C'era un vecchio film che mio padre guardava sempre che diceva «Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: "Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio».
Nel corso degli ultimi mesi mi ero detta più volte che andava tutto bene; vero, stavo cadendo, stavo precipitando da un palazzo di cinquanta piani e mi sarei schiantata al suolo ma... andava tutto bene fino a li.
Faceva male, avevo sofferto, qualche notte avevo desiderato che tutto cessasse, avevo desiderato la normalità, la comodità, la semplicità. Quando avevo pensato di aver raggiunto il mio limite, avevo scoperto che potevo superarli. Mi ero spinta sempre un po' più in la ed avevo sopportato ancora e ancora e ancora.
Ma la verità - come diceva quel vecchio film - è che il problema non è mai la caduta, ma l'atterraggio. E adesso ero atterrata, anzi mi ero schiantata contro il suolo e mi ero fatta davvero molto male.
Quando Harry se ne andò, restai immobile nella posizione in cui mi aveva lasciato per una eternità, con la schiena poggiata al muro alle mie spalle e lo sguardo fisso nel vuoto dinanzi a me. Non riuscivo a realizzare a pieno cosa fosse appena accaduto. Forse non è successo davvero, pensavo, forse sto solo vivendo un incubo.
Invece spoiler: era un incubo ma stava succedendo davvero, era tutto reale.
Appena vidi Ami che - dopo più di mezz'ora dalla mia sparizione - venne a cercarmi, scoppiai a piangere disperata. Non riuscivo più a trattenermi e le raccontai tutto, dal principio. Sapevo che la stavo mettendo in una situazione scomoda con il fratello ma probabilmente sarei implosa se non l'avessi fatto. Ami fu molto comprensiva, mi ascoltò in silenzio e non giudicò le mie scelte azzardate, nonostante ciò significasse ferire James.
Poi tornammo dentro la biblioteca per recuperare le nostre cose, tanto ormai la giornata di studio era andata a puttane.
Il giorno dopo, in mensa, Ami provava con grande difficoltà ad essermi di supporto.
"Beh... forse potresti provare a riparlarci?".
"Non abbiamo niente da dirci, Ami..." dissi decisa, mentre avanzavamo nella fila della mensa.
"Lui ti ha praticamente detto di dargli una ragione per non farlo".
"E non posso dargliela io..." poi continuai. "Inoltre, ti rendi conto che mi stai spingendo tra le braccia di una persona che diventerà presto padre e che - spoiler - non è tuo fratello, lo sai questo vero?" continuai, sottovoce, guardandola interrogativa.
"Io voglio solo il tuo bene, Bea" mi rispose con un sorriso sincero sul viso. Poi la vidi strabuzzare gli occhi, guardando qualcosa alle mie spalle. "Oh no. No-no-no-no, non ti voltare assolutamente, non sai chi sta-".
Ma Ami non riuscì a terminare la frase che una voce alle mie spalle - che non potevo non riconoscere - attirò la mia attenzione.
"Bea, cara.. come stai?" disse con tono falso Davina, mentre sentivo i suoi tacchi avvicinarsi a me ed Ami che eravamo in fila.
Respirai profondamente - molto profondamente - prima di voltarmi verso di lei.
"Benissimo, Davina. Vedo che anche tu sei in gran forma" risposi a tono indicando il pancione ormai evidente, con un sorriso falso."Oh si, beh... sto seguendo una dieta ferrea di questo nutrizionista spaziale di Los Angeles" disse, passandosi una mano sul pancione. "Sai... non vorrei arrivare al matrimonio e sembrare una palla" continuò gesticolando, poi si portò una mano alla bocca con espressione volutamente troppo sorpresa, come se si fosse fatta sfuggire qualcosa che non doveva. "Oh ma forse avrai già saputo...".
"Certo, Harry me l'ha detto... congratulazioni" dissi gelida.
Avrei desiderato disperatamente sembrare più forte e più strafottente ma non ci riuscivo, non riuscivo a fingere che non mi importasse. Mi sentivo come se avessi una spada conficcata nel petto, come puoi fingere che non faccia male?
"Grazie mille, cara. Sai avremmo tanto voluto invitarti ma purtroppo la location che abbiamo scelto è cosi esclusiva che abbiamo dovuto ridurre drasticamente il numero degli invitati" continuò lei. Prese una pausa breve e poi si chinò leggermente verso di me. "Forse così adesso impari come si tengono le mani lontano dai ragazzi degli altri" aggiunse, sussurrandomi all'orecchio in modo che potessi sentire solo io.
Lei tornò in posizione perfettamente eretta e a sorridermi cordiale come se non avesse detto niente, io la guardai scioccata.
"Come scusa?" chiesi con tono interrogativo. Non potevo credere alle mie orecchie.
"Hai sentito benissimo. Te l'avevo detto che non avrei permesso a nessuno di mettersi tra me e quello che voglio" continuò lei, sorridendo serenamente.
Respirai profondamente, di nuovo. Mi ci volle tutta la mia forza di volontà - e la mia calma e la mia pazienza - per non iniziare ad urlare li in mezzo alla mensa e fare una scenata. Sapevo che altrimenti il gossip "Bea e Davina litigano in mensa per Harry Styles" sarebbe circolato in un nano secondo sugli smartphone di tutto il campus."Fa quello che vuoi, Davina, davvero. Non mi interessa" dissi soltanto, con tono rassegnato, facendo per voltarmi e tornare alla fila della cassa quando le sue parole mi arrivano all'orecchio.
"Brava.. vai a fare la troia da qualche altra parte adesso".
Non ci vidi più.
Mi voltai di scatto per tornare a guardare quella enorme faccia di cazzo che si ritrovava, con quel gigantesco sorriso che le attraversava tutto il viso e... le tirai uno schiaffo. Non ci pensai neanche due volte. Non pensai al fatto che eravamo in mensa e che in pratica c'era mezza università a guardarci, né che lei fosse incinta. Lo feci e basta.
Intorno a noi cadde il silenzio per qualche istante. Sentivo gli occhi di tutti addosso.
Davina era scioccata da questo gesto - almeno tanto quanto ero sconvolta io della mia reazione. Restò con la bocca aperta per lo stupore e una mano sulla guancia a fissarmi, senza dire una parola. Ami aveva la stessa espressione sconvolta.
"Tu..." iniziò a dire, alzando la voce ma la interruppi.
"Va a farti fottere Davina".
Lasciai il vassoio dov'era e uscii da li dentro con praticamente gli occhi di mezza università addosso.
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BUT THE WAIT WAS WORTH IT [H.S.]
Fanfiction[COMPLETA] "Bea..." mi chiamò e il suo tono mi fece fermare e voltarmi verso di lui. "Dobbiamo parlare di quello che è successo". "No, Harry, non c'è niente di cui parlare, davvero" mi affrettai a dire. "Eravamo ubriachi... entrambi. Ed è chiaro che...