Part sixteen.

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-Michael, mi dici che cazzo t'è preso?!-
-È tardi e sono venuto a prenderti.-
-Ma perché?-
-Solo per i motivi che ti ho già elencato, e poi penso di averti fatto un favore.- dice guardando il mio maglione con la faccia disgustata.
Abbasso lo sguardo anch'io e noto che in effetti un lembo era sollevato.
Deve aver capito tutto.
-Bha.- sbuffo, mentre ci dirigiamo verso l'auto.
Anche stavolta non ha acceso la radio.
Comincio a pensare che lo faccia solo quando è arrabbiato.
Chissà che gli prende, forse questa storia del fratellone l'ha presa troppo sul serio.

-Ah, e per cortesia, sei pregata di darmi il tuo numero di telefono, ché non so mai come rintracciarti.-

_______________________________
Torniamo a casa, e una volta nella mia stanza il mio unico pensiero è Ashton.
È così strano quel ragazzo, cambiamenti d'umore troppo sovente, presuntuoso, troppo sicuro di sé, a volte rude.
Però c'è qualcosa in lui che non mi permette di respingerlo.
Sono troppo attratta.
Perché in effetti non credo ci sia altro all'infuori dell'attrazione fisica.
E mi sta bene così. Magari è in questo modo che riuscirò a dimenticare Michael.
Non mi pento di aver baciato Ashton.

Metto il cellulare sotto carica, solo dopo aver impostato la sveglia per il giorno seguente.
Dubitavo del fatto che Michael sarebbe venuto a svegliarmi qualora non ci fossi riuscita io.
Era sempre stato un mio problema, mia mamma diceva che neanche le bombe sarebbero riuscite a risvegliarmi.
Mia mamma.
Oggi non ho parlato con Luke, domattina lo chiamerò.
Ora sento solo l'estremo bisogno di dormire.

Il giorno seguente la prima cosa che faccio a scuola è accertarmi se Thompson fosse presente.
Maledizione.
Era presente, e avrebbe anche interrogato.
Di bene in meglio.
Michael non mi parlava, se lo faceva era solo perché doveva riportarmi a casa senza motivi apparenti, Luke non mi aveva risposto al cellulare, Cecilia era troppo presa da Calum e non mi andava di addossarle i miei problemi, e Ashton..
Beh, di Ashton non m'importava mica tanto.
L'avevo visto flirtare con una ragazza dai capelli neri, e la cosa non mi ha toccato minimamente.
Penso di sentirmi fiera.
Poi ricordo che non ho studiato assolutamente nulla e la fierezza scompare.
-Amy, vuoi spiegarcela tu questa legge?-
Così avevo cominciato a buttar fuori parole e formule senza senso, tant'è che Thompson si adira a tal punto da richiedere l'incontro coi miei genitori.
-Stai calando, Amy, continua così e giuro che ti boccio.-
Fantastico.
-Purtroppo i miei genitori non potrebbero venire, in qualunque caso.-
La mia boccaccia doveva sempre avere la meglio.
Thompson mi prende in disparte e mi domanda chi potesse venire a parlare con lui.
E io, da ragazza intelligente qual sono, gli rispondo nominando l'unica persona che magari avrebbe potuto chiudere un occhio, o, dati i nostri rapporti attuali, scatenare il putiferio.
-Michael Clifford.-
_________________________
Non so poi cosa sia successo, so che Michael è stato dal professore, ma continua a non rivolgermi la parola.
Solo dopo mi sono resa conto che in fondo speravo in qualcosa, anche solo in un rimprovero da parte sua.
Mi sarei accontentata di un litigio, di due parole buttate lì.
E invece, non ebbi nemmeno quelle.
Qualcosa stava succedendo e io dovevo assolutamente scoprire cosa fosse.

Da: Ashton
Sì, mi ero ricordata di cambiargli il nome in rubrica.
"So che non c'è nessuno in casa tua, aprimi."
Io: "No."
Volevo vederlo, ma non gliel'avrei mai fatto capire. Sempre meglio lasciargli intuire il contrario.
Nel frattempo mi ero preparata per passare un fantastico pomeriggio in casa all'insegna della matematica.
Nonostante Michael non mi avesse detto nulla, sapevo di dover recuperare, non mi sarei mai fatta bocciare.
-E così forse vieni bocciata.-
Sussulto, mi volto e vedo Ashton sulla soglia. Dopo il piccolo spavento iniziale un senso di piacere mi pervade, avevo davvero voglia di vederlo. E poi me l'aspettavo che sarebbe entrato comunque.
In ogni caso dovevo mantenere la mia figura.
-Ma a casa tua le buone maniere esistono o sono un optional?-
-Mi piacciono le entrate a sorpresa.-
-A me no.- rispondo secca, avvicinandomi a lui.
Che mi prendeva? Io che sono sempre stata timida, e ora mi stavo addirittura avvicinando ad un ragazzo di mia spontanea volontà.
-Mi piace questo vestito.- dice fissandomi e mordendosi impercettibilmente il labbro.

•••
Sono tornata dopo quasi un anno.
Sono cambiate così tante cose, e sono cambiata io.
So che molte di voi avranno abbandonato la storia, ma per pura soddisfazione personale, ho deciso di scrivere ancora, e magari finirla.
Un bacio,
Erika💙

INSOMNIA// m.g.cDove le storie prendono vita. Scoprilo ora