Pessime idee

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Capitolo 3

Era passata l'estate, e l'autunno era ormai inoltrato, c'erano stati diversi attacchi, e diverse ritirate, ma da quando era cominciata la guerra non avevamo lasciato quella trincea. Dopo l'ennesimo assalto austriaco, stavamo identificando i cadaveri dei nostri compagni caduti. Mi avvicinai ad un cadavere, Antonio con me, ci chinammo sul corpo e io feci per cercare le piastrine. "Voglio disertare" mi disse Antonio. Sperando di aver capito male, io alzai lo sguardo e dissi "come?" "Diserto, e tu verrai con me" "disertare? Ma sei pazzo? Ti fucileranno!" Gli risposi sotto voce. Si avvicinò un ufficiale, io presi di corsa la piastrina del soldato morto "Gabriele Di Francesco" dissi il nome del soldato ad alta voce, in modo che l'ufficiale lo sentisse. Appena si fu allontanato, riaprii il discorso "non possiamo farlo". Antonio mi guardò e disse "Io non ce la faccio più, in questi mesi abbiamo rischiato la vita così tante volte! Abbiamo già dato abbastanza all'Italia" “non diserteremo! Se disertassimo verremmo certamente fucilati! Se restiamo, invece almeno una piccola possibilità di restare vivi l'avremo" tirammo su il corpo per spostarlo con gli altri. "Se non vuoi venire resta pure! Io però me ne vado" "No! Tu non lo farai! Te lo assicuro".
Il discorso si concluse li, ma non sapevo cosa realmente pensava ancora Antonio. L'attacco era stato così pesante che raccogliemmo corpi fino all'ora di pranzo. Quando finalmente arrivarono le razioni ci andammo a mettere sotto una delle tettoie, cercavo di stare più vicino possibile ad Antonio per evitare che potesse farsi venire qualche strana idea. Arrivò pure Andrea, un ragazzo piemontese da poco trasferito nel nostro reggimento. “Ragazzi" disse in tono abbattuto. Aveva un'aria devastata, gettò con disinteresse la razione sul tavolinetto improvvisato su cui poggiavamo le nostre e si sedette, con la testa tra le mani. Non impiegammo molto a capire suo fratello era morto nell'assalto di quella mattina. Cominciò a consumare il suo pasto quasi forzatanente. Sentimmo il portalettere che consegnava la corrispondenza, "La posta" disse avvicinandosi a me. Mi consegnò un pacchetto con un biglietto, aprii il biglietto "con amore da Riesi, speriamo che questo addolcisca almeno per un attimo il tuo animo." Aprii il pacco ed estrassi una barretta di cioccolato, dietro c'era una lettera. "Volete una doppia razione? Io non ho voglia di mangiare" disse Andrea mettendo da parte il pezzo di pane. Io presi il pane, e glie lo ridiedi "mangia, devi restare in forze, poi presi il cioccolato e glie ne offrii un pezzo. Lui accettò quasi costretto, perché capi che non avrei demorso. "Se vuoi prendilo tutto" gli dissi, lui ne aveva più bisogno. Lui mi guardò con sguardo grato e mi disse "grazie, va bene cosi, se non ne mangi tu non ne voglio nemmeno io". Io presi il cioccolato e ne staccai un altro pezzo che porsi ad Antonio, dopo aver finito la pagnotta mangiai anche il cioccolato. Quel cioccolato era molto più che del semplice cioccolato in quel momento, per Andrea era un mio modo di essergli vicino, e per me di far distrarre Antonio dai suoi intenti, per Antonio non so cosa fosse, ma sicuramente per tutti e tre era un modo per sentirci uniti in quei momenti pessimi. Presi la lettera e la lessi "Caro marito, sono ormai 6 mesi che non ti vedo, qui a Riesi la vita continua ma c'è una crisi drastica che sta colpendo il sud. Luigi sta gestendo con molta difficoltà i preparativi per la vendemmia, oltre alla vostra assenza, molti degli operai che lavoravano con voi, sono partiti per il fronte io sto cercando di aiutarlo il più possibile ma più che stare alla bottega non riesco a fare. È stato brutto non festeggiare il nostro anniversario, soprattutto se per colpa della guerra. Ho fatto di tutto per mettere da parte i soldi per quella tavoletta, il carovita si sta velocemente alzando, anche Luigi mi ha aiutato mettendo i soldi. Speriamo che possa aiutarvi in qualche modo, anche solo distrarvi per qualche minuto. Vorrei scrivere ancora tanto, ma allo stesso tempo voglio che ti arrivi in fretta. Aspetto con ansia tue risposte. Abbi cura di te". A quanto pareva, le ripercussioni economiche già dopo sei mesi si facevano sentire. In realtà anche prima, ma ero certo che non me ne avevano parlato pur di non farmi preoccupare. Arrivarono le 3 del pomeriggio e andai a montare di guardia, con la promessa che appena finito avrei scritto. Montai, con l'ansia che Antonio potesse disertare da un momento all'altro, e quindi io stesso avrei dovuto dare l'allarme. Fu però tutto calmo. La sera come al solito andammo a dormire, scrissi la lettera e la misi tra la corrispondenza da inviare, dopodiché mi sdraiai e crollai quasi all'istante.
L'indomani mattina mi svegliai di colpo, mi girai Antonio non c'era. Svegliai Andrea "dov'è Antonio?" "Non lo so" rispose lui un po' confuso. Mentre cercavo di non pensare che avesse disertato si spalancò la porta del dormitorio "Buon giorno Soldati" tutti ci alzammo e ci misi mi sull'attenti, era il tenente. "Comodi" ci risedemmo sulle brande "'Sta mattina abbiamo sorpreso un disertore del nostro reggimento a fuggire ad ovest, ovviamente lo abbiamo catturato e fucilato, pensava forse che fuggendo da ovest, sarebbe riuscito ad evitare i controlli delle nostre sentinelle." Il tenente continuò a spiegare che quello doveva servirci da lezione, e che non dovevamo fuggire ma che sarebbe stato meglio morire per la patria che non nel tentativo di tradirla, io però ero quasi morto al pensiero che Antonio potesse aver disertato e fallito. Il tenente uscì, io ero disperato, Andrea si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla. Mi svegliai di nuovo, era tutto un sogno, tirai un sospiro di sollievo, appoggiai la mano sulla branda di Antonio per calmarmi, ma non c'era, così, il panico di nuovo, svegliai Andrea come nel sogno e lui mi disse che non sapeva dove fosse, cercai di convincermi che stessi sognando, ma mi rassegnai che così non era, mentre cercavo di capire da dove potesse essere scappato, si spalancò la porta della latrina e ne uscì proprio Antonio. "Tutto bene cugi'?" Disse lui, io lo guardai, tirai un sospiro lunghissimo e mi accasciai di nuovo sulla branda.

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