Capitolo 17
Passarono i mesi, spesso passavamo dalle prime linee alle retrovie, sul fiume Isonzo si erano combattute 11 battaglie tutte con tantissimi morti. Verso Febbraio cominciò a girare la notizia che il fronte Russo si stava indebolendo a seguito di una rivoluzione interna, e che quindi i tedeschi avrebbero spostato truppe sul nostro fronte a supporto degli austriaci. Gli ufficiali smentivano queste ipotesi, nonostante durante alcune battaglie furono trovati dei soldati con uniformi simili a quelle austriache ma con insegne tedesche. Presto arrivò la notizia, La Russia si era ritirata dalla guerra, quello che era il fronte orientale non esisteva più. In compenso gli Stati uniti si erano uniti alla guerra sul fronte occidentale, con nuove armi, nuovi soldati, si pensava che la guerra avrebbe preso una svolta. Svolta che noi Italiani non vedevamo. Come previsto, i carri armati erano stati un fallimento, non venne combattuta nessuna battaglia con quelli, Il fronte restava sempre fisso, nessuno riusciva ad avanzare e nessuno si ritirava, l'unica cosa che veniva facile era morire, il tasso di diserzione era alle stelle, e con quello anche le esecuzioni, ebbi la fortuna di non trovarmi mai in un plotone di esecuzione ma non sapevo quanto sarebbe durata ancora. Fu verso la fine di Ottobre che qualcosa cambiò. La notte del 24 mi trovavo con la mia compagnia a Caporetto, io stavo dormendo nelle camerate che ci erano state messe a disposizione. Venimmo svegliati da un gran chiasso che veniva dalle strade ed esplosioni in lontananza, ci affacciamo alle finestre, vedevamo soldati correre dovunque. "Che sta succedendo?" chiese Giuseppe. Un soldato rallentò la sua corsa per rispondergli "gli Austroungarici attaccano, stanno bombardando il fronte coi cannoni". Subito ci spostammo sull'altro lato della camerata per vedere il fronte. La cresta della montagna era illuminata dalle luci delle esplosioni, era la prima volta che vedevo un bombardamento così intenso. Subito ci vestimmo e uscimmo in strada senza sapere bene cosa fare, ma consapevoli che qualcosa andava fatto. Incrociammo il tenente Giandolfo, che come tutti gli altri era agitatissimo. "Signor tenente" lo chiamai, si girò verso di me di scatto "venite con me". Io, Andrea e Giuseppe ci precipitammo da lui "Dunque, ho bisogno di voi, tutta la linea è sotto il fuoco dell'artiglieria nemica, le comunicazioni sono totalmente saltate. Dovete raggiungere la terza linea sul monte Karsij, cercate il responsabile del 1° battaglione alpini, portategli questo. Se avete bisogno chiedete del Tenente Gadda e ditegli che vi mando io, se doveste avere difficoltà a tornare restate ai suoi ordini.” "Signor si" rispondemmo, "andate voi due, tu resta qua" disse rivolgendosi a Giuseppe. Mentre uscivamo dalla stanza per andarci a preparare, il tenente ci richiamò "State attenti" disse. Io ed Andrea Facemmo cenno e uscimmo. In neanche 10 minuti fummo pronti, e ci avviammo. la notte era buia, illuminata solo dalla luce della Luna, tuttavia era impossibile sbagliare direzione visto che la costanza delle bombe illuminava il fronte di continuo. Ci volle quasi un'ora per arrivare alle terze linee. Qui non cadevano bombe, ma c'era una visibile agitazione, corremmo verso il nucleo comando, dove trovammo un tenente, intento a cercare di comunicare via radio "Comandi signor Tenente", non mi fece nemmeno presentare e mi disse "Mi dica soldato" "È lei il signor tenente Gadda?" rispose affermativamente, così dissi ciò che mi aveva detto il tenente Giandolfo, e aggiunsi che tutte le linee telefoniche erano state tagliate dai bombardamenti. "Ragazzi, siete venuti nel posto sbagliato, qui a breve sarà un inferno”, lasciò la radio e ci accompagnò fuori. “Il bombardamento sta interessando prime e seconde linee, non siamo in grado di metterci in contatto con l’artiglieria, e probabilmente se non riusciamo noi, nemmeno il generale Badoglio può. A breve saremo costretti a ritirarci.” Mentre parlavamo, le esplosioni incalzavano, fin quando alle 7 tutto tacque. Sapevamo bene cosa sarebbe successo, passarono pochi secondi per sentire i primi spari, i pochi Italiani sopravvissuti al bombardamento tentavano disperatamente di resistere alla pesante carica austro-tedesca. Dopo nemmeno 15 minuti vedemmo arrivare correndo degli uomini, erano al massimo una decina, correvano verso di noi, gesticolando, il loro sguardo trasudava paura, solo appena furono abbastanza vicini potemmo sentire “Gas, Gas!” per subito dopo veder spuntare dietro di loro la nube bianca. Alcuni di loro non riuscirono ad indossare la maschera e una volta raggiunti dalla nube di gas vi sparirono all’interno senza uscirvene. Tutti indossammo le maschere “Signori, dovete andare via di qua, tornate da Giandolfo, e riferite che qua non reggeremo a lungo, mentre diceva queste parole, i proiettili austriaci cominciarono a tagliare l’aria. Riuscimmo a divincolarci dal conflitto non senza fatica ed iniziammo una disperata corsa giù per la valle.
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Il Salso Mormorò
Historical FictionÉ il 1915. Angelo Lo Giudice, un ragazzo di 24 anni originario di Riesi, un paesino sulle sponde del fiume Salso, in provincia di Caltanissetta, si ritrova a dover partire come militare per il primo conflitto mondiale. Si ritroverà a dover combatter...