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Non solo dovevo sopportare che lui era andato avanti con una ragazza bellissima e di successo (e che sembrava anche Madre Teresa per quanto era gentile), per di più doveva sbattermelo in faccia in quel modo!? Inoltre, stava sostenendo che avessimo bisogno del suo aiuto perché il nostro lavoro non era all'altezza ? No, non riuscivo a sopportarlo.
Inoltre soffrivo al pensiero che per lui fosse la cosa più normale del mondo stare con lei difronte a me. Non aveva significato niente quello che avevamo vissuto?

Mi sentivo ferita nell'orgoglio, per tutto.
Forse per quella giornata avevo vissuto abbastanza emozioni che per un mese intero.

Mi avviai a passo svelto verso l'uscita secondaria. Quando aprii la grande porta di vetro ed uscii nei giardini, lo sentii dietro di me.

"Bea, aspetta".

"Harry va via. Sei l'ultima persona con la quale voglio parlare ora".

"Ti ho detto di aspettare..".

Non gli diedi ascolto e continuai a camminare spedita, in mezzo ai giardini del campus.

"Ed io ti ho detto che...".

Mi tirò per un braccio e dovetti necessariamente fermarmi; non potevo opporre resistenza, non avrei comunque avuto la meglio contro di lui.

Respirai profondamente, girandomi verso di lui.
"Cosa vuoi?".

"Ti stai comportando come una bambina" disse severo.

Forse era vero, stavo reagendo in maniera esasperata ma mi sentivo al limite. E se lui voleva farmelo notare, mi sarei solo arrabbiata di più .

"Io-io non posso credere che tu.. che tu abbia invitato lei.." provai a dire ma senza neanche riuscire a finire la frase per la rabbia.

"Bea, io ho pensato che potesse essere utile...".

"Utile?".

"Si, lei ha già fatto alcune ricerche l'anno scorso, conosce bene Hayes e poi...".

Mi passai una mano sulla fronte, disperata.
"Non capisci niente".

"Cosa non capisco?" Disse lui, fissandomi.

Non era solo per il lavoro, era tutto. In un solo giorno l'avevo visto fare con lei quello che noi due non avevamo potuto fare per mesi: tenersi per mano davanti a tutti, i baci semplici, senza vergogna, i gesti che denotavano confidenza come togliere la schiuma dalle labbra in un luogo pubblico. Ero gelosa, mi sentivo mangiare viva dalla gelosia. E il colpo finale al mio ferito orgoglio era stato il suo mettere in discussione il mio lavoro e le mie competenze, senza neanche prendere in considerazione il mio parere prima di invitarla li. Come poteva credere che per me fosse normale starmene seduta ad un tavolo con la sua fidanzata e vedere loro due baciarsi? Come poteva credere che a me non sarebbe importato?

Avrei voluto sputargli addosso tutto questo per fargli capire cosa c'era che non capiva, invece mi limitai a dire: "Niente. Lascia perdere, Harry. Sono solo nervosa oggi. Va tutto bene. Adesso torna da lei, la tua ragazza ti starà aspettando".

Feci per girarmi e tornare in stanza il prima possibile, quando Harry mi trattenne ancora.
"Allora... Amici?" disse tendendomi la mano, con sguardo serio.

Non potevo credere che l'avesse detto davvero.
Avrei voluto tirargli un calcio nelle palle a quelle parole ma non lo feci. Strinsi la mano che mi tendeva sostenendo il suo sguardo.

"Amici".
Mi girai e scappai via prima che potesse aggiungere altro.

Quella sera ricevetti un messaggio da un numero anonimo.

SMS
DA: Sconosciuto
È stato un vero piacere conoscerti Bea :) Mi dispiace che sei dovuta scappare oggi ma ci vediamo presto.
D.

Per poco non tirai il cellulare contro il muro dalla rabbia.
Per me no, non lo è stato.

BUT THE WAIT WAS WORTH IT [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora