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L'Hotel Seminaris si trovava in un punto strategico di Lipsia, a nord ovest dal centro. Era facilmente raggiungibile ma anche abbastanza appartato. Non era uno di quegli squallidi motel dove le coppie di amanti si vedevano di nascosto, anzi, era un hotel molto bello, curato, moderno e forse l'hostess l'aveva scelto proprio per questo. Diego ancora si chiedeva perché tutto quel mistero quando arrivò lì e continuava a non trovare risposte. Non sapeva nemmeno se doveva contribuire alla spesa, non sapeva se la ragazza voleva essere pagata, se per lei era un lavoro e a dirla tutta non sapeva nemmeno come si chiamava. Non sapeva praticamente nulla ma sperava di togliersi qualche dubbio tra poche decine di minuti quando l'avrebbe incontrata.
Arrivò alla hall dell'hotel e si avvicinò alla consierge per chiedere al dipendete all'accoglienza della sua stanza. Ecco, un'altra cosa che non sapeva.
«Salve, ho un appuntamento per le 16 con...» Interruppe la frase e la ragazza con il tailleur di fronte a lui inclinò la testa cercando di seguire il suo discorso. «Non so con chi ma è una ragazza bruna che fa la hostess.» Concluse e la signorina sembrò come illuminarsi.
«La ragazza del treno?» Domandò con un sorriso splendente. Diego rimase per qualche secondo sorpreso poi annuì.
«Sì, la ragazza del treno.» Rispose. Quindi era così che si faceva chiamare? La conoscevano con quel nome quindi non era la prima persona che portava lì, forse era davvero un lavoro.
«Primo piano, corridoio sulla destra stanza 67. Lei arriverà tra qualche minuto. Ecco la sua copia delle chiavi, grazie e buon proseguimento.» I suoi pensieri furono interrotti dalle spiegazioni della dipendente dell'hotel e dovette smettere per un attimo di montare tutte le ipotesi possibili nella sua testa. Prese la chiave elettronica e salì al piano di sopra seguendo le indicazioni che gli erano state date. Entrò nella stanza e un odore immediato di lavanda gli inondò le narici. Era tutto perfettamente pulito e profumato, tutto in ordine, tutto arredato con gusto. Il grande letto aveva una coperta grigia e dei cuscini più chiari per stemperare i toni, mentre la finestra dava sul giardino perfettamente curato. Si mise seduto sul letto ma durò nemmeno un minuto perché l'ansia non lo faceva stare tranquillo. Guardò l'ora ed erano le quattro e cinque. La ragazza del treno non era ancora arrivata e l'agitazione gli stava montando in petto. Fino a che la porta non si aprì di scatto e la ragazza mora non si materializzò davanti ai suoi occhi. I loro sguardi si scontrarono subito, si incatenarono; non dissero nulla, c'era solo il silenzio tra di loro che rendeva tutto ancora più misterioso. La mora aveva un pantalone nero con delle scarpe da ginnastica e una felpa, era molto semplice ma a Diego piacque anche così. Improvvisamente fu lei a spezzare il dialogo tra i loro sguardi e corse verso di lui fiondandosi sulle sue labbra. Furono travolti dalla passione immediatamente e si spostarono sul letto. La ragazza si spogliò e lo stesso fece lui che poi si alzò dal corpo caldo di lei per prendere qualcosa dal portafoglio. La ragazza restò sdraiata sul letto, con le gambe leggermente divaricate e con ancora l'intimo addosso. Lo fissava mentre cercava qualcosa nel portafoglio in cuoio nero e quando ne estrasse un preservativo sorrise contenta.
«Stavolta è della taglia giusta.» Disse lui facendola ridere. L'hostess non aveva ancora detto nulla da quando si erano visti ma ora sembrava davvero impaziente.
«Dai sbrigati.» Lo spronò e lui annuì.
«Questo dopo.» Disse il calciatore appoggiando il profilattico sul comodino e raggiungendola sul letto. La ragazza fece di sì con la testa e lo accolse tra le sue braccia. Ricominciarono a baciarsi prima lentamente, poi con sempre più passione e trasporto. Ben presto la ragazza tolse il pantalone a Diego e lo lasciò solo con i boxer. Era desiderosa di vederlo all'opera, voleva vedere di cosa era capace ora che erano in una zona di comfort. E lui lo capì, capì che la ragazza stava aspettando le sue mosse, così agì. Si staccò dalle sue labbra e scese con i baci, togliendole il reggiseno e baciandole i seni sodi anche se non molto grandi. Poi si spostò con le labbra sulla pancia fino all'ombelico e arrivando ai bordi delle mutandine in pizzo scuro. Si fermò con i baci e alzò lo sguardo inchiodandolo in quello di lei che era sempre più vogliosa. Tornò al suo intimo e le lasciò dei baci umidi nella parte più calda di lei senza spostare il pezzo di stoffa.
«Diego, per piacere...» Iniziò a pregarlo ma lui non la ascoltò.
