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Il giorno dopo decisi di sparire da tutti.

Avevo promesso ad Ami che ci saremmo viste per pranzo ma cancellai l'appuntamento. A Zac dissi che avevo un profondo mal di testa da post sbornia.
In realtà restai a letto tutto il giorno, fissando il soffitto.

Stella non mi chiese neanche che avessi e mi ignorò solamente, come faceva già qualche settimana a questa parte.

E forse era meglio così. Non volevo darle spiegazioni o dover inventare scuse.
Nel tardo pomeriggio finalmente lei uscì, facendomi sapere sbrigativamente che sarebbe tornata tardi e sbattendo la porta dietro di se con poca eleganza.
"Simpatica" mormorai con una smorfia, sentendo la porta sbattere.

Dopo pochi minuti, sentii bussare alla porta con insistenza.

"Usa le chiavi" le urlai dal letto. "Non mi alzerò per aprirti, sappilo" continuai, alzando la voce perché mi sentisse.

Ma continuò a bussare, insistente. Sbuffai e mi alzai dal letto contro voglia.

"Stella, quante volte ti ho detto di portarti le..." dissi, scocciata, mentre aprivo la porta di ingresso.
Ma davanti la porta non c'era Stella. E neanche Zac o Ami o chiunque altro.

C'era Harry.

Se ne stava davanti a me con la sua faccia seria e le mani dietro la schiena.
La mia faccia stupita durò poco, mi ripresi subito e feci per chiudergli la porta in faccia con violenza. Non volevo vederlo.

Lui però fu più veloce e bloccò la porta con una mano. "Bea, aspetta".

"No" dissi secca da dietro la porta che lui teneva aperta di poco.

"Ti prego Bea, possiamo parlare?".

"Non ho niente da dirti" continuai, guardando la porta.

"Allora almeno fai parlare me" disse e si zitti per qualche istante, aspettando una mia reazione.

Non risposi, restai in silenzio anche io, continuando a fare forza sulla porta che era ancora aperta solo di un quarto.

Interpretò il mio silenzio come un assenso.
"Mi dispiace per ieri sera. Non so cosa mi è preso, io non volevo... non è da me fare quello che ho fatto. Sono uno stronzo ma io non potrei mai... Ho perso la testa, Bea, ti giuro..." disse tutto di un fiato, confondendo le parole. Poi lo sentii sospirare. "Mi dispiace se ti ho fatto male e non penso quelle cose che ho detto. La verità è che..." prese una pausa e poi disse "Mi sembra di perdere il controllo quando ti vedo con lui".

Avevo gli occhi bassi a fissare il pavimento e sebbene fossi incazzata nera, il cuore fece un salto nel petto a sentire quelle parole.

Ci pensai a lungo poi allentai la presa che tenevo sulla porta e lasciai che si aprisse un pochino di più. Mi affacciai, facendo sporgere solo gli occhi e lo vidi.
Aveva uno sguardo da cane bastonato e una faccia di merda, sembrava non avesse dormito.

"Dico sul serio, Bea, mi dispiace, mi sento una merda" continuò.

Non dissi niente ma lui capì che avevo capito quello che intendeva.

"Ti ho portato una aspirina. Zac mi ha detto che hai mal di testa... e del cioccolato" aggiunse.
Poi legò la bustina intorno alla maniglia della porta e andò via.

BUT THE WAIT WAS WORTH IT [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora