23.

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«E che ci facevi in discoteca?» I due ragazzi erano a letto girati ognuno sul fianco dell'altro.
«Hai visto le foto? Quel demente di Amir ne ha fatte un centinaio.» Diego sorrise ripensando a quella serata con gli amici.
«Un centinaio? Io ne ho viste solo tre.»
«A me ne ha mandate cento, mi ha impallato il cellulare quella sera. Comunque ci siamo andati solo per divertirci un po', Amir voleva che mi distraessi visto che per me era un periodo un po' pesante.» Spiegò il tedesco e Giulia si sorprese ancora. Era riuscita a pensare male anche di quella cosa quando lui voleva solo cercare di stare meglio.
«Amir è una brava persona, è stato molto carino anche con me.»
«Sì, è uno scemo ma è anche un grandissimo amico. Mi ha aiutato tanto in quelle settimane.» Raccontò ancora lui e appoggiò due dita sul viso della ragazza sfiorandola dolcemente.
«E io che pensavo che avevi un'altra ed eri lì con lei.» Mentre diceva quella parole Giulia si sentì ridicola, era una cosa veramente improbabile.
«Un'altra? Ma se quel giorno ti avevo chiamata come potevo avere un'altra?» Diego si stranì e la guardò perplesso.
«Che ne so, mi avevi chiesto del tempo e la sera ti vedo in discoteca a bere e ballare. Iniziai a pensare a tremila cose, presa dalla paranoia.» Lo disse con la voce che le tremava e gli occhi fissi in quelli del calciatore che fece un sorriso flebile e continuò ad accarezzarla.
«Avevo e ho solo te in testa, stai tranquilla. Comunque tutta questa storia mi ha fatto scoprire un nuovo lato di te, un lato che non pensavo tu avessi.»
«Cioè?» Giulia fu subito incuriosita da quell'affermazione.
«Quando ci siamo conosciuti a Lipsia sembravi così sicura di te, intraprendente, determinata. Una che avvicina degli sconosciuti su un treno e fa quello che facevi tu deve per forza essere una persona sicura di sé. Invece ora sto scoprendo che sei molto fragile e insicura, che hai bisogno di mille rassicurazioni, di attenzioni in continuazione e di sentirti apprezzata per come sei. Non che ci sia nulla di sbagliato eh, non mi fraintendere, solo che all'inizio non mi sembravi così.»
La hostess aveva seguito quel ragionamento e sapeva che ancora una volta Diego l'aveva capita perfettamente.
«Sono spavalda e sicura di me solo all'inizio, è una forma di protezione la mia. Poi hai ragione, sono molto insicura e ho bisogno di sentirmi accettata in continuazione. E' che da piccola ho sempre fatto tutto ciò che mi veniva chiesto e ho sempre frequentato chi mi veniva detto. Loro mi segnavano la strada e io la dovevo solo seguire, per questo mi sentivo sicura. Quando poi ho iniziato a camminare con le mie gambe e ho iniziato a rischiare le insicurezze sono venute fuori, è così, come dici tu.»
«Ed è bello così, nessuno è al cento per cento sicuro di sé. Solo che devi conoscerti e apprezzarti di più per diventarlo giorno per giorno.»
«Ci sto provando e so che tu mi puoi aiutare.» Disse la ragazza, avvicinandosi col viso a quello di lui. «Tutte quelle cose che mi hai detto quella mattina quando ti ho detto quello che avevo fatto...» Giulia si fermò e Diego scosse la testa interrompendola.
«Ero arrabbiato, ho detto un mucchio di stronzate.»
«E invece no, hai detto cose vere. Spesso mi comporto da egoista e da persona infantile, soprattutto con le persone a cui voglio bene. Anche con la mia famiglia.»
«Io non ne so niente della vostra situazione, ho parlato preso dal momento, scusami veramente.» Diego si sentiva costernato per quelle cose che aveva detto, non sapeva nulla di quella famiglia e non avrebbe dovuto permettersi di mettere bocca. Ma era accecato dalla rabbia e non era riuscito a trattenersi.
«E invece hai detto cose giuste, anche non conoscendo bene la situazione. E' stato grazie a quelle parole se sono riuscita a scrivere a mio padre.»
«Cosa? Davvero?»
«Sì, niente di che eh, ma è già un inizio per me. Voglio perdonarmi e andare avanti, solo così posso crescere e migliorare.»
«Sono d'accordo, lo sai.» Il tedesco la tirò tra le sue braccia e la strinse forte. Il profumo di Giulia era una delle cose che gli era mancato di più e ora approfittava di ogni momento buono per sentirlo. Alla fine dell'abbraccio si trovarono fronte contro fronte e Diego pensò che fosse il momento giusto per baciarla. Lo desiderava talmente tanto che non riusciva più a pensare ad altro che non alle sue labbra morbide e carnose.
«Vestiti, ti voglio portare in un posto speciale.» Disse però ad un certo punto, baciando la punta del naso alla ragazza che non si aspettava quell'invito.
«Adesso?»
«Adesso, sì. Hai altri programmi?»
«No, ma è quasi ora di pranzo.» Guardò il suo cellulare che segnava le 11:37 e riguardò Diego che alzò le spalle.
«Pranziamo fuori e poi ti riporto a casa che alle quattro ho gli allenamenti. Tu a che ora inizi a lavorare?» Le domandò sfilandosi la maglia che aveva usato per dormire sotto gli occhi della ragazza.
«Alle cinque.» Rispose lei.
«Perfetto allora, sbrighiamoci.»
Si lavarono e si vestirono e dopo mezz'ora erano già nell'auto del tedesco diretti verso una destinazione a sorpresa per la ragazza.
«Dove stiamo andando?» Chiese ad un certo punto quando notò che si stavano allontanando dalla città e addentrandosi in zone più isolate.
«Una mattina sono andato a casa di un mio compagno di squadra che vive fuori città, in campagna, e sono passato da questa strada. Ora ti faccio vedere cos'ha di speciale.» Mentre lui parlava la ragazza continuava a guardare fuori dal finestrino e il paesaggio diventava sempre più selvaggio. Poi ad un certo punto Diego svoltò in una di quelle terre e parcheggiò tra i cespugli e le piante.
«Eccoci.» Disse guardandola e riservandole un sorriso sincero.
«Non è pericoloso qui?»
«No tranquilla. Vieni.» Uscirono dall'auto e lui le prese la mano portandola verso i cespugli e l'erba alta.
«Diego...»
«Fidati, ok?» Giulia era veramente spaventata ma si fidava cecamente del tedesco e annuì seguendolo. Poco dopo superarono la barriera di rovi e cespugli trovandosi davanti una distesa immensa di margherite bianche. Sembravano non finire mai, si perdevano a vista d'occhio ed era uno spettacolo bellissimo.
«Wow ma è bellissimo...» Commentò Giulia, girandosi verso Diego che la guardava soddisfatto.
«Ti avevo detto di fidarti.» Si fermò e le prese di nuovo la mano. «Vieni.» Iniziarono a camminare e poi si fermarono. Il calciatore si avvicinò a lei, le appoggiò le mani sui fianchi e la fronte alla sua, poi iniziò a parlare. «Ci sono passato per caso e poi ci sono venuto un altro paio di volte con Bonnie e ogni volta Giulia, ogni dannata volta, immaginavo di essere qui con te. E' questo che mi hai fatto, mi hai costretto a pensare a te in ogni cosa bella che mi succede nella mia vita. Anche quando lavoro, quando faccio gol...» Si fermò e le sfiorò il naso con il suo. Poteva sentire il respiro accelerato di lei sfiorargli il viso e si sentiva sempre più convinto di fare ciò che stava facendo. La brezza leggera di inizio aprile li accarezzava e forse avrebbero potuto dare la colpa dei brividi che sentivano proprio a quella brezza. «Anche quando faccio gol che è una cosa abbastanza rara per me, il mio pensiero va a te. E' questo che mi hai fatto, mi hai costretto a pensarti in ogni cosa che faccio. Non posso stare più senza te, anzi...» Si bloccò ancora e spostò le mani dai fianchi al viso della ragazza. «Non voglio stare più senza di te.» Concluse e finalmente avvicinò le sue labbra a quelle di Giulia che con gli occhi lucidi e il cuore a mille stava aspettando quel momento da settimane. Chiusero entrambi gli occhi e quando le loro bocche si toccarono fu come un'esplosione. Ci andarono prima cauti, iniziarono piano ma poi si lasciarono prendere dalle emozioni e si lasciarono andare.
Rimasero attaccati alle labbra dell'altro per un tempo infinito e quando si staccarono erano senza fiato e con un sorriso da ebeti stampato in faccia.
«Come ho fatto a fare a meno di questo per tutto questo tempo?» Domandò lei, baciandogli ancora velocemente le labbra.
«Non lo so, ma ora non ne faremo più a meno.» Le rispose per poi prenderle di nuovo il viso tra le mani e baciarla con passione.
Camminarono ancora in quel campo incantato parlando di qualsiasi cosa, ridendo e prendendosi in giro. Poi si sdraiarono e mano nella mano guardarono il cielo e le nuvole interpretandone le forme e il significato. Si ritrovarono aggrovigliati a baciarsi tra le margherite che ormai erano parte di loro. Diego ne raccolse una e la appoggiò sull'orecchio della ragazza per poi darle un altro bacio a stampo e aiutarla ad alzarsi.
«Ristorantino?» Propose infine il tedesco e Giulia annuì felice.

Erano finalmente riusciti a dare la svolta decisiva alla loro storia e non avevano intenzione di tirarsi indietro, non ora che avevano capito di volersi veramente.

La Ragazza del Treno || Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora