il gigante d'acciaio

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Capitolo 16

Verso la fine del Gennaio 1917, la mia compagnia fu di nuovo mandata nelle retrovie. La guerra si stava rivelando sempre più frustrante, verso Dicembre avevamo perso di nuovo quelle linee per cui io e Giuseppe eravamo quasi morti e per cui tanti ragazzi invece lo erano, di buono c'era che Andrea si era rimesso o quasi, ed era di nuovo con noi. Mi rasserenava il fatto che in un modo o nell'altro, in retrovia eravamo più sicuri e per un po' forse non sarebbe morto nessuno. Tornavo spesso a pensare alle ultime azioni che avevo compiuto negli scontri, e più ci pensavo meno mi riconoscevo. Ero assorto in questi pensieri mentre Marciavamo verso le retrovie e si ripetevano di continuo nella mia mente, fino a quando non furono sostituiti dalla vista di qualcosa di insolito. Tutta la colonna quasi si fermò alla vista di un enorme veicolo cingolato di acciaio, sopra aveva una cupola che ruotava con quello che sembrava un cannoncino che spuntava fuori, e altri cannoncini sparsi per la fusoliera. "Quelli sono i carri armati, quasi tutte le nazioni ne hanno uno, gli inglesi li hanno già usati contro i tedeschi e tra poco dicono che arriveranno sul nostro fronte" disse il tenente Giandolfo che intanto era arrivato da dietro. "Dicono, secondo me non andremo lontani con quelli, in queste zone di montagna si muovono con troppa difficoltà." concluse "potrebbero cambiare qualcosa secondo lei?" chiese Giuseppe "forse si, o forse gli Austriaci troveranno il modo di rendere inutili pure quelli, o magari lo sono già" nessuno rispose all'affermazione del tenente. Arrivati al Borgo in cui si trovava il comando, scaricammo i mezzi e ci sistemammo dove avremmo dormito. Questa volta il Borgo era in condizioni migliori, non era il solito posto abbandonato da tutto e da tutti, le stanze in cui dormivamo avevano tutte le pareti integre e degli infissi perfettamente funzionanti ed in perfette condizioni, anche il riscaldamento era più efficace, visto che c'erano meno spifferi bastava anche solo uno scaldino per tenere sufficientemente calda una stanzetta. Già subito dopo aver finito di sistemare i bagagli, il tenente ci chiamò. Dovevamo scendere al paese vicino a prendere il forno da campo che sarebbe stato destinato alla nostra unità. Salimmo a cavalli e partimmo per il paese. Durante il tragitto incrociammo di nuovo quel mezzo, questa volta fermo sul ciglio della strada. L'equipaggio era fiori dal mezzo e quello che presumibilmente era il capo equipaggio stava parlando con un Capitano "Signor capitano, ha visto. Questi mezzi non vanno bene per questi terreni, i cingoli sono troppo piccoli per riuscire a spostarci come si deve" diceva. L'ufficiale guardava il carro con volto perplesso, lo salutammo, più a stento ricambió il saluto. "Guarda" disse Andrea indicando qualcosa, era un cartello che riportava "Caporetto 2km", "Ci siamo quasi" Rispose Giuseppe.

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