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Il weekend passò incredibilmente in fretta, tra studio e sistemazione. Avevo la stanza tutta per me perché Stella aveva raggiunto alcuni amici per il fine settimana. Ami, invece, era in profondo hangover.

Quella domenica pomeriggio, inaspettatamente, ricevetti una telefonata da Zac che sosteneva di aver hackerato il sistema informatico dell'università solo per recuperare il mio numero di telefono e che - a causa mia - l'avrebbero presto arrestato e avrebbe passato il resto dei suoi giorni in una prigione federale.

"Un po' melodrammatico, non trovi?" lo presi in giro.

"Mai abbastanza" mi rispose a tono.

Il lunedì, dopo le lezioni, mi recai in biblioteca come d'accordo, solito posto, solito orario e ripresi le ricerche da dove le avevamo interrotte due giorni prima. Dopo aver finalmente definito la scaletta, era arrivato il momento di iniziare la ricerca delle fonti; così ci eravamo divisi i vari temi di trattazione.
Quel pomeriggio, però, sebbene fossi abbastanza concentrata sul polveroso volume che avevo davanti, dovetti ammettere a me stessa che ogni rumore proveniente dalla porta di ingresso della biblioteca mi faceva sussultare. Appena la porta si apriva, alzavo lo sguardo convinta che fosse lui, con la sua faccia spavalda e la fossetta sulla guancia.
Dopo un po', mi resi conto che non sarebbe venuto. Erano le 7 passate e non si era fatto vivo. E, in verità, io non avevo combinato un gran che con la ricerca, troppo distratta come ero dal controllare l'orario e la porta di ingresso come se fossi la signorina Wilson.

Ero arrabbiata e anche un po' mortificata... quando gli avevo dato il potere di farmi perdere un intero pomeriggio in sua attesa? Misi via tutti i volumi e lasciai la biblioteca infuriata.

Il giorno dopo c'era lezione con il professore Hayes. Così mi diressi in aula, ancora arrabbiata dal giorno prima. Quando entrai, lui era già seduto con i suoi soliti amici e chiacchierava spensierato, non fece minimamente caso a me.

La lezione iniziò e per quanto provassi a restare concentrata sulle parole del professore, dovetti ammettere con dispiacere a me stessa che non stavo prestando la minima attenzione: ogni 5 minuti mi cadeva l'occhio sull'altro lato dell'aula. Ero pietosa.

Al termine della lezione, Ami provò a trattenermi ma senza risultato: mi alzai spedita e lo raggiunsi dall'altra parte della aula. Lo trovai ancora seduto, intento a sistemare nello zaino il pc.

"Ti ho aspettato due ore in biblioteca ieri pomeriggio" dissi di impulsò, parandomi davanti al suo banco con le mani sui fianchi.

"Ero impegnato" disse sbrigativo, senza neanche alzare la testa dallo zaino.

"Potevi avvisarmi.." aggiunsi, stavolta incrociando le braccia al petto.

"Evidentemente avevo di meglio da fare" rispose, alzando lo sguardo su di me, inespressivo. E senza aggiungere altro, mi superò, avviandosi verso l'uscita.

Mi lasciò senza parole. Restai immobile, con la bocca leggermente aperta. Poi mi girai a guardarlo uscire. Stava davvero andando via senza aggiungere altro?
Lo raggiunsi in fretta.

"Scusami ma avevamo un appuntamento o sbaglio?" dissi, affiancandolo.

"In realtà no, non lo avevamo" si strinse nelle spalle "ma se preferisci vederla così... non lo abbiamo più".
Mi fermai sul posto, guardandolo uscire dall'aula.

Che deficiente.




I giorni successivi - come aveva fatto intendere - non si fece vivo in biblioteca. Smisi anche di aspettare di vederlo comparire alla porta. E nei corsi che avevamo insieme, fingeva di non conoscermi - o meglio - fingeva che non esistessi. Una di quelle sere mi sembrò di vederlo fuori la porta della mia stanza mentre Stella - vestita di tutto punto - usciva di fretta, urlandomi che non sarebbe tornata a dormire quella sera.

In compenso, quella settimana pranzai due volte con Zac e un pomeriggio mi invitò a prendere un caffè in un grazioso bistrot appena fuori dal campus. Quello stesso pomeriggio, mentre mi riaccompagnava al dormitorio, mi baciò dolcemente, facendomi sentire le farfalle nello stomaco.

Il giorno dopo, trovai fuori la porta della stanza un enorme mazzo di rose rosse, firmato Zac.

Una sera, un paio di settimane dopo la festa, prima di riaccompagnarmi in stanza mi disse serio "Volevo proporti una cosa. Questo weekend parto con i ragazzi per un weekend negli Hamptons. Mi chiedevo... ti andrebbe di venire?".

BUT THE WAIT WAS WORTH IT [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora