2. Benvenuti nel lato oscuro

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Entro nella camera di Albus nell'esatto istante in cui un bombarda fa saltare in aria un baldacchino.

La scritta "Benvenuti nel lato oscuro" campeggia intagliata sulla porta e mi accoglie in quella che sembra la stanza di quattro teppisti con un grave problema di ormoni.

Un cuscino incenerito mi vola sopra la testa ma non me ne curo. Sono troppo presa a fissare la scena che ho davanti agli occhi, che è talmente ridicola da far scemare rapidamente la mia ira funesta.

«Uccidilo!» urla la voce stridula di mio cugino. È in piedi su una sedia e ha tra i capelli scuri una una delle sue solite bandane sgargianti. «Forza Andras fallo fuori! Esporremmo il suo cadavere così tutti gli altri insetti sapranno con chi hanno a che fare!»

«Potresti aiutarmi, Albus!» sbotta Andras Nott, soffiandosi via stizzito un ciuffo castano da davanti agli occhi. «Invece te ne stai lì a gridare come una gallina...»

«Abbassate la voce, sto leggendo» li rimprovera Lysander, con un berretto da rana calato sopra la fronte, sfogliando concentrato le pagine del suo libro sulle piante acquatiche. «E poi Al, tu sei un dannato hippie! Non dovresti amare gli animali o qualcosa del genere?»

Una sottospecie di cavalletta blu sbuca dal nulla e con un salto gigantesco si posa a pochi centimetri dai piedi di mio cugino, che lancia un grido terrorizzato e cade dalla sedia, dritto con le chiappe per terra. Inizia a strusciarsi sul pavimento per allontanarsi, con evidente panico negli occhi verdi spalancati. «A morte il mostro! Ammazzatelo. AMMAZZATELO

Albus mi si avvicina, probabilmente non ha ancora neanche realizzato che si tratta di me — la sua amabile migliore amica pronta a ficcargli un cacciavite in fronte per aver "preso in prestito" la mia pergamena contenente le informazioni degli smerci illegali di prodotti Weasley — mi afferra le gambe e mi abbraccia i polpacci con così tanta forza che per un attimo ho paura che mi possa bloccare la circolazione.

«Cosa faccio? Gli do fuoco?» Andras fissa la cavalletta impanicato, mentre stringe in una mano tremolante la bacchetta. «Non posso... non me la sento ragazzi, magari è un insetto madre. Forse ha una famiglia che l'aspetta a casa. Suo marito cavalletto ha preparato la cena per lei e i suoi figli, ma i vermi nel piatto diventeranno freddi nell'attesa di una moglie che non tornerà mai se io la uccido!»

«Ma che cazzo stai dicendo?!» urla Albus. «Stai piangendo, Andras?!»

Scocciata, infastidita e intenzionata a prendere a pugni sui denti tutti i presenti in questa stanza (compreso quell'orrendo berretto da rana) scalcio via mio cugino, mi sfilo una scarpa e con un unico colpo secco faccio fuori l'insetto che resta immobile e stecchito sul tappeto.

«Buon pomeriggio, ragazzi» erompo tranquilla, quando tre paia di occhi si puntano di scatto su di me.

«Ciao Rose» esclamano in coro, se possibile più spaventati di prima, il che è strano, visto che al momento credo di avere un'aria abbastanza amabile. Cadavere della cavalletta e scarpa a parte.

«Albus, hai di nuovo preso la tu sai cosa?» domando, il tono innaturalmente tranquillo che lo porta ad indietreggiare fino al letto di Lysander. Si siede con nonchalance sul materasso, come se pensasse davvero che il suo compagno di stanza possa proteggerlo.

Andras posa due caramelle a forma di fiori nel punto in cui giace il mostro e si ricompone. «Sappiamo tutti di cosa stai parlando, chiamala pure con il suo nome»

Un disastro di supercattivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora