Part seven.

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One hour ago.

MICHAEL'S POV
Il suono della campanella segna la fine delle lezioni, e della giornata scolastica. Come al solito, esco dalla classe, cercando tra la folla di studenti che esce a passo svelto dal cancello dell'istituto, Missie.
Stranamente non è ad aspettarmi sul lato destro dell'isolato. Decido di attendere un po' fuori dal cancello.
Io e Missie stiamo insieme da un anno e mezzo. Ci siamo conosciuti a scuola, al corso di francese. Mi aveva colpito fin da subito la sua bellezza, anche se i nostri caratteri non erano stati da subito completamente compatibili. La portiamo avanti solo per il sesso.
Ha gli occhi verdi, i capelli biondi e lunghi. È piuttosto esile di corporatura, ma è carina comunque.
Passano quasi dieci minuti, così decido di cercarla. Cammino a passo svelto nuovamente verso la scuola, attraversando il giardino che si trova intorno ad essa, ed entro nell'edificio, ormai quasi vuoto. Mi dirigo dritto verso l'aula di chimica, l'ultima ora che avrebbe dovuto fare. Entro, l'aula è vuota; la vedo seduta su di un banco, con un ragazzo davanti, e riesco perfettamente a guardare le loro labbra unirsi.
-Missie!-urlo sbigottito.
-Michael, aspetta, ti prego.- dice con un'espressione sorpresa in volto, scendendo dal banco e venendomi incontro. Il ragazzo rimane dov'era, con lo sguardo piuttosto annoiato, come se non gli importasse ciò che stava accadendo.
-Posso spiegare.- continua lei.
-Ah sì? E cosa, esattamente?-
-I-io, Mike, ti prego, ascoltami.-
-No Missie, mi dispiace. Finisci pure ciò che stavi facendo. E' finita.- dico voltandomi, e uscendo dall'aula, a passo svelto.
Ormai la scuola era completamente vuota.
Riesco a sentire solo i miei passi, e il rumore dei miei pensieri incessanti.
Tra le tante domande che mi pongo, la principale è: perché me ne importa così poco?
Ci tengo a lei, ma quando l'ho vista baciare un altro, è come se non aspettassi altro, come se avessi provato quasi sollievo. Che mi stava succedendo?
All'improvviso la mia mente mi riporta ad Amy. Non l'avevo vista quasi per niente oggi a scuola, e non sapevo se avesse preso l'autobus per tornare.
Mentre prendo il telefono per cercare il suo numero sulla rubrica, mi rendo conto di non esserne in possesso.
Diamine.
Forse è tornata a casa, penso.
Così decido di andare a fare un giro con la macchina per scaricare la tensione precedentemente accumulata.
Salgo su e metto in moto.
Vago senza meta per almeno cinque minuti. Finché non scorgo una figura familiare svoltare l'angolo.

AMY'S POV
Durante tutto il tragitto non spiccica parola, e io penso possa avercela con me. Solo che non riesco a capirne il motivo. Magari perché non l'ho avvisato che sarei andata da Cel.
Ma no, non può importargli così tanto. Cerco di distrarmi, guardando fuori dal finestrino. Vedo la gente camminare per le strade affollate, e penso che dietro ad ognuno di loro c'è una storia. Magari tra questa gente ci sono due persone destinate a stare insieme, che però non si sono ancora incontrate, quindi vagano alla ricerca di qualcosa che possa renderli felici, senza sapere, che a volte, la felicità è dietro l'angolo, altre volte, all'altro capo del mondo.
Arrivati a casa Clifford, vedo Michael scendere, così faccio lo stesso.
Quando c'è lui ho sempre questa strana sensazione allo stomaco, che accresce sempre più man mano che trascorro il tempo con lui.
Ci avviamo verso la porta principale, lui qualche passo più avanti. Entriamo, e lo guardo salire le scale, scomparendo dietro di esse, e, successivamente, odo una porta sbattere.
Guardo l'orologio, sono le 19:00 ormai, così decido di salire in camera.
Entro e mi stendo sul letto, con il viso rivolto al soffitto.
Mi perdo nelle mie paure ed insicurezze, e in quel senso di colpa cresciuto dal nulla, forse con un motivo infondato.
La mia mente mi riporta alla mamma, e un brivido mi percorre il braccio. Ricaccio giù quel pensiero e cerco di concentrarmi su qualcos'altro. Perciò prendo la mia agenda, e comincio a scrivere.

«Caro diario,
oggi Michael è piuttosto nervoso, e io non ne so il motivo. Mi sento quasi in colpa, anche se in realtà, sono cosciente del fatto che io non sono la causa del suo malumore. Forse vorrei esserlo, perché vorrebbe dire che sarei importante per lui. Ma non è così.
Vorrei andare da lui ora e stringerlo a me, sussurrandogli che andrà tutto bene, qualsiasi cosa sia successa. E vorrei accarezzargli il viso, quelle guance che sempre ho sperato di sfiorare. Abbracciarlo e tenere la mia testa sul suo petto. Sarebbe un buon modo per addormentarmi.»

Scrivo uno dei tanti pensieri che macchiano l'agenda di inchiostro, rigorosamente nero, e la chiudo, riponendola al sicuro dentro il cassetto.
Do un'occhiata all'orologio che si trova accanto alla mensola con i miei cd e i miei libri, e noto che sono le 22:00.
Mi alzo controvoglia e vado a fare una doccia. Lascio che il vapore appanni non solo il vetro, ma anche la mia mente.
Quando esco, rimango a guardarmi allo specchio per un po'.
Non riesco a vedere altro che non sia grasso. La pancia, ed i fianchi larghi, le cosce grosse. Le mie lentiggini che ricoprono il naso e gli zigomi sotto gli occhi marroni, vuoti, spenti, comuni.
Tutto di me, non faceva altro che disgustarmi. Ed è sempre stato così. Però sono andata da una nutrizionista e sto seguendo una dieta che mi ha fatto perdere già qualche chilo.
Distolgo lo sguardo dallo specchio volontariamente, indosso una t-shirt lunga, e mi rimetto a letto, cercando di dormire. Mi giro e mi rigiro, ma non riesco a trovar sonno, il pensiero di Michael mi tormenta. Devo sapere perché sta così.
Immediatamente ricordo le sue parole: "Saresti potuta venire da me, neanch'io riesco a prender sonno subito."
Mi faccio coraggio, e mi alzo, dirigendomi verso la porta.

•••

HEEEEY.

Allora, prima di tutto, grazie mille per le 800 visualizzazioni, non me lo sarei mai immaginato, quindi davvero, non saprei come ringraziarvi💘💘
Poi, questo capitolo è un po' una schifezza, quindi mi scuso.
E niente, ciao a tutti🌸

INSOMNIA// m.g.cDove le storie prendono vita. Scoprilo ora