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Diego non riusciva a capacitarsi di ciò che Giulia gli aveva detto. Erano passati tre giorni eppure lui era rimasto intrappolato tra quelle parole sussurrate e poi urlate, tra quelle spiegazioni futili e stupide, tra quelle lacrime e quelle giustificazioni. Non riusciva a spiegarsi il motivo del comportamento di lei, perché l'aveva fatto? Forse era stato lui a mancare in qualcosa, come l'aveva incolpato lei? E dire che il calciatore voleva solo rispettarla e rispettare le sue idee. Avrebbe avuto tanta voglia di stare con lei davvero, di poterla baciare, toccare, di poter fare l'amore con lei. Erano le cose che desiderava di più al mondo da quando l'aveva rincontrata su quel treno verso Roma eppure si era trattenuto perché la vedeva sempre più spaventata. Più si conoscevano, più diventavano intimi più lei si spaventava ogni volta che lui cercava un contatto. E poi aveva dovuto sapere che lei aveva cercato il sesso in un altro, un altro che non conosceva le sue fragilità, le sue emozioni, le sue debolezze. Uno che aveva conosciuto sul treno, maledetto treno che stava sempre fra i piedi. Non riusciva più a fidarsi di Giulia, trovava che tutto ciò che gli aveva detto fino a quel giorno erano state bugie e stronzate, che voleva solo qualcuno che le stesse dietro, che la corteggiasse e le desse attenzioni. Era stato questo per lei? Le piaceva solo l'idea di avere qualcuno che le morisse dietro e che era disposto ad azzerarsi per farla felice? Non poteva farsene capace.
Si sentiva tradito, ferito. Non voleva più vederla né sentirla nonostante lei continuasse a chiamarlo e a scriverle e sembrava non arrendersi. Almeno per il momento, però, lui non aveva intenzione di darle retta. Aveva bisogno di sbollire la rabbia prima di eventualmente parlarle.

«Stasera vieni da me per il torneo di Fifa o stai con Giulia?» Amir lo avvicinò dopo gli allenamenti e lui scosse la testa.
«Non mi vedo più con Giulia, vengo da te.» Rispose il tedesco, sicuro che il biondo ora lo avrebbe inondato di domande.
«In che senso non ti vedi più con Giulia?» Lo guardò sorpreso e Diego sospirò alzando le spalle.
«Si è scopata un altro, non ci vediamo più.» Rispose di getto, usando delle parole che mai avrebbe pensato di usare. Ma se non poteva sfogarsi nemmeno con Amir allora con chi altro avrebbe potuto farlo?
«Ma che stai dicendo?»
«La verità. L'ha fatto perché io non mi muovevo, ha detto.» Il moro si fermò e scosse la testa facendo una risatina nervosa. «L'ha fatto per smuovere la situazione. Ti rendi conto che stronza?» Terminò guardando il compagno negli occhi che lo stava ascoltando a bocca aperta.
«No vabbè, cose da pazzi...» Scosse la testa anche lui e diede una pacca amichevole al tedesco su una spalla. «E come siete rimasti?» Domandò poi.
«L'ho cacciata da casa mia e non voglio più vederla, mi ha mancato troppo di rispetto.»
«Eh beh, effettivamente sì.» Annuì il biondo. «Vabbè dai, non ci pensare più, stasera ti aspetto da me che ci sono anche gli altri e ti distrai. Ok?»
«Sisi vengo. Per le sette?»
«Anche prima, vieni appena ti liberi.» L'amico non finì nemmeno di parlare che il cellulare del tedesco iniziò a squillare. Era Giulia.
Diego sbuffò e staccò la chiamata.
«E' lei?»
«Sì, continua a chiamarmi e a scrivermi ma non le ho mai risposto. Per ora non voglio sentirla.»
«E non lo capisce?»
«Come hai potuto vedere, no.» Indicò il suo cellulare sbuffando e poi andarono insieme verso il parcheggio verso le loro auto.
«Quando vieni da me spegni il cellulare e pensi solo agli amici, d'accordo?» Gli allungò la mano e Diego gliela strinse con un sorriso pieno di gratitudine.
Sapeva che l'unica cosa su cui poteva contare ora erano gli amici e Amir era sicuramente il migliore tra questi. Voleva solo distrarsi e non pensare a Giulia per qualche ora e sapeva che andare da Amir e spegnere il cellulare era un buon inizio.
Così tornò a casa, pranzò, riposò un'ora, portò Bonnie a fare un giro e poi si fece una doccia veloce per poi avviarsi dal kosovaro. Erano appena le cinque ma sapeva bene che per Amir non sarebbe stato un problema. Appena arrivato da lui spense il cellulare e lo posò su un tavolino in soggiorno, non dandogli più importanza. Dopo poco iniziarono ad arrivare anche gli altri della comitiva, il primo fu Victor, poi Andrea, Giovanni e Lorenzo con Matteo. Organizzarono un vero e proprio torneo e la finale fu tra Diego e Andrea che erano i più esperti. Andrea diede del filo da torcere al tedesco che però alla fine la spuntò, vantandosi dei suoi anni e anni di esperienza.
Passarono una bella serata, diversa dalle solite, e si divertirono molto tra gli sfottò di Lorenzo e le stronzate che diceva e faceva Victor, il più giovane del gruppo.
Verso mezzanotte Diego se ne tornò a casa. Il suo cellulare era ancora spento ed non sapeva se accenderlo o no. Non aveva pensato a Giulia in quelle ore spensierate ma ora, nel silenzio di casa sua, non poteva più evitarlo e riaccendere il cellulare trovandosi i suoi messaggi e le sue chiamate avrebbe chiaramente peggiorato la situazione. Ci pensò per un po' ma poi lo accese e in meno di un secondo fu inondato di messaggi e notifiche.

Diego, per piacere, voglio solo parlare. Quando ci possiamo vedere?

Perché non mi rispondi?

Per piacere Diego...

Mi devi perdonare, non possiamo stare lontani e lo sai meglio di me. Scusami ti prego.

E così via. I messaggi di Giulia avevano sempre più o meno lo stesso contenuto e lo stesso tenore e Diego ne leggeva solo le anteprime senza visualizzare mai l'intera chat. Era consapevole del fatto che leggere quella chat l'avrebbe solo fatto stare peggio e non voleva proprio. Aveva bisogno di starsene per conto suo ancora per un po'. Spense il cellulare senza dare nessun segnale a Giulia e cercò di addormentarsi ma non fu semplice perché ormai non era più abituato a stare da solo in quel letto così grande e vuoto.

La Ragazza del Treno || Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora