene?» dico prima di riflettere se fosse opportuno chiedere.

Lei sposta il peso sulla sedia, sembra improvvisamente a disagio.
«Abbiamo litigato. Sai i classici litigi fra sorelle» dice facendo spallucce.
«Non so, ho un fratello e con lui non ho mai litigato».

Effettivamente non ricordo di nessun litigo fra noi. Ma credo sia perché io e Klaus viviamo delle situazioni diverse e non siamo veri fratelli, ma cerchiamo in tutti i modi di essere una famiglia l'uno per l'altra. E' sempre stato la mia spalla su cui piangere e di questo gliene sarò per sempre grata.

«Spero riusciate a chiarire, non ha una bella cera» il mio sguardo vaga su quello di Tayla che non smette di fissarmi. Comincio a sentirmi minacciata, come se volesse staccarmi la testa a morsi. E qualcosa mi dice che potrebbe riuscirci.
Muryel fa un sorriso forzato «Torno da lei, sta arrivando l'insegnante», dice alzandosi per raggiungere la sorella che finalmente distoglie lo sguardo da me.

Mi concentro sul libro di Biologia mentre sento i passi della professoressa riempire l'aula.
«Buon giorno. Oggi c'è una novità...» ho ancora lo sguardo fisso sul libro quando inizia a parlare, non curandomi della seconda figura che segue i suoi passi «...anche se siamo a metà semestre avremo un nuovo alunno».

Decido di alzare lo sguardo per vedere di chi si tratta e subito sento la gola seccarsi.
«Salve» fa un sorriso compiaciuto quando il mio sguardo raggiunge il suo.
«...viene dall'Italia ma parla perfettamente il...» non ascolto più le parole della mia insegnante. Non posso davvero credere che si sia iscritto a scuola. Che intenzioni ha?
Sento una nota di rabbia crescere dentro di me.
Come se in questa scuola ci fossero stati pochi problemi, adesso se ne aggiunge uno ancora più grande.
«...mi auguro che lo aiuterete a integrarsi a scuola e stare al passo con le lezioni. Prego si presenti pure alla classe» conclude.
«E' imbarazzante» dice passandosi una mano in mezzo al ciuffo nero come ali di corvo.
«Deve solo dire il suo nome, coraggio» lo incita amorevolmente la professoressa.

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