Quando penso alle lezioni di Ruff, la prima cosa che mi viene in mente è il mio criceto ormai deceduto, Dorian Gray. Il motivo è semplice: preferirei fare la sua stessa fine — ancora è ignoto se ad ammazzarlo sia stato l'alito fetido di Grattastinchi o il suo grasso, gattesco culo peloso — piuttosto che ascoltare la voce da oltretomba del nostro professore di Storia della Magia, che è vivo e vegeto quanto lo sono i Giganti Alpini estintesi nel 1678.
Tuttavia, se qualcuno dovesse mai chiedermi se preferirei passare un giorno intero con Ruff, o due ore nell'aula di pozioni (circondata da occhi di rana, budella di pollo e quant'altro) sceglierei senza di dubbio il professore fantasma e la sua lezione funebre.
Un gomito ossuto mi trapassa le costole. «Rose, smettila di fissare il nulla e inizia a concentrarti» mi rimprovera Mei Zhao, sesto anno, Corvonero, e mia tutor a tempo perso.
Di cognome faccio Weasley-Granger, di conseguenza sono naturalmente predisposta ad essere un genio dai capelli rossi. La mia pagella e i mei voti possono confermarlo, tuttavia, anche i migliori come me hanno un punto debole. Quello di mia madre è la divinazione, quello di mio fratello è essere il daltonico più stravagante della Gran Bretagna, e il mio è pozioni (e si, anche la gestione della rabbia, ma adesso non conta).
Sbuffo sconsolata e premo la testa contro le pagine ingiallite del libro. Un vago sentore di muffa mi pizzica le narici. «Basta, non ce la faccio più!» mi lamento. Mei rotea gli occhi a mandorla, a corto di pazienza, diventa davvero una vipera quando si ritrova davanti alla negligenza scolastica. Mi ricorda un po' mia madre quando, a cinque anni, provava ad insegnarmi la matematica di base. Più io non capivo, più lei sgranava gli occhi e mi ripeteva lo stesso concetto con rabbia sempre crescente. Inutile dire che dopo tre lezioni abbiamo smesso.
«Se vuoi passare il prossimo compito, dovrai farcela per forza» esclama con autorità, picchiando forte il mestolo contro il calderone. Lo strano miscuglio viola all'interno — che non assomiglia neanche per sbaglio a quello azzurro chiaro del libro — gorgoglia ed emette uno strano fumo dall'aspetto molto tossico.
Scommetto che in meno di un minuto l'intera aula di pozioni sarà infestata dal fetore e, siccome non ci sono finestre, moriremo soffocate. Non è una bella aspettativa per il futuro.
«Cosa diamine è questa puzza?» sbotta il capo supremo dei sotterranei, affacciandosi con noia dalla porta. Sulla divisa non indossa né la spilla da Capitano, né quella di Prefetto, ma non importa, perché ormai tutti sanno quali sono i suoi titoli, e Bastardo Rompipalle è tra quelli.
Agito una mano come per scacciare una mosca (cioè lui). «Non sono affari tuoi, Malfoy» esclamo tranquilla, fingendomi estremamente concentrata sul libro che ho davanti. «Tornatene pure nel tuo covo da serpe a fare... beh, qualsiasi cosa tu faccia durante il giorno»
Lui, com'era prevedibile, fa l'esatto contrario di quello che ho detto ed entra nell'aula. Sento Mei trasalire al mio fianco, come se avesse paura che l'idiota dalla testa accecante possa maledirla o roba del genere. Assurdo.
«Weasley, io sono un Prefetto» mi ricorda, la voce atona che vibra per la stanza silenziosa.
Alzo gli occhi per lanciargli una rapida occhiata scocciata. «Bravo, vai a trastullarti con la tua spilla»
Malfoy stira un sorriso pericoloso. «Trenta punti in meno a Grifondoro»
«Tu non sei Caposcuola» dico e giro la pozione con indifferenza, ma il mestolo resta incastrato nel miscuglio e io devo fingere che sia tutto calcolato per non passare per scema.
«Il Caposcuola fa quello che dico io»
A quel punto la mia calma va a farsi un giro all'inferno. «TRENTA?!» sbotto, balzando giù dallo sgabello. Mei ha la stessa espressione di una che vorrebbe essere inghiottita dalla parete. La ignoro e impugno una radice come se fosse un arma. «Non puoi togliermi tutti questi punti senza motivo, se anche solo osi-»
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Un disastro di supercattivo
FanfictionStoria vincitrice Wattys2021 Io, Rose Weasley, per poco non perdevo quella piccola e precaria briciola di sanità mentale ereditata dal ramo Granger della famiglia. Le mie giornate non sono mai una uguale all'altra: mio fratello daltonico ormai sono...