32. Niente ippopotami

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⚠️ In questo capitolo è presente una scena smut esplicita, quando arriva lo capite, se non siete interessat* saltate la parte.


«Ho come l'impressione che la nostra gita al lago dovrà essere rimandata di qualche ora. Forse è meglio se nel frattempo andiamo a fare colazione»

«Perché?» domando scocciata.

Domi sfoggia un sorrisetto divertito. «Andras mi ha appena mandato un messaggio, dice: non venite, lavori in corso»

Al aggrotta la fronte. «Quali lavori?»

Lys si piega per sussurrargli qualcosa all'orecchio.

«Oh»

***

Lucy ed io arriviamo sulla sponda del lago Nero prima degli altri. Una sottile nebbia ricopre la superficie dell'acqua e l'odore dei primi fiori stagionali impregna l'aria. È ancora troppo presto per assistere alla folla di studenti che, non appena il sole illuminerà completamente il cielo, affolleranno la riva e con i loro schiamazzi porteranno via tutta la magia del posto.

Il costume di Lucy non ha degli ippopotami sopra e non è coprente come invece mi ero immaginato. Ma, d'altronde, non so perché mi aspettassi che si vestisse come una suora per andare a nuotare: la gonna della sua divisa è diversi centimetri più corta del consentito e so bene che, nonostante il sorriso innocente, le piace vedermi sbavare per lei. Forse non sempre si rende conto di quanto è bella, ma di certo si è accorta del potere che ha su di me.

Si sfila la maglietta. I laccetti sottili del costume verde sono avvolti attorno alla sua vita e le estremità ricadono in un nodo proprio sulla curva della schiena. Mi ritrovo ad ingoiare a vuoto quando lei si piega in avanti per abbassare i pantaloni e poi scalciarli via con i piedi.

Non appena si accorge che la sto guardando, le sue guance assumono un'adorabile sfumatura di rosso. «Non fissarmi così!» si lamenta. «Mi metti in soggezione»

Infilo le mani nelle tasche, sorridendole pigramente. «Sei bellissima» esclamo sincero, vedendola diventare definitivamente un pomodoro.

Trattengo una risata e mi piego su di lei per baciarle il collo, poi all'ultimo secondo cambio direzione e afferro i lacci del suo costume con i denti, tirandoli e sciogliendoli.

Lucy mi tira un pugno su un braccio, sbrigandosi a coprirsi. «Andras!» mi rimprovera, ridendo a sua volta. «Sei un mascalzone!»

«Il tuo mascalzone» preciso divertito, facendola voltare di schiena per legarle di nuovo il pezzo sopra. «Mi aiuti a spogliarmi?» chiedo poi, ammiccando giocosamente.

Sorrido compiaciuto quando le sue piccole mani lentigginose afferrano i lembi della mia maglia e li tirano verso l'alto. Le sue dita che mi sfiorano di proposito gli addominali e il petto, facendomi rabbrividire. Mi abbasso appena sulle ginocchia per permetterle di sfilarmela sopra la testa, i suoi occhi che mi scorrono addosso elettrizzandomi più del dovuto.

«I pantaloni te li togli da solo» dice, mi prende il viso tra le mani per scoccarmi un lungo bacio che mi lascia visibilmente sorpreso. «Sbrigati» ride della mia espressione e mi abbandona impalato come un allocco sulla riva.

Quasi cado di faccia nella fretta di spogliarmi e raggiungerla.

***

Ho sempre odiato gli eclatanti gesti d'amore fatti in pubblico, davanti ad una folla pronta ad applaudire come si fa dopo uno spettacolo. Fin da piccola sono stata convinta dell'idea che se si è davvero felici non si avverte il bisogno di dimostrarlo al mondo.

Un disastro di supercattivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora