Per qualche giorno non successe nient'altro. I giorni scorrevano normali e tranquilli come tutti gli altri fino a che, un mercoledì, non successe una cosa che sconvolse l'andamento della relazione dei due ragazzi.
Quel mercoledì Diego aveva il doppio turno e non sarebbe tornato prima delle sei a casa e Giulia ne approfittò per andare a fare la spesa dopo il suo orario lavorativo. Doveva comprare gli ultimi ingredienti per fare la pizza in casa con la ricetta di Vincenzo Capuano che Diego voleva tanto fare. Alla fine il loro progetto di aprire due pizzerie in Germania stava proseguendo senza intoppi e prima dell'estate le avrebbero anche inaugurate.
Giulia fece la spesa, comprò anche la cioccolata fondente che piaceva a Diego e se ne tornò a casa. Guidò per una decina di minuti soprattutto a causa del traffico che non mancava mai in città e poi finalmente arrivò nel viale del parco dove ormai viveva da più di due mesi con Diego. Non appena entrò nel viale, però, qualcosa, o meglio qualcuno, la fece frenare di colpo.
Era l'ultima persona che si aspettava di vedere fuori casa sua e anche l'ultima che avrebbe mai voluto vedere. Pensava di averlo definitivamente cancellato dalla sua vita e invece era lì, con un sorriso beffardo stampato in faccia e gli occhi vispi e neri che non aveva mai potuto dimenticare.
Giulia si bloccò e lo fissò per dei secondi interminabili in cui iniziò a sudare e tremare, poi fu lui ad avvicinarsi e bussare sul finestrino chiuso.
«Giulia ciao, che piacere vederti. Mi hanno detto che sei tornata a Lipsia il mese scorso e ho pensato di venirti a salutare visto che tu non l'hai fatto.» Parlò in tedesco, con quella voce e quel tono che fecero venire subito i conati alla ragazza.
Per un attimo le sembrò di morire, la vista le si oscurò e vide nero per dei secondi interminabili.
«Che cosa vuoi?» Gli chiese poi.
«Ehi ma così si salutano i vecchi amici? Dai su scendi dall'auto e salutami per bene.» Provò ad aprire la portiera ma Giulia aveva messo le sicure un attimo prima.
«Non scendo. Che cosa vuoi?»
«Ma niente, che devo volere? Mi hai già dato tutto mi pare, o sbaglio?» Disse il tedesco per poi scoppiare a ridere facendo rabbrividire la napoletana.
«Allora vattene e lasciami in pace.»
«Giulia, dai però, sono qui per fare pace. Fammi salire a casa e offrimi un bel caffè da vera napoletana ospitale.»
«No, a casa non ci sali, non è casa mia. Te ne devi andare.» Giulia ora aveva alzato la voce e il tipo era tornato a farsi serio.
«E' la casa di quel coglione del tuo ragazzo, lo so, l'altra sera ho bussato e mi ha risposto lui al citofono. Diego Demme, davvero? A che ti serve quello? Per i soldi o per il sesso?» Le domandò sempre con quel ghigno sul volto.
«Non metterlo in mezzo lui, va bene? Tienilo fuori. Basta, vattene che qua fuori se ci vedono è pericoloso.»
«Ma guarda che io non voglio mettere nessuno in mezzo, forse non ti è chiaro. Io sono qui per fare pace con te, voglio chiederti scusa.»
«L'hai fatto.» Si fermò e con la voce che le tremava continuò. «Ora vattene prima che qualcuno ci veda.»
«Ah quindi lui non lo sa? Non sa che tipo di donna sei?» Disse quelle parole con fare dispregiativo e di nuovo alla ragazza venne da vomitare.
«Lui sa tutto.» Riuscì solo a dire.
«Sa pure che ti sei fatta mettere incinta da uno sconosciuto, che ti scopavi chiunque, che il sesso è l'unica cosa che sai fare nella tua vita, che hai fatto soffrire la tua famiglia...»
«Ho detto che sa tutto. Basta, ma cosa vuoi da me? Te ne devi andare, basta!» Stavolta Giulia urlò a squarciagola e lui dopo qualche attimo di silenzio rise, rise come se la ragazza avesse appena raccontato una barzelletta.
«Sa tutto e continua a stare con una come te? Con una puttana?» Si fermò e guardò Giulia negli occhi, avvicinandosi a lei. Li separava ancora il vetro del finestrino dell'auto ma la ragazza stava letteralmente morendo di paura. Quegli occhi erano il suo più grande incubo.
«Stammi a sentire, lascialo, per il suo bene dico. Non merita di stare con una puttana come te, lascialo stare. Ha una carriera da mandare avanti e non lo puoi rovinare. Tu non sei capace di dare niente di buono, lo sai. Nemmeno tuo figlio ha voluto stare con te. Lascialo e salvagli la carriera e la vita.» Ancora una volta si bloccò e guardò Giulia distruggersi in mille pezzi. La ragazza iniziò a piangere e a battere i pugni sul manubrio, poi ad urlare. Quelle parole l'avevano colpita nel profondo, le avevano lacerato il cuore, sentiva il dolore salirle fino alla testa e poi diffondersi in tutto il corpo. Era devastante.
«Me ne vado, spero che tu mi abbia perdonato. Buona vita.» Disse ancora lui per poi allontanarsi.Giulia ne approfittò subito per entrare nel parco a parcheggiare e poi correre in casa dove continuò a piangere sotto il getto d'acqua bollente della doccia.
Perché era tornato? Cosa voleva? Sarebbe ritornato? Domande che la torturavano e a cui non sapeva rispondere. Stette male, pianse e vomitò ripetutamente. Appena le sembrava di stare un po' meglio poi ripiombava nel buio più assoluto tornando a piangere e singhiozzare. Solo verso le cinque e mezza riuscì a calmarsi, dopo ore di pianti isterici. Si calmò solo perché da lì a poco sarebbe arrivato Diego e non voleva farsi vedere così da lui. Si sciacquò la faccia e cercò di riposare un po' ma quando il ragazzo tornò la prima cosa che notò furono i suoi occhi gonfi.«Ciao piccola.» La salutò con un bacio dopo aver posato il borsone in lavanderia.
«Ciao tesoro, tutto bene a lavoro?» Chiese lei ma lui si era già bloccato e la stava studiando.
«Sì tutto bene, ma hai pianto?»
«No, tranquillo, ho fatto la doccia e mi è andato lo shampoo negli occhi.» Si affrettò a spiegare abbassando lo sguardo.
«Non mi prendere per il culo, tu hai pianto. Perché?» Domandò lui prendendola per il polso e fissandola negli occhi.
Era incredibile come a quel ragazzo non riusciva a nascondere nulla, le leggeva gli occhi e l'anima con un semplice sguardo, ogni dannata volta.
Ci pensò un attimo ma decise di non dirgli nulla, non poteva, non voleva farlo preoccupare.
«Niente Diego, niente.»
«Oh non mi devi dire niente, lo sai. Che hai?» La tirò ancora di più a lui ma la ragazza si liberò della sua presa e si allontanò.
«Cose mie, niente che ti riguarda. Sono stata un attimo giù di umore, posso o devo chiederti il permesso?» Alzò la voce e il calciatore annuì.
«Va bene, scusami. Se vuoi parlarne...»
«No grazie, sto bene. Prepariamo le pizze? Ho comprato le cose che mancavano.»
«Sì dieci minuti e iniziamo.» Fece di sì con la testa e andò in camera da letto lasciando la ragazza nel salone. Giulia si lasciò cadere sul divano sospirando per la pesantezza di quella situazione.
Doveva superarlo, doveva farlo per lei, per Diego e per la loro storia.
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La Ragazza del Treno || Diego Demme
FanficSe ne vanno , poi tornano. Le persone se ne vanno e poi tornano, ma tu sei libero di scegliere se essere il treno o la stazione. FanFiction su Diego Demme pubblicata il 26/03/21•