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Dovevo ammettere che mi stavo divertendo. Parecchi cicchetti e drink dopo, avevo perso un po' le inibizioni e ora dicevo e facevo tutto quello che mi veniva in mente.

Così quando Scott fu sfidato a beer pong da Stefan, mettendo in palio l'ultima fetta di pizza rimasta e un pegno per chi perdeva, non potei tirarmi indietro.
"Oh è stata davvero una pessima mossa la tua, Stefan" dissi puntandogli il dito contro e scuotendo il capo con fare fintamente minaccioso.
"Ti stracceremo, vedrai" aggiunse Scott, sicuro, passandomi un braccio sulle spalle.
Ed effettivamente non fu difficile stracciarlo perché Ami era davvero una pessima giocatrice ed era già troppo ubriaca quindi dopo un po', stremata, si accasciò su un divanetto, lasciando Stefan a bere da solo.

Probabilmente se fossi stata in me, avrei saggiamente deciso di andarmene, per riaccompagnare la mia amica in stanza. Ma ero ubriaca e mi stavo divertendo da morire.. ed in fondo lei stava dormendo, beata. Perché svegliarla proprio ora? In realtà era stata proprio Ami a trascinarmi a quella festa quindi, in suo onore, decisi di restare. Sarebbe stata fiera di me.

Ci spostammo in salone dove a Stefan, avendo perso, toccava pagare pegno (per di più da solo, dato che Ami l'aveva abbandonato).
Il suo pegno fu scegliere una ragazza e provare a rimorchiarla nel tempo massimo di 1 canzone messa dal DJ. Beh... fu fortunato o fu molto bravo perché prima che la canzone che stava suonando terminasse, la ragazza che aveva scelto lo baciò con passione.
Io e Scott ci guardammo increduli, fissando la coppia dall'altra parte del salone, mentre Stefan ci faceva segno di vittoria alle spalle della ragazza.

A quel punto eravamo rimasti solo noi due.
Scott mi tirò in pista ed io lo seguii. Iniziò a ballarmi molto vicino, tanto che i nostri corpi potevano toccarsi. Mi fece fare una buffa giravolta che terminò con il mio corpo addosso al suo in una ridicola versione di un passo di danza non riuscito.
Scoppiammo entrambi a ridere.

Non lo vedevo come un pericolo, era solo Scott. E forse eravamo un po' ubriachi, ecco perché stava facendo lo scemo con me.

Per un secondo pensai anche che forse avrei potuto provarci con lui, che in fondo Scott era un bravo ragazzo e che le cose con lui sarebbero state molto semplici, molto più che con Harry.

Ma non provavo niente per Scott, era solo divertente, era un amico, niente di più. Mentre pensavo quelle cose, sentii la sua mano dietro al mio collo, come per avvicinare di più il mio viso.

Non ebbi il tempo di realizzare cosa stesse facendo e neanche di staccarmi da lui perché all'improvviso mi sentii spingere via con violenza.

Un attimo dopo, vidi Harry spintonare Scott nel bel mezzo della pista, con gli occhi iniettati di sangue.

"Oh che cazzo fai amico?!" disse Scott, facendo fatica a reggersi in piedi dopo la spinta ricevuta.

"Che cazzo stavi facendo tu?" rispose Harry, alzando la voce e continuando ad avvicinarsi minaccioso a Scott.

"Harry stavamo ballando... non abbiamo fatto niente! Non è successo niente!" disse ancora Scott, alzando le mani come per arrendersi.

Harry faceva davvero paura, avanzava verso di lui guardandolo male, con la faccia seria e gli occhi rossi, le mani strette a pugno lungo le braccia. Non mi sembrava neanche ubriaco, era solo furioso.

Io restai li davanti, a bocca aperta, incredula. Stava davvero facendo quella scenata?
Intanto intorno a noi si era creato il vuoto, tanti si erano girati a guardarci.

Stefan assistendo alla scena, lasciò la ragazza con la quale si era appartato e intervenne mettendosi in mezzo ai due, con la faccia rivolta verso Harry.

"Harry, cazzo, calmati" disse serio, prendendo la faccia dell'amico tra le mani. Ma sembrava che Harry non gli desse ascolto, continuava a guardare Scott malissimo, come se volesse ucciderlo.

Poi all'improvviso Harry si girò verso di me.
Mi fulminò. Non potevo reggere quello sguardo, non in quel momento. Mi girai ed uscì da lì, con la faccia disgustata. Perché doveva rovinare sempre tutto?

Uscii di corsa e l'aria fredda di gennaio mi colpì in faccia come uno schiaffo. Non avevo preso neanche il cappotto, volevo solo uscire immediatamente da lì.
Poi mi mano dietro di me mi tirò, facendomi voltare.

"Hai visto cosa hai combinato?" disse serio, con in faccia un espressione rabbiosa.

"IO!?" spalancai gli occhi per lo stupore. "Cosa ho combinato IO?".

"Si tu... ti sei messa a fare la troia con i miei amici. Era questo che volevi?! Scatenare questa reazione?" disse con aria di disprezzo.

Eravamo in mezzo al giardino delle casa, c'erano altre persone intorno e stavamo dando spettacolo ma non mi importava. Non gli avrei permesso di parlarmi in quella maniera.

"Non devo dare conto a te di cosa faccio, hai capito?" dissi sicura fissandolo negli occhi e avvicinandomi a lui senza paura. "Smettila di pensarmi come se fossi una cosa tua. Non lo sono" continuai, a pochi centimetri dal suo viso.

Percepivo la sua rabbia montare, mentre mi guardava fisso, leggermente chinato su di me, con lo sguardo fuori dalle orbite, le braccia tese lungo il corpo e le mani strette a pugno. Sentivo il suo respiro affannato addosso.

Poi si mise le mani tra i capelli, esasperato.
"Io... non posso credere... tu..." balbettò qualcosa, senza senso, guardandosi intorno con ancora le mani tra i capelli.

Poi si girò e, senza aggiungere altro, andò via, lasciandomi da sola al freddo.

BUT THE WAIT WAS WORTH IT [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora