33. Con le ginocchia a terra

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La mattina stava procedendo bene, ma il verbo al passato indica che adesso le cose non stanno più così. Il che non mi stupisce, visto che d'altronde la mia concezione di "bene" comprende anche Reagan che da fuoco alle punte dei mei capelli per sperimentare la piastra babbana su di me.

Devo appuntarmi mentalmente che quella pazza non ha più l'autorizzazione di avvicinarsi alla mia testa.

Al momento sto correndo, e questo già la dice lunga su quanto possa essere disastrosa la situazione in cui mi trovo (contro la mia volontà).

Ma adesso torniamo indietro di quindici minuti, appena prima che il mondo smettesse di girare, mio padre mobilitasse una squadra di Auror e Lucy aprisse le gambe per Andras.

15 minuti prima

«Inginocchiati, Rose»

Guardo Scorpius sbattendo le palpebre, poi osservo in modo eloquente il corridoio che ci circonda in cui potrebbe passare chiunque in qualsiasi momento. «Ti sei bevuto in cervello? Potrebbero vedermi! Non voglio aggiungere una nuova figura di merda alla mia lista!»

«E come facciamo se resti in piedi?» chiede, si passa una mano tra i capelli e la maglia che indossa si tende all'altezza delle spalle. «È vero che sei bassa ma-» aggiunge, ma gli tiro un pugno e non lo lascio finire.

«Taci prima che cambi idea» sbuffo, abbassandomi fino a toccare il pavimento con le ginocchia. «Sposta i pantaloni» gli ordino.

Scorpius esegue in silenzio e in un attimo in suo polpaccio mutilato entra nella mia visuale. «Non voglio guardare, è tanto grave?» domanda, trattenendo una smorfia.

La vista del sangue mi fa schifo e lo squarcio che si è procurando andando a sbattere contro un'armatura è piuttosto rosso. Certo, io per cinque giorni una volta al mese sanguino come se mi avessero strappato direttamente le ovaie dal corpo, ma almeno quello è il mio sangue. È un po' come dire che non mi farei problemi a magiare il cibo masticato da me stessa, ma sarebbe disgustoso fare altrettanto con quello masticato da un altro.

Comunque, ammetto di aver riso un po' troppo quando il mio ragazzo è stato punito dalla volontà divina dopo aver osato dirmi, sue testuali parole: "hai un brufolo sul mento" nonostante io avessi speso venti minuti della mia vita a cercare di coprirlo con il trucco. Almeno giustizia è stata fatta.

«Sarà meglio andare in infermeria» dico, nonostante il costume sotto il mio vestito leggero stia urlando che vuole farsi un bagno nel Lago Nero.

Scorpius sbuffa, si arrotola la mia coda di capelli rossi attorno alla mano e mi spinge la testa in basso, invitandomi a guardare meglio. «Non è una ferita virile, non posso andare da Poppy e dirgli di essere caduto come un salame. Rovinerei la mia reputazion-»

«PER LE PALLE RAGGRINZITE DI MERLINO, COSA STAI FACENDO A MIA FIGLIA MALFOY?!»

Chiudo gli occhi per un lungo, lunghissimo secondo perché magari se fingo che mio padre non abbia appena svoltato l'angolo accompagnato dalla Preside tutto questo finirà. Scorpius ha smesso di respirare, a quanto pare il suo purissimo sangue che imbratta il pavimento non ha più nessuna importanza per lui.

«Ciao papà» dico calma, ma in realtà vorrei chiedergli che cosa cazzo ci fa qui, ma non mi pare il caso, quindi tento un approccio pacato. «Non è come sembra, vero Scorp?»

Ma Scorp è già in posizione da corsa, pronto a fuggire il più lontano possibile nonostante si sia azzoppato da solo.

Decido che questo è il momento giusto per alzarmi da terra con tutto il nonchalance che possiedo e mi schiarisco la voce. «Giusto per la cronaca, io e questo idiota qui stiamo insieme, quindi anche se tu ci avessi interrotti durante un lavoro di bocc-»

Un disastro di supercattivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora