24. Voglio te

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Sono confuso.

Non è una novità, in realtà, ma di solito ignoro ciò che non capisco e vado avanti con la mia giornata.

Ma questa è una cosa diversa: Lucy ha appena evitato il mio sguardo ed è scappata via con le sue amiche, lasciandomi solo in mezzo al corridoio. Ci sono rimasto male, ad essere sincero, mi aspettavo almeno un accenno di saluto visto che abbiamo passato tutto il pomeriggio insieme.

Fisso per un altro paio di secondi il punto in cui fino a poco fa c'erano i suoi capelli rossi, convincendomi che magari ha solo bisogno di stare da sola. Poi sbuffo, infilo le mani nelle tasche e mi dirigo a passo spedito verso il mio dormitorio.

Il suo gatto mi segue come un'ombra.

***

Dopo aver elaborato un piano infallibile per aggirare le scali anti-maschio del mio dormitorio, finalmente riusciamo ad entrare nella mia camera che stranamente è vuota.

Strofino la salvietta sul viso per rimuovere il mascara, cercando di ignorare il corpo di Scorpius che preme contro la mia schiena e i suoi occhi divertiti che mi guardano attraverso lo specchio. Tiene le mani sulla scrivania ai lati dei miei fianchi, intrappolandomi tra le sue braccia quasi casualmente.

«Dimmi la verità» esclama ad un certo punto, il suo respiro caldo che si infrange a tratti regolari sulla mia pelle mi procura dei brividi che spero lui non noti. «Perché mi hai baciato?»

«Ma che razza di domanda è? Non lo so... sono stata impulsiva, mi sono lasciata trascinare dalla situazione» borbotto, arrossendo appena. «Volevo farlo» confesso infine.

Le sue dita si serrano piano attorno alla mia gola, esercitando una leggera pressione che mi obbliga a girare sia il viso che il corpo verso di lui. Schiudo la bocca sorpresa, eccitata dalla piega che ha preso la situazione e dal fatto che lui mi stia guardando in quel modo che mi fa vorticare lo stomaco. «E adesso?» chiede, il tono basso e gli occhi che indugiano sulle mie labbra. «Vuoi che sia io a baciarti?»

Non mi fido della mia voce, dei miei pensieri impuri e di quello che potrei dire se lasciassi libere le mie corde vocali, quindi mi limito ad annuire, perché mentire non ha senso se lui conosce già la risposta. Scorpius sorride e si piega in avanti, convincendomi per un attimo che mi avrebbe davvero accontentato subito.

Lui, però, scende ancora più in basso e dopo aver spostato la mano dietro la mia nuca, deposita un bacio sul mio collo. Poi un altro e un altro ancora. Socchiudo gli occhi, reclino la testa all'indietro e stringo i suoi capelli. La mia pelle che reagisce sotto il suo tocco quando scosta il colletto della felpa che indosso, la sua, e mi scopre una spalla.

Il braccio con cui mi stringeva la vita scivola sulle pieghe delle mia gonna. Mi inarco contro di lui quando le sue dita iniziano ad accarezzare la parte interna di una delle mie cosce, risalendo lentamente verso l'alto con voluttuosa premura, come se stesse giocando a farmi impazzire.

Quando la stanza è vuota, i suoni sembrano rimbalzare sulle pareti e perdersi nel nulla. Il mio respiro affannato, è uno di quelli.
«Scorpius» sussurro, soddisfando il bisogno impellente di dire ad alta voce il suo nome e non aggiungo altro.

Le sue labbra si schiudono in un sorrisetto prima di risalire fino alla mia bocca, dove si soffermano più a lungo. La lingua che affonda nel mio palato nello stesso istante in cui il suo indice si struscia curioso sulla mia intimità coperta dalle mutande, incitandomi ad allargare le gambe.

Sussulto dallo spavento: la prima e ultima volta che un ragazzo si è spinto oltre non è andata bene. Un incubo che ancora mi perseguita e mi blocca.

Un disastro di supercattivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora