Decisi di saltare tutte le lezioni di quella mattina.
Zac era a pezzi. Non riuscivo a guardalo così.Da quando aveva perso il padre molto piccolo, suo nonno era diventato tutta la sua famiglia. Mi aveva raccontato pieno di gioia delle meravigliose giornate in barca a vela trascorse con lui, di quando a 16 anni il nonno gli aveva insegnato a guidare la sua preziosa auto d'epoca (alla quale teneva disperatamente) e Zac era finito contro il cancello della Villa, distruggendo completamente il cruscotto. Oppure dei bei momenti in Brasile, che per lui erano i ricordi più belli dell'infanzia.
Il nonno si era spento nel sonno, all'età di 83 anni. Non soffriva di nessuna malattia... si era semplicemente addormentato, come tutte le sere e non si era più svegliato.
Lo riportai alla confraternita, non sapevo come consolarlo. Per fortuna la casa era deserta, erano tutti a lezione probabilmente. Ci accomodammo in salone e lui cadde sul divano a peso morto.
"Non l'ho neppure salutato" disse piano, fissando il vuoto. "Ci sentivamo quasi tutte le sere ma ieri non l'ho chiamato..." continuò, avvilito.
Gli accarezzai i capelli, guardandolo teneramente. Mi distruggeva vederlo così disperato.
"Adesso basta, Zac, cerca di riposare" dissi, tirando dolcemente la sua testa più vicino a me per abbracciarlo. Ma lui voltò di scatto il suo viso ed unì le sue labbra con le mie.Mi irrigidii un istante, forse non me l'aspettavo.
Forse non ero pronta, considerando che quella mattina le cose erano partite diversamente.
Ma nonostante questo non ebbi il coraggio di staccarmi da quel bacio. Zac era così disperato, riuscivo a percepire il suo dolore solo guardandolo. Così lo lasciai fare, ricambiando il suo bacio.Ma in quel momento la porta di ingresso si aprii ed Harry entrò, con le cuffie nelle orecchie e la borsa del football sulle spalle. Era bello come quella volta che lo avevo visto entrare in biblioteca, i capelli un po' umidi, il giubbotto di pelle sulle spalle. Teneva lo sguardo basso sul cellulare, canticchiando una canzone, era allego.
Poi ci vide.
Alzò lo sguardo su di noi e vidi i suoi occhi incupirsi. Passò lo sguardo da me a Zac, da Zac a me e di nuovo. Vidi il suo viso assumere prima un aria interrogativa, inarcando le sopracciglia nella mia direzione, poi - come faceva sempre quando era deluso - chiudersi in se stesso con fare sbruffone.
"Ho interrotto qualcosa?" disse con un sorrisino cattivo, alzando le braccia come per scusarsi.
"Harry per cortesia" disse Zac severo, rivolgendosi al ragazzo. "Non ho intenzione di continuare..".
"Oh, guarda... parlare con te è proprio l'ultima cosa che voglio fare". Con quella frase uscì dalla stanza, salendo le scale verso le camere da letto.
Chiusi gli occhi per un secondo per riprendere il controllo della situazione e respirai profondamente. Di cosa stavano parlando? Quale era la cosa che non avevano intenzione di continuare? E perché quella sensazione di astio tra di loro?
"Cosa è successo ieri?" dissi, incerta. Non sapevo cosa aspettarmi.
"Niente, abbiamo litigato.... come al solito negli ultimi giorni. È insopportabile" disse Zac, passandosi una mano tra i capelli. "È così irascibile e basta guardarlo che inizia a litigare per qualsiasi stupidaggine. Soprattutto con me".
Distolsi lo sguardo da lui e lo fissai a terra. Capivo cosa intendeva. E forse capivo anche il perché.
"E non gli hai detto di...?"."No" rispose sbrigativo. "È il mio migliore amico ma mi tratta come se fossi un nemico nelle ultime settimane. Hai visto come fa...?" Continuò, indicando la porta dalla quale era comparso poco fa per poi sparire.
"Magari dovresti dirglielo, forse lui...?".
"Non voglio la sua pietà, non voglio supplicare il mio migliore amico di avere un rapporto solo perché mio nonno.." non finì la frase ma lasciò cadere il discorso.
Restammo in salone per un po', Zac sembrava essersi leggermente calmato rispetto a prima. Aveva gli occhi cerchiati e tristi ma almeno non si disperava. Quando fu chiamato da qualcuno della sua famiglia, si allontanò facendo segno di scusarlo.
A quel punto mi alzai e mi fiondai su al primo piano.Bussai alla stanza di Harry. Non mi rispose. Bussai di nuovo e poi di nuovo ancora. Sentivo la musica alta provenire dal suo interno ma mi stava ignorando. Così aprii la porta.
Se ne stava steso sul letto, ancora vestito, con il cellulare tra le mani.
Alzò lo sguardo su di me per un secondo poi lo riportò sul cellulare.
"Non ti hanno insegnato che non si entra in camera degli altri senza bussare?".
"Ho bussato ma non mi ha risposto".
"Forse perché non volevo farti entrare" disse, alzando le sopracciglia con tono antipatico.
"Harry... per cortesia..." lo implorai, cercando di farlo calmare.
"Vattene Bea, non voglio vederti".
"Zac sta male... se tu mi ascoltassi...".
"Non mi interessa".
"Ti sto dicendo che..".
"Non mi interessa".
"Non ti interessa perché il tuo migliore amico sta male?" dissi allibita, con una mano indicando la porta dietro di me, ancora aperta.
"No" disse "non mi interessa di lui, non mi interessa di te, di voi due, di quello che vuoi dirmi. Adesso vattene".
Sentii montarmi una rabbia folle nel petto. Come poteva essere così stupido e cieco? Mi sembrava di parlare con un muro.
"Sei veramente..." iniziai a dire quando poi sentii dei passi alle mie spalle e qualche secondo dopo una ragazzina bassa e mora entro della stanza di Harry.
"Ciao tesoro" disse, ignorando totalmente la mia presenza. La ragazza mi superò ed andò a sedersi in ginocchio sul letto di Harry, come se io non esistessi. Lui la guardò lascivo e io... non potevo credere a cosa stavo assistendo. Restai a guardali con la bocca aperta per lo stupore.
Aveva davvero chiamato la prima che passava perché mi aveva visto in salone con Zac? Senza neanche darmi modo di spiegare?
Ma chi era quello davanti a me?Non poteva essere lo stesso ragazzo di ieri sera.
"Chiudi la porta quando esci" disse sicuro di sè nella mia direzione.
Non me lo feci ripetere due volte, girai su me stessa e chiusi la porta sbattendola forte.

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BUT THE WAIT WAS WORTH IT [H.S.]
Fanfic[COMPLETA] "Bea..." mi chiamò e il suo tono mi fece fermare e voltarmi verso di lui. "Dobbiamo parlare di quello che è successo". "No, Harry, non c'è niente di cui parlare, davvero" mi affrettai a dire. "Eravamo ubriachi... entrambi. Ed è chiaro che...