«Shhh.» Rispose lui, mettendosi l'indice sul naso. Lei annuì mordendosi il labbro inferiore e lo guardò continuare. Diego proseguì coi suoi baci, quando fu soddisfatto le tirò via le mutandine e finalmente la sua lingua si scontrò con il rosa vivo del centro di lei che iniziò ad ansimare forte. Fu solo allora che Diego si infilò il preservativo e le entrò dentro. Non si risparmiarono, ci andarono ancora più forte della prima volta e alla fine erano entrambi sudati e sfiniti.
«Tu sei pericoloso.» Disse lei dopo una decina di minuti di silenzio.
«Ti ho fatta male?»
«No, mi piace così.»
«Perfetto, anche a me.» Si sorrisero e la ragazza sospirò. «La ragazza del treno, è così che ti fai chiamare?» Le domandò il tedesco appoggiando una sua mano aperta sulla base del collo di lei che sorrise ancora di più.
«Mi chiamano così.» Rispose la ragazza, quasi divertita da quella domanda.
«E il tuo nome non si può sapere?»
«No.» Scosse la testa perentoria.
«Tu sai molte cose di me, io non devo sapere niente di te?» Domandò lui, ancora più curioso di capirci qualcosa di quella ragazza così particolare.
«Cosa saprei di te?» La ragazza alzò una sopracciglia e lo guardò di sbieco in attesa della sua risposta.
«Di sicuro sai il mio nome, il mio cognome e il mio lavoro.»
«Anche tu sai il mio lavoro.»
«Vero, ma non so come ti chiami.» Si alzò sui gomiti e la fissò.
«E' così importante il mio nome?»
«Non vuoi dirmelo?»
«La ragazza del treno non ti piace?»
«Non è il tuo nome.»
«Chiamami G.» Disse allora lei, divertita da ciò che era diventata quella conversazione.
«Gi.» Ripeté lui facendo roteare gli occhi verso il soffitto.
«Ti piace?»
«Mi piace. La mia Gi.» Mormorò il tedesco, meritandosi uno sguardo assassino dalla hostess.
«Non sono tua.» Rispose stizzita lei dandogli un buffetto sul petto ancora nudo.
«Quando siamo qui sì.» Ci fu un attimo di silenzio fra i due, un silenzio profondo che li mise d'accordo. Dopo un po' Diego la guardò e le baciò le labbra in un modo che lei non aveva mai provato, quel ragazzo era davvero fuori dal comune.
«Questo posso accettarlo.» Rispose lei, un attimo dopo che le loro labbra si furono allontanate. «Devo vestirmi, è tardi.» Concluse poi sbuffando e togliendosi la coperta da dosso.
«Di già?» Domandò il calciatore, palesemente dispiaciuto da quella notizia.
«Cos'altro vuoi fare scusa?»
«Non lo so ma non sono nemmeno le sei, non siamo qui nemmeno da due ore.»
«Devo andare, mi dispiace.»
«Va bene.» La ragazza si alzò dal letto mentre Diego restò ancora un po' sdraiato. «Ti devo qualcosa per l'hotel?»
«No, tranquillo.»
«Devo qualcosa a te?» Si fece coraggio e glielo chiese col rischio di ricevere uno schiaffone, era abbastanza possibile. Invece l'hostess scoppiò a ridere stupendolo ancora una volta.
«Mi hai già pagata e strapagata, altro che....» Mormorò tra le risate.
«Come?»
«Col tuo cazzo Diego, non sono una prostituta, non mi devi pagare.» Spiegò lei infilandosi le scarpe.
«Ok scusa volevo esserne sicuro.»
«Non è che se a una ragazza piace fare sesso è una prostituta eh...»
«Ma assolutamente no, non mi fraintendere. Solo che tutta questa situazione è un po' ambigua, concedimelo.» Si grattò la testa in evidente imbarazzo ma la ragazza non si era per nulla offesa, non dava peso a questo tipo di cose.
«Te lo concedo.»
«Però almeno l'hotel puoi farlo pagare a me, o almeno a metà.» Insisté il calciatore avvicinandosi a lei.
«Ho detto di no.»
«Allora la prossima volta scelgo io un hotel e pago io.» Propose ancora il ragazzo, meritandosi l'ennesimo no dalla ragazza.
«Decido sempre io dove e quando, questi sono i patti se vuoi vedermi.»
Il ragazzo restò spiazzato come sempre ma non poté che annuire.
«Mi sta anche bene così però posso contribuire alla spesa?»
«Ho detto di no, non è un problema, stai tranquillo. Ti ringrazio ma non ce n'è bisogno.»
«Come vuoi.» Sospirò lui. La ragazza gli si avvicinò e gli baciò la guancia.
«Alla prossima.» Gli sussurrò all'orecchio mettendogli l'ennesimo bigliettino in tasca.

Se ne andò e lo lasciò da solo in quella camera. Finì anche lui di rivestirsi e se ne tornò a casa, più confuso di prima ma anche sempre più attratto dalla ragazza del treno.

La Ragazza del Treno || Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora