18. Ormoni ribelli

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Roxanne, sepolto da qualche parte sotto mucchi di vecchie riviste e articoli di cucina, ha un libro motivazionale con la copertina bianca che nessuno ha mai voluto leggere. Quel poverino mi sembrava così solo che non sono riuscita a fare a meno di sfogliarlo, giusto per ricordargli che l'albero che è stato abbattuto per scriverlo non è morto invano - io ci ho provato a finirlo, ma probabilmente se esistesse una scala dei brutti libri, quello si troverebbe al vertice più alto. Ma adesso non è questo il punto - ciò che conta è che l'unica frase che mi ricordo è: diventa il cambiamento che vuoi vedere, o una stupidaggine simile.

Perciò, siccome voglio vedermi il prima possibile con indosso la nuova felpa di mio fratello Stephen, sgattaiolo di soppiatto verso il dormitorio maschile. Mi sento molto la Robina Hood della situazione: rubo agli idioti per dare a me stessa, e quindi in quanto ladra patentata avrei bisogno di un assistente -compito che solitamente spetta a Rose, ma la diretta interessata al momento è collassata nel suo letto dopo una notte trascorsa a vagabondare per il castello. Oppure a Roxanne, che però preferisce baciare le labbra da piromane della sua ragazza piuttosto che aiutarmi.

Per fortuna Stephen è un troglodita e non ho bisogno di una squadra d'assalto per derubarlo. Essere la figlia intelligente a volte ha i suoi vantaggi.

Entro nella sua camera senza fare rumore. Ovviamente il fatto che sia anche quella di Fred per me è assolutamente irrilevante, infatti non è come se avessi deciso di non mettere le mie solite mutande da nonna in menopausa per un motivo preciso. Ho semplicemente visto un perizoma di pizzo sbucare dal mio cassetto ho pensato "scomodissimo ma bellissimo, perché no? Almeno se qualcuno mi vedrà le chiappe sarò alla moda." Non che io abbia intenzione di far vedere le mie chiappe a una persona in particolare nel prossimo futuro, chiariamolo. Però non si sa mai.

È evidente che James non la pensi allo stesso modo: il suo sedere pallido si intravede dalla coperta che tiene arrotolata attorno alle gambe. Non sono un'esperta di didietro, ma il suo è senz'altro molto affascinate. Distolgo lo sguardo, perché nonostante sia un culo da gentiluomo, non è il culo al cioccolato del gentiluomo che mi piace.

Forse è meglio se la smetto, mia madre inorridirebbe se potesse ascoltare i mei pensieri.

Signor culo al cioccolato, come se si fosse sentito preso in causa, sbadiglia sonoramente e mi pianta gli occhi scuri e assonnati in faccia. Sbatte le palpebre confuso e osserva la mia mano colpevole che si protende a frugare nel baule puzzolente di mio fratello. «Sto ancora sognando o sei davvero qui?» domanda.

«Se lo chiedi non lo saprai mai, ma se lo sai devi solo chiedere» improvviso, dicendo la frase che Lorcan - mio lontano parente di non so quale grado - mi ripete ogni volta che non ha idea di cosa sta succedendo ma vuole lo stesso passare per una persona intelligente.

Sembra funzionare, perché infatti Fred si gratta la nuca ed esclama un «Oh» molto poco convinto. Poi, però, vengo fregata al mio stesso gioco. Lui aggiunge. «Allora, siccome lo so, ti chiedo di venire a sdraiarti qui vicino a me»

Questo per i mei ormoni non va bene, perché adesso nella mia testa si è appena aperto un dibattito. Le voci della mia coscienza discutono: gli saltiamo o non gli saltiamo addosso?

La ragione mi suggerisce di no. Il buonsenso mi suggerisce di no. Persino l'istinto mi suggerisce di no.

Allora io, giustamente, sogghigno, prendo la rincorsa e mi lancio su di lui.

Fred sembra apprezzare.

Mi intrappola tra le sue gambe e mi impedisce di sgusciare via (cosa che non ho mai avuto intenzione di fare), si protende in avanti e mi stampa un veloce bacio proprio dove la scollatura della maglietta mi lascia scoperta la spalla.

Un disastro di supercattivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora