Un mese dopo
Gli esami erano finiti.
Era stato un mese molto intenso, fatto di notti insonni e studio disperato e io mi sentivo veramente distrutta, complice anche il mio labile stato psichico. Tutto il trambusto e gli impegni universitari - però - mi avevano permesso di avere la testa focalizzata su altro e non fare scelte o mosse avventate.Non avevo più visto e sentito Harry.
Lui era tornato a New York il giorno stesso in cui mi aveva lasciato quella lettera in camera e, da allora, avevo perso qualsiasi sua traccia. Io mi ero comportata in modo molto saggio: a parte la mia breve visita alla confraternita la sera stessa, non avevo fatto scenate, non l'avevo chiamato a notte fonda piangendo e non mi ero presentata a casa sua senza avvisare. Dopo averci riflettuto a lungo, mi ero resa conto che l'esistenza stessa di quella lettera e il fatto che lui avesse voluto consegnarmela prima di sparire non influenzava di una virgola della nostra storia.La verità era che quella lettera poteva cambiare qualcosa nel nostro passato ma non nel nostro futuro. Niente era mutato davvero: Harry avrebbe sposato Davina e sarebbe diventato padre ed io dovevo uscire dalla sua vita as soon as possible. Dovevo capirlo e, in qualche modo, accettarlo.
Per di più, dalle voci che avevo sentito in giro per i corridori e da quanto avevo captato dalle telefonate di Stella, il matrimonio era imminente. Infatti, Stella non faceva altro che parlare del suo vestito fatto su misura.Altra grande novità di quel mese di giugno? Io e James ci eravamo lasciati.
Era stata una decisione di entrambi, in realtà. Io gli avevo parlato sinceramente e lui aveva capito. Infondo - mi disse - l'aveva sempre saputo che il mio cuore non era veramente libero. Ci avevamo provato ma... quello non era il nostro momento.In ogni caso... presto sarei tornata a casa dalla mia famiglia, lontano da Princeton, New York e tutto il dramma Harry Styles, senza mormorii e gossip, senza scenate, pugni, pianti, ripicche. Era stato un anno davvero intenso e sentivo di dover staccare la spina per un po'.
Poi, un sabato mattina di fine giugno, quando gli esami erano ormai finiti per tutti, mentre io ero alle prese con l'impacchettare tutta la mia roba (che mi sembrava si fosse raddoppiata nell'ultimo anno), Stella entrò in stanza come una furia, sbattendo la porta dietro di se.
"Hai qualcosa a che fare con questo?" disse con tono inacidito, avvicinandosi a me con il telefono tra le mani e pizzandomelo davanti.
"Stella, cosa diavolo..." ma le parole mi morirono in gola.
Sullo schermo del telefono di Stella, c'era una mail lapidaria:
Cari tutti,
Siamo spiacenti di comunicarvi che il matrimonio è rinviato a data da destinarsi.
Davina e HarryLessi il messaggio due volte, come per essere sicura di aver compreso davvero cosa c'era scritto.
"Non-non so di che parli" risposi sinceramente, scuotendo il capo.
"Si, certo.. non ti crede nessuno. Chissà cosa tu e...".
"Smettila, Stella. Ho detto che non so di che parli" ribadii seria, interrompendola.
Poi, senza aspettare una sua risposta, mi diressi in bagno e chiusi la porta dietro di me.
Dovevo stare da sola per qualche istante.
Il matrimonio era rinviato.
Il cuore mi prese a battere velocissimo.Presi il telefono dalla tasca e composi istintivamente il suo numero. Adesso più che mai avevo la voglia - o meglio la necessità - di parlare con lui. Osservai lo schermo del telefono per qualche minuto, volevo davvero premere quel tasto e sentire la sua voce ancora, parlare con lui, chiedergli come stava, cosa era successo.
Ma cosa avrei potuto dirgli davvero?
Respirai profondamente e misi via il telefono.
Niente scene o mosse avventate, Bea.
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BUT THE WAIT WAS WORTH IT [H.S.]
Fanfiction[COMPLETA] "Bea..." mi chiamò e il suo tono mi fece fermare e voltarmi verso di lui. "Dobbiamo parlare di quello che è successo". "No, Harry, non c'è niente di cui parlare, davvero" mi affrettai a dire. "Eravamo ubriachi... entrambi. Ed è chiaro che...