10. Fai di me quel che vuoi

7K 383 190
                                    

Non so cosa avessero in mente i mei genitori quando mi hanno chiamato Frederik Arthur Weasley-Johnson, probabilmente erano sotto l'effetto di acidi molto forti. Altrimenti non si spiega come mai io abbia ben due dannati nomi da vecchio. In pratica sono nato già ottantenne. In men che non si dica mi ritroverò ad urlare ai bambini che camminano vicino al mio cortile, gli ruberò i palloni e li minaccerò con il mio bastone.

Il mio nome pronunciato da Reagan, però, ha un suono diverso, mi fa sentire molto meno stupido e decrepito. Forse perché i suoi genitori sono nati a New York e le hanno trasmesso quello strano accento americano. «Ehi, Fred» mi saluta, lasciandosi cadere sul divano davanti al caminetto della sala comune. Abbozzo un sorriso.

I capelli verdi le ricadono sui fianchi, lisci e lunghi come fili di seta. Guardarla è strano, perché la sua testa spicca sempre tra la folla e non posso fare a meno di notarla. Un po' mi infastidisce, a volte vorrei solo riuscire a concentrarmi su quello che sto facendo, ma lei cattura sempre la mia attenzione.

Reagan mi squadra dall'alto in basso, trattenendo un sorriso divertito. «Sembra che tu ti sia vestito al buio» mi sbeffeggia, ma io mi sento molto stiloso e perciò non me la prendo. «Meno di una settimana fa ti ho sistemato l'armadio per colori e ti ho abbinato le magliette con i pantaloni, cosa è successo al mio bel lavoro?»

Le persone hanno passioni più o meno comprensibili (ma poi, chi sono io per giudicare?), la sua è disporre su scala cromatica qualsiasi tipo di oggetto, elemento di vestiario, persino i cereali arcobaleno nel suo piatto.

«Lo sai che sono disordinato!» cerco di giustificarmi ridendo, ma lei assottiglia gli occhi con aria minacciosa e mi tira un pugno su un braccio. Non mi fa male, ma mi fingo comunque molto addolorato.

«Ti avevo anche catalogato i calzini...» scuote la testa. «Comunque, parlando di cose serie: sai dov'è finita Rose? Malfoy l'ha sequestrata quasi un'ora fa e lei non è ancora tornata»

«Starà facendo qualcosa di losco, come sempre. Io non perderei tempo a preoccuparmi» replico.

Ammetto che ad un orecchio esterno potrei sembrare cinico, forse disinteressato al bene di mia cugina, ma posso giurare che non è così. Se è con Malfoy, è al sicuro. Mi fido di lui, nonostante ci siano voci sgradevoli che circolano. Quando ero in difficoltà, lui mi ha aiutato, nessun di davvero cattivo lo avrebbe fatto. Non è un santo, certo, ma non è neanche il mostro che dicono sia.

***

«Come diamine hai fatto a finire così?» esclama la Weasley, camminando avanti e indietro per la mia stanza con sguardo incredulo.

«Per sbaglio!» sbotta Albus, o almeno quello che ne resta.

Lei si volta di scatto verso il mio migliore amico, la sua coda di capelli rossi frusta l'aria. «Per sbaglio ti sei trasfigurato la testa in un muso da zebra?!»

Nascondo una risata con un colpo di tosse. Fisso la scena stravaccato sul mio letto e so che non dovrei trovarlo divertente — secondo il codice di solidarietà tra fratelli o qualcosa del genere — ma non riesco a farne a meno. Lascio scorrere gli occhi sulla figura sconvolta e fiammeggiante che continua a fare avanti e indietro a poca distanza dal mio baldacchino e che se continua così, probabilmente scaverà un buco nel pavimento. Non che mi dispiaccia, potrei trasformarlo in un laghetto per il pesce rosso che Albus mi ha ammazzato.

La Weasley si picchietta le dita su una coscia, come se quel gesto l'aiutasse a concentrarsi. Dovrei guardare da un'altra parte (per esempio in direzione del capoccione a strisce bianche e nere di Albus, che senza dubbio non passa inosservato) perché non sarebbe dignitoso se lei mi beccasse a squadrarla così intensamente. Ma mi è difficile smettere di pensare a come sarebbe stringere tra le mani quella vita stretta e percorrere con le dita ogni singola curva del suo corpo.

Un disastro di supercattivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora