|Cap.2|

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Hope pov's

Erano ormai le 7:00 ed a breve saremmo salite sul pulman verso Londra. Io e Ley avevamo salutato tutti i ragazzi promettendo di ritornare presto a trovarli. Mi mancheranno davvero molto, sopratutto Maya, una bimba bionda, occhi verdi, magrolina e semplicemente dolcissima di 2 anni, cioè la più piccola nell'orfanotrofio. La madre era malata di cancro mentre beh il presunto padre se ne era andato via già dapprima della sua nascita. Con lei ho un legame fortissimo e così ho deciso di farle una sorpresa e per il suo compleanno, che sarà il 30 di questo mese, la porterò qui a Londra per due giorni, ovviamente in accordo con gli assistenti sociali. Maya anche se ancora è molto piccola mi è riuscita a far provare emozioni simili alla gioia sconfinata che persino Leyla non è riuscita a farmi provare durante le nostre nottate passate a ridere e a scherzare davanti a i vari Scary Movie.

* Inizio Flashback*

Un anno prima...

Hope pov's

Erano le cinque del pomeriggio, in orfanotrofio eravamo solo io e Maya, Leyla, Jordan e Judy ossia le due responsabili di questa struttura, si erano portati tutte le pesti a prendere un gelato, mentre io ero rimasta per finire di studiare per il giorno successivo. Ad un tratto sentii un pianto, era Maya, mi fiondai nella sua cameretta che condivideva con Rosaline e Lila, due bimbe di 5 e 6 anni e mi avvicinai alla sua culla, la presi in braccio cullandola tra le mie braccia sussurrando uno 'shh' facendola pian piano calmare.
Lei ha sofferto tanto e si meriterebbe una famiglia normale, con una madre e un padre che ci siano sempre per lei invece di vivere in questo posto in cui marcisci giorno dopo giorno. Veniamo trattatti come cifre su un pezzo di carta e non come dei ragazzini che non hanno i genitori per un motivo o un'altro e quindi indifesi contro il male del mondo. Spero davvero che presto trovi una famiglia che la faccia sentire parte di qualcosa di unico al mondo.
Durante tutto questo mio raggionamento Maya si è riaddormendata tra le mie braccia così la portai in camera mia, la stesi sul letto e stessa cosa feci io, coprì i nostri corpi con delle coperte per poi addormentarmi sorridendo accanto a lei.

*Fine flashback*

Ormai era l'ora di salire sul pulman diretto verso Londra, scorrendo tra i sedili incontrammo molti visi giovani sulla ventina, altri sulla quarantina e coppie dai cinquant'anni in su. Durante il viaggio Leyla cercò varie volte di iniziare a prendere un discorso con me ma io ero occupata a pensare a tutto quello che mi stavo lasciando alle spalle e alla mia vita che cambierà tra qualche ora.

Appena arrivate scesi velocemente dal veicolo dirigendomi verso la stiva per prendere i nostri bagagli. Presi le mie due capienti valige e i miei quattro borsoni e stesso fece Ley. Con un cenno di mano facemmo fermare un taxi, caricammo le valigie nel grande portabagagli per poi entrare in auto e dire all'uomo alto e moro di portarci a Welt Street ossia dove si trova la casa dei miei genitori. Ci volle circa mezz'ora per poi scendere, scaricare i bagagli e poi pagare. Mi girai verso la casa e...aspetta questa non si può chiamare casa! È una villetta bianca a tre piani con varie statue in marmo sperse nel giardino che la circonda. Sapevo che i miei genitori fossero ricchi dato che mia madre era una scrittrice con un discreto successo e mio padre un avvocato con una discreta fama ma non pensavo fino a questo punto! Guardai Ley sbalordita.

«O.mio.dio! È.semplicemente.MAGNIFICA!» Dissi scandendo bene le parole.

«ODDIO. CI CREDI CHE VIVREMO QUI!?!» Urlò entusiasta Leyla.

«Un sogno!» Dissi tornando ad osservare la villetta con occhi sognanti. Ci avvicinammo verso la porta d'ingresso saltellando, frugai nella mia borsa per trovare il mazzo di chiavi che mi aveva consegnato il tribunale. Inserì una chiave alla volta nella serratura fino a trovare quella giusta.

Our destiny ||Louis Tomlinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